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Non si può essere sia macroniani che popolari. L’opinione di Chiapello

Di Giancarlo Chiapello

Non sono pochi di dubbi sul tentativo che stanno mettendo in campo i fuoriusciti da Italia Viva, da Bonetti a Rosato, di formare un nuovo agglomerato popolare ponendosi comunque al di fuori di Azione, e guardando alle europee. Giancarlo Chiapello, segreteria nazionale Popolari/Italia Popolare, spiega quali

È credibile l’on. Bonetti, insieme ai suoi compagni in parte ex renziani, già provenienti dal Pd, nel tentativo di voler rappresentare, con un’associazione che si collega ad Azione, pur non aderendovi affermando di essere ancora il “terzo polo”, una presenza popolare?

Tre punti di partenza appaiono dirimenti: il primo riguarda il costante tentativo di ridurre il popolarismo ad una mera assonanza a contrasto col populismo e quindi ad una specie di contenitore “a maglia bernarda” (che più la tiri più s’allarga) buona per qualunque cosa e colleganza; il secondo, essendoci forse un pochetto di scarsa dimestichezza con il pensiero popolare e democratico cristiano, è rappresentato dalla confusione con il cattolicesimo democratico così come venutosi a delineare a sinistra nella fallita seconda repubblica, ossia come “cattolicismo democratico” per usare la definizione gramsciana, che porta in sé l’idea malata della contaminazione (per non stare a discutere la fine che il pensatore comunista ne prevedeva e già realizzatasi con la progressiva realizzazione del partito unico progressista); il terzo sta nella dimensione europea che pone tale gruppo di fuoriusciti nell’alveo di Renew Europe, ovvero il gruppo europeo liberal-radicale dove stanno pure Italia Viva e Più Europa, che qualcuno definirebbe “macroniano” o “partito francese”.

Se ci si concentrasse su quest’ultimo punto saremmo davanti ad una evidente e grossolana incoerenza che non tiene conto delle radici del popolarismo che stanno saldamente nella visione sociale cristiana. Come è possibile dimostrare questo? Inivitando questi “macroniani”, questa area liberal-radicale quindi anche certi centristi non aggettivati che cercano gli stessi richiami dopo analoghe fuoriuscite, a riandare al viaggio di papa Francesco a Marsiglia, avvenuto settimane or sono in occasione degli “Incontri del Mediterraneo” e a riprendere le sue parole, nelle sessioni e con i giornalisti, che si innestano su un concetto chiave, “l’Europa non si ammali di cinismo, disincanto, rassegnazione e incertezza” toccando tre questioni chiave, migrazioni, eutanasia, aborto. Rileggiamo alcuni suoi passaggi: “nel mare di conflitti odierno, siamo qui per valorizzare il contributo del Mediterraneo, affinché ritorni laboratorio di pace.

Chi rischia la vita in mare non invade, cerca accoglienza”, “chi presta ascolto al gemito degli anziani soli, che, anziché essere valorizzati, vengono parcheggiati, con la prospettiva falsamente dignitosa di una morte dolce, in realtà più salata delle acque del mare?”, “chi pensa ai bambini non nati, rifiutati in nome di un falso diritto al progresso, che è invece regresso nei bisogni dell’individuo?”, “con la vita non si gioca, né all’inizio, né alla fine”, “oggi stiamo attenti alle colonizzazioni ideologiche che rovinano la vita umana e vanno contro la vita umana”.

Su queste tre questioni il presidente francese si è schierato contro e il suo partito va verso l’approvazione di norme in tal senso. In particolare per l’eutanasia si può capire una simile distanza con le parole dello scrittore Michel Houellebecq: “Porre fine indebitamente all’agonia è allo stesso tempo qualcosa di empio (per quelli che credono) e immorale (per tutti): è quello che hanno pensato tutte le civiltà, le religioni e le culture che ci hanno preceduto, ecco ciò che un presunto progressismo si appresta a
distruggere”.

Per un popolare sarebbe semplice ricorrere alle parole di un grande uomo di Chiesa, che fa parte della propria tradizione, che è europea, in questo caso proveniente dal cattolicesimo sociale tedesco, il Cardinale Clemens August von Galen, Vescovo di Munster, soprannominato “il Leone di Munster”, che fu un implacabile oppositore di Hitler e del nazismo, il quale, il 3 agosto 1941 pronunciò una predica sul quinto comandamento, “non uccidere”, venuto a conoscenza del programma eutanasico denominato “Aktion 4”, in cui tra l’altro affermò: “Se anche per un’unica volta accettiamo il principio del diritto a uccidere i nostri fratelli improduttivi – benché limitato in partenza solo ai poveri e indifesi malati di mente – allora, in linea di principio l’omicidio diventa ammissibile per tutti gli esseri improduttivi, i malati incurabili, coloro che sono stati resi invalidi dal lavoro o in guerra e noi stessi, quando diventiamo vecchi, deboli e quindi improduttivi. Basterà allora un qualsiasi editto segreto che ordini di estendere il metodo messo a punto per i malati di mente ad altre persone improduttive, a coloro che soffrono di malattie polmonari incurabili, ai soldati gravemente mutilati. A quel punto la vita di nessuno di noi sarà più sicura. Una qualsiasi commissione ci può includere nella lista degli improduttivi, a suo giudizio diventati initili. Nessuna polizia, nessun tribunale, indagherà sul nostro assassinio, né punirà l’assassino come merita”.

Dunque, se diamo valore alla coerenza e prendiamo sul serio l’identità popolare e democratico cristiana non possiamo non ascoltare e applicare le parole che il Santo Padre ha inviato il 9 giugno al Partito Popolare Europeo, ricordando ad esso le sue radici: “È chiaro che un grande gruppo parlamentare debba prevedere un certo pluralismo interno. Tuttavia, su alcune questioni in cui ci sono in gioco valori etici primari e punti importanti della dottrina sociale cristiana occorre essere uniti. Questo mi sembra un aspetto particolarmente interessante, perché chiede di pensare alla formazione permanente dei parlamentari”.

Si può essere popolari fuori da questa direttrice? Come dimostrato analizzando la scelta politica “alla francese”, no! Il 7 ottobre a Torino, in occasione del centenario del Congresso del PPI del 1923, si è tenuto a porte chiuse, il seminario nazionale popolare, organizzato da Italia Popolare e ha visto come segreteria l’unica sezione popolare sturziana operativa, quella di Moncalieri che ha fatto parte dell’incontro delle presenze storiche popolari e democratico cristiane europee di lingua italiana a Lugano in gennaio: riunendo i popolari di diversa provenienza che hanno firmato il documento di sostegno al messaggio di papa Francesco al Ppe è nato il think tank popolare nazionale, la cabina di regia del popolarismo, oltre al rinnovo del gruppo nazionale dei Giovani Popolari, che deve impegnarsi, all’opposizione dello stato delle cose, a costruire il futuro di una presenza, spronati dal veloce declino elettorale di ciò che c’è come strumento elettorale ormai a fine corsa, in spirito di amicizia con i popolari e democratici cristiani europei e dell’Internazionale che li raduna a livello mondiale.

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