Tra i tasselli che caratterizzano il ruolo originale e specifico dei democratici cristiani, non c’è alcun dubbio che esiste e persiste quella “politica di centro” che resta la principale bussola di riferimento di quell’area politica. Non solo un “partito di centro” ma un luogo politico in grado di declinare una vera e autentica “politica di centro”. Il commento di Giorgio Merlo
La sempre suggestiva ed interessante riflessione di Gianfranco Rotondi sul ruolo di ciò che resta della straordinaria esperienza politica, culturale e di governo della Dc merita di essere ripresa ed approfondita.
Rotondi sostiene che la Dc, sull’onda di quello che ha scritto Giorgia Meloni in una lettera inviata al convegno che ha organizzato recentemente a Saint-Vincent, non è mai stato solo “un partito di centro” da un lato e che, dall’altro, era l’interprete politico di un “blocco sociale” alternativo all’universo della sinistra comunista.
Di qui, la conclusione, che tutti coloro che cercano di proseguire il messaggio politico e di governo del “partito italiano” per eccellenza lo devono fare all’interno di un partito numericamente consistente e di centro destra.
Ora, entrambe le questioni non sono affatto peregrine nè possono essere sbrigativamente archiviate. Certo, poi c’erano anche coloro che pur provenendo dalla Dc, penso solo al mio amico e “maestro” Franco Marini – in quanto erede di quella “sinistra sociale” di ispirazione cristiana che aveva come leader indiscusso nella Dc Carlo Donat-Cattin – hanno fatto altre scelte e intrapreso nuove sfide.
Nel campo del centro sinistra, pur cercando di rimanere sempre fedeli al popolarismo di ispirazione cristiana. Una fase politica che, però, appare già alle nostre spalle da tempo e che si è definitivamente allontanata dopo l’arrivo alla guida del Pd di Elly Schlein con il suo progetto di dar vita ad una sinistra radicale, massimalista ed estremista e con un centrodestra di governo che ha archiviato, di fatto, la lunga stagione berlusconiana dando vita, semmai, ad un destracentro molto marcato.
Sotto il profilo politico e della concreta azione di governo. Ma, per restare al tema iniziale, se è evidente a quasi tutti che la Dc non è replicabile – salvo agli amici che caparbiamente e coraggiosamente pensano ancora di riproporre una esperienza politica ormai consegnata alla storia e agli storici – non c’è alcun dubbio che i democristiani esistono ancora. Ma non solo come singoli esponenti politici presenti qua e là nella cittadella politica italiana. No, mi riferisco a quel patrimonio di idee, di contenuti, di cultura, di metodo, di stile e di modo d’essere in politica che caratterizzano i democratici cristiani anche nella stagione politica contemporanea. Seppur molto lontana e del tutto diversa rispetto alla lunga fase storica che ha visto il protagonismo della Dc con la sua straordinaria, qualificata e riconosciuta classe dirigente.
E, tra i tasselli che caratterizzano il ruolo originale e specifico dei democratici cristiani, non c’è alcun dubbio che esiste e persiste quella “politica di centro” che resta la principale bussola di riferimento di quell’area politica.
E quindi non solo un “partito di centro” ma un luogo politico in grado di declinare una vera e autentica “politica di centro”. Ecco perché c’è un legame stretto tra i democristiani, la politica di centro, l’ispirazione cristiana, la difesa dei ceti popolari, la cifra riformista e anche essere alternativa alla sinistra massimalista e populista. Ma la capacità di saper legare questi tasselli e tradurli anche, e soprattutto, in una aggregazione di tutti coloro che si riconoscono in quel patrimonio culturale e politico, resta la vera sfida politica del presente e del futuro.
Al di là delle distinzioni del passato, anche solo recente, e delle mille recriminazioni su chi è più titolato, o meno, a rappresentare una cultura politica che, comunque la si giudichi, ha saputo dispiegare un modello di sviluppo, una crescita economica, una giustizia sociale sempre nel consolidamento della democrazia e nella tenuta dello Stato di diritto.