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La geopolitica dell’IA e il ruolo dell’Italia secondo Luciano Violante

Di Costanza Paulin

“Attraverso il G7  e una più diffusa conoscenza e valorizzazione delle startup e dei piccoli soggetti, l’Italia potrà cominciare ad avere un ruolo maggiore, specie all’interno dell’Unione europea”, ha dichiarato il presidente della Fondazione Leonardo – Civiltà delle Macchine. L’articolo di Costanza Paulin, studente della Spes Academy Carlo Azeglio Ciampi

“C’è una parola comune al mondo della geopolitica e della tecnica, ed è potenza. La logica e l’obiettivo alla base della tecnica è il riconoscimento pubblico della potenza.”  Con queste parole Valerio De Luca, fondatore e direttore della Scuola di politiche economiche e Sociali Carlo Azeglio Ciampi, ha introdotto la lectio magistralis di Luciano Violante, presidente della Fondazione Leonardo – Civiltà delle Macchine, tenutasi presso l’Ufficio in Italia del Parlamento Europeo. Presente anche il professor Serafino Sorrenti, Chief Innovation Officer presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

C’è una volontà egemonica che a livello internazionale lega gli Stati nel voler guidare e gestire l’apparato tecnologico dell’intelligenza artificiale. Di fronte a una “globalizzazione della frammentazione” – per riprendere le parole del filosofo Emanuele Severino, citato dal direttore De Luca – ci si interroga su quale sia il ruolo dell’Italia in questo nuovo scenario globale. Italia che sarà protagonista del prossimo G7, con al centro proprio il tema dell’IA.

Ed è sulla forza italiana o, meglio, sulla consapevolezza e sulla valorizzazione della ricchezza del nostro Paese, che si sofferma il presidente Violante, in apertura del suo intervento, in una lectio magistralis con tematiche eterogenee e ricca di spunti di riflessione, offerti anche dalla trasversalità e dalla capillarità stessa degli ambiti investiti dalla tecnologia dell’IA.

“Con cinque miliardi di persone connesse a Internet e quattro miliardi attive sui social, quella digitale è la più vasta comunità mai esistita nella storia. Uno spazio che non è pubblico, non è privato, non appartiene a nessuno Stato e che costituisce, insieme alla terra, al mare, all’aria, il quarto ambiente dell’umanità” – questo l’incipit con cui Violante ha introdotto la discussione e gli argomenti sull’Intelligenza Artificiale: dalle strategie geopolitiche al ruolo di reintermediazione delle piattaforme; dalla disinformazione e dalle sue implicazioni per le democrazie alla sicurezza delle nazioni e dei popoli; dal ruolo sempre più rilevante del comparto privato, che ormai sta acquistando una forza pari a quella degli stati sovrani, alla necessità di nuove regole e codici di condotta internazionali.

A seguire, il presidente ha esaminato il ruolo della Cina, che già utilizza l’IA come strumento di competizione globale, nella disponibilità di grandi quantità di dati dei suoi abitanti, provenienti sia dalla loro sfera pubblica sia da quella privata. Ben diversa, invece, la posizione dell’Europa dove si dibatte su quali siano le regole migliori. Focus in particolare sulla Francia, che, agendo in autonomia, grazie a una raccolta fondi, si sta dotando di una propria IA, fondamentale per la competitività della sua economia.

Violante, inoltre, ha elencato i rischi connessi a questa nuova tecnologia, dal rischio per la sicurezza all’impatto sulle democrazie, fino alle questioni etiche ed economiche, al fine di individuare adeguati modelli di mitigazione. In ultima analisi, si è concentrato sulla funzione dell’Italia, per tradizione molto sensibile all’aspetto educativo e all’utilizzo eticamente corretto del digitale. Tre le linee guida sulle quali ci stiamo muovendo in materia ci sono l’incremento della media nazionale delle aziende che adottano soluzioni di IA, il supporto da parte del Governo a startup e PA, e gli investimenti in un fondo che si occupi di intelligenza artificiale.

La riflessione sull’Italia è stata ripresa, in chiusura, dal professor Sorrenti, il quale ha richiamato l’attenzione sulla ricerca e la formazione di risorse umane, ossia di persone con competenze capillari e trasversali, nonché sulla necessità di una cultura diffusa del digitale, in quanto, come lui stesso afferma, “non esiste IA senza umanesimo”.

Nell’ambito della presidenza del G7, pertanto, il nostro Paese si troverà in una posizione molto importante e, per concludere con le parole di Violante: “Nonostante sia difficile dire se l’Italia possa giocare o meno, in questa fase, un ruolo geopolitico sull’IA, sono convinto che, sia attraverso il G7 sia grazie a una più diffusa conoscenza e valorizzazione delle startup e dei piccoli soggetti, potrà cominciare ad avere un ruolo maggiore, specie all’interno dell’Unione europea”.

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