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L’Ue lavora (su spinta italiana) per rafforzare l’intelligence contro il jihadismo

Il Consiglio europeo spinge per un maggiore scambio di informazioni dopo gli attentati in Francia e in Belgio e il surriscaldamento della crisi israelo-palestinese. Meloni in Senato aveva anticipato il lavoro della Commissione

I leader europei riunitisi ieri e oggi a Bruxelles, condannando i recenti attentati terroristici in Francia e in Belgio, hanno sottolineato l’unità e la fermezza nella lotta al terrorismo e agli estremisti. Nelle conclusioni adottate al termine del Consiglio europeo, i 27 hanno anche invitato le istituzioni e gli Stati membri a mobilitare tutti i settori politici pertinenti a livello nazionale ed europeo per rafforzare la sicurezza interna, anche attraverso il potenziamento della cooperazione di polizia e azione giudiziaria, lo scambio di informazioni attraverso il pieno utilizzo delle pertinenti banche dati, la protezione delle frontiere esterne, la lotta ai trafficanti e la cooperazione con i Paesi terzi.

Il terrorismo è considerato uno dei pochi, se non addirittura l’unico, dossier su cui gli Stati membri sono disposti a cooperare in materia di intelligence. Lo dimostrano l’istituzione dell’EU Intelligence and Situation Centre (Intcen, un direttorato del Servizio europeo per l’azione esterna), il direttorato intelligence dello Stato maggiore dell’Unione europea, il coordinatore dell’Unione europea per l’antiterrorismo e il potenziamento di Europol. Strutture frutto di decisioni assunte in risposta agli attentati dell’11 settembre 2001 e rafforzate in occasione dell’ondata di jihadismo legata allo Stato Islamico. Tuttavia tali strutture non hanno i poteri delle tradizionali agenzie di intelligence, in quanto non rispondono a un preciso interesse nazionale e non sono incardinati in un sistema costituzionale.

La situazione attuale, legata al contesto della surriscaldamento della crisi israelo-palestinese, potrebbe portare le istituzioni europee a rafforzare le strutture di condivisione di intelligence come previsto anche dalla Bussola strategica dell’Unione europea pubblicata un anno e mezzo fa. Nel documento si legge che “sviluppare un’Unione europea più forte e più capace che agisca quale garante della sicurezza” è possibile “solo sulla scorta di una valutazione condivisa della minaccia e di un impegno comune ad agire”.

Serve “rafforzare i meccanismi di cooperazione di intelligence e di polizia al fine di contrastare più efficacemente le infiltrazioni jihadiste”, ha dichiarato Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, in occasione delle comunicazioni al Senato prima del Consiglio europeo. “La Commissione europea già lavora, anche su proposta italiana, sul tema di una intelligence più efficace nel contrasto a eventuali fenomeni di jihadismo anche in Europa”, ha spiegato nel suo intervento di replica.

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