L’Europa è a un punto di svolta e sono tre le questioni più urgenti da risolvere. La prima è garantire la continuazione di attività chiave dell’Esa come il programma di osservazione della Terra e lo sviluppo dell’acceleratore Space for a green future (S4GF). La seconda è la risoluzione della crisi dei lanciatori. La terza è ottenere una maggiore autonomia nell’esplorazione spaziale, la quale potrebbe guidare tutti gli altri settori delle attività spaziali. L’analisi di Josef Aschbacher, direttore generale dell’Esa
Dal 1975 l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) si dedica all’esplorazione e all’uso pacifico dello spazio. Attraverso le sue competenze realizza le ambizioni spaziali collettive dell’Europa e mette in comune risorse consolidandosi come portavoce affidabile degli interessi scientifici ed economici europei nello spazio.
Sebbene sia pensiero comune che questo settore sia lontano e scollegato dalle nostre vite, non è proprio così. Infatti, l’applicazione delle tecnologie spaziali sostiene obiettivi politici e strategici come la protezione dell’ambiente, lo sviluppo sostenibile, il Green Deal europeo, il processo di digitalizzazione e rimane uno strumento costante della diplomazia internazionale. I dati delle missioni dell’Esa aumentano le nostre conoscenze scientifiche e spingono i confini di ciò che conosciamo e comprendiamo sul funzionamento e l’origine del nostro sistema solare. Il lavoro degli ingegneri dell’Agenzia non guarda solo a risolvere i problemi nel settore spaziale, ma anche quelli relativi al pianeta Terra. Ad esempio si sta lavorando su come produrre materiali per sopravvivere nel più inospitale degli ambienti, lo spazio esterno, come profilare i venti della Terra o sostenere le innovazioni dell’agricoltura sostenibile. Lo spazio rimane il filo conduttore che si intreccia con le industrie e rende più efficaci i processi e le pratiche di innovazione.
Il settore spaziale industriale sta attraversando una fase di crescita e cambiamento chiamata New space economy. Questo nuovo ecosistema vede nuovi attori, sempre più orientati all’uso commerciale dello spazio; l’uso dei mini-satelliti, delle costellazioni, dell’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico. In questo contesto lo spazio vuole diventare più accessibile, efficiente, sostenibile e stimolare la creazione di nuovi modelli di finanziamento per soddisfare queste nuove esigenze.
L’Esa è pronta ad affrontare questa sfida tra vecchio e nuovo cambiando la direzione strategica mantenendo l’esperienza acquisita in decenni di attività spaziali, abbracciando allo stesso tempo l’energia e l’ambizione del New space. È importante che in questa fase di cambiamento la governance spaziale europea sia forte in modo da garantire un posto nello spazio commisurato al suo peso politico, culturale, sociale ed economico globale. Abbiamo bisogno di più spazio per l’Europa!
L’Europa deve assicurarsi una quota equa del mercato spaziale globale, che attualmente ammonta a 460 miliardi di dollari e che potrebbe raggiungere i 1.000 miliardi entro la fine del 2030. L’Esa ha già lanciato diversi programmi e iniziative per sostenere la crescita di un settore spaziale commerciale europeo diversificato, ma i nostri sforzi devono essere sostenuti a lungo termine, sia politicamente sia finanziariamente.
Siamo a un punto di svolta e, a mio avviso, queste sono le questioni più urgenti che dobbiamo risolvere.
La prima è di garantire la continuazione di attività chiave dell’Esa come il programma di osservazione della Terra e lo sviluppo dell’acceleratore Space for a green future (S4GF). Quest’ultima, infatti, è una partnership non-profit co-governata e indipendente di attori della transizione verde riuniti sotto una bandiera comune, che coinvolge governi, imprese, istituzioni multilaterali, gruppi della società civile, utenti finali e cittadini per sviluppare soluzioni pratiche basate sullo spazio a sostegno della neutralità delle emissioni di carbonio e della transizione green della società entro il 2050.
La seconda è la risoluzione della crisi dei lanciatori. ciò significa lavorare su due strade in parallelo. Una è quella di portare Ariane 6 e Vega-C sulla rampa di lancio nel 2024 con un programma di lancio sano. L’altra, invece, riguarda la costituzione di una strategia per l’accesso allo spazio che guardi al 2030 in maniera più valida, ambiziosa e competitiva.
La terza è di ottenere una maggiore autonomia nell’esplorazione spaziale, la quale potrebbe guidare tutti agli settori delle attività spaziali europee. Per l’Europa rappresenterebbe una posizione di forza e un prerequisito per una più stretta cooperazione internazionale nello spazio e che aprirebbe i confini delle possibilità dei prossimi decenni.
Tutto ciò richiede una volontà politica chiara e decisa. La molteplicità e l’importanza dei compiti che ci attendono richiedono lungimiranza strategica e leadership politica a tutti i livelli. Le conoscenze acquisite a novembre scorso nel Vertice spaziale costituiscono una base per il processo decisionale e la preparazione delle proposte di finanziamento per il prossimo Consiglio ministeriale dell’Esa, che si terrà nel 2025. Un percorso per definire la rotta per la futura azione dell’Europa sulle questioni spaziali. L’Esa svolgerà il lavoro preparatorio necessario e attuerà le decisioni prese a livello politico sempre guidata dal desiderio di portare i benefici dello spazio a tutti i cittadini.