Forse oggi siamo alla vigilia di un nuovo progetto politico. Non più solitario e appaltato alle virtù salvifiche e miracolistiche di un capo ma al valore aggiunto di una comunità e di un popolo
Ormai siamo abbastanza abituati, e lo ripetono gli stessi opinionisti commentatori e sondaggisti, almeno quelli più autorevoli e meno compiacenti, che le mode politiche e i relativi successi elettorali hanno una durata rapida e a scadenza ravvicinata. Ovvero, le stagioni politiche si susseguono rapidamente e il destino, la popolarità e il consenso dei vari capi partito è mutevole ed esposto al vento del rapido successo e poi dell’altrettanto veloce sconfitta ed inabissamento. È persin inutile ricordare i singoli casi degli ultimi anni talmente sono noti e conosciuti. Ora, c’è un campo politico attualmente ancora frammentato e diviso ma che lentamente, e progressivamente, potrà ricomporsi e riaggregarsi. È il campo del Centro, o dei moderati, o dei riformisti che non urlano e, in definitiva, di tutti coloro che non si riconoscono nell’attuale “bipolarismo selvaggio”, nella radicalizzazione del conflitto politico e nei paladini degli “opposti estremismi”. Insomma, coloro che, al contrario, propendono e si riconoscono in una concezione “mite” e “temperata” della politica, per dirla con la storica e sempre attuale cultura politica del cattolicesimo popolare.
Un progetto, questo, che non può essere cavalcato dall’ennesimo capo politico che dispensa promesse e rivoluzioni immediate, o dal populista di turno che poggia la sua fortuna politica ed elettorale sulla distruzione e la cancellazione del passato e né, tantomeno, su un progetto radicalmente disancorato dalla realtà. Certo, la ricomposizione di tutti i centristi riformisti e democratici, oggi solo potenziale, si poggia sul ritorno della politica, delle sue antiche categorie e dei suoi istituti tradizionali: ovvero, partiti democratici e radicati nei terrori; classi dirigenti autorevoli e non improvvisate o casuali; e, in ultimo, il ritorno delle culture politiche schiettamente riformiste e con una spiccata cultura di governo.
Un progetto che, però, già si intravede all’orizzonte e che non può fermarsi, come ovvio ed evidente, di fronte ai rancori personali e alle fanciullesche e adolescenziali incomprensioni tra i vari capi partito di questo campo politico. E che non può essere e non sarà sacrificato sull’altare delle piccole convenienze personali, o di corrente, o di gruppo o di partito. Perché quando si delinea un progetto politico, una prospettiva politica, un processo di riaggregazione dei vari spezzoni oggi ancora divisi in molti rivoli nei vari partiti, non c’è alcun dubbio che i pregiudizi e le pregiudiziali personali sono destinati a cadere come birilli. È di tutta evidenza che l’unità delle forze centriste, democratiche e riformiste avviene attorno ad una piattaforma alternativa al populismo – in tutte le sue svariate manifestazioni – e alla cultura massimalista ed estremista. Un progetto, lo ripeto, che quasi si impone a fronte di una riorganizzazione che coinvolge l’intero quadro politico italiano.
Infine, è utile ricordare che un contributo determinante per riaggregare questo campo politico, culturale, sociale e programmatico ancora irresponsabilmente frammentato e diviso, può essere offerto dalla cultura e dalla iniziativa concreta che metteranno in campo i cattolici popolari, i cattolici sociali e i cattolici democratici. Oggi sostanzialmente irrilevanti ed inconsistenti nei vari partiti, a cominciare dal Partito democratico, ma che possono ritornare ad essere decisivi, ovviamente con altre culture politiche, per ricostruire il Centro e, soprattutto, una “politica di centro”.
Ecco perché, dopo i successi e gli inabissamenti rapidi del recente passato, forse oggi siamo alla vigilia di un nuovo progetto politico. Non più solitario e appaltato alle virtù salvifiche e miracolistiche di un capo ma al valore aggiunto di una comunità e di un popolo che crede in una prospettiva e, appunto in una riaggregazione di un campo politico. Da troppo tempo disperso, frantumato, polverizzato e in attesa di una rappresentanza politica ed organizzativa unitaria e coesa.