L’esigenza di facilitare l’incontro e la contaminazione tra culture e religioni diverse raccontata dal senatore Marco Scurria in occasione dell’iniziativa di cui si è reso promotore, a Palazzo Madama
Riportiamo di seguito l’intervento formulato dal senatore Marco Scurria, segretario della 4° Commissione Politiche dell’Unione europea, in occasione dell’evento “Il ruolo delle comunità religiose ed etniche nella costruzione dell’Europa e nel superamento delle crisi”, da lui stesso promosso.
Quando abbiamo immaginato di organizzare una giornata come questa non c’era ancora stato il 7 di ottobre. L’inizio di quella che oggi è una guerra che sta sconvolgendo Israele, la Palestina, Gaza e tutto il mondo. A maggior ragione questo appuntamento è importante perché oggi, qui come pubblico e come speaker, abbiamo persone che hanno percorsi differenti: credono in un dio diverso, hanno un percorso culturale e un’identità diversa. Questa è la nostra forza e questa vuole essere la nostra forza. Perché noi viviamo in un contesto, quello europeo e quello mediterraneo, che è nato sempre dall’incontro di diversità e mai dall’omologazione e dall’uniformità. In realtà un mondo tutto uguale non ci è mai piaciuto e sinceramente non potremmo viverlo mai. Ed è questa la nostra forza. La forza di chi non si arrende all’integralismo, di chi non si arrende all’estremismo, di chi non si arrende, pensando che il proprio credo, la propria vita o il proprio Stato sia migliore rispetto ad altri. Noi crediamo nel confronto, noi crediamo nel volerci contaminare perché, ripeto, questa è la storia del nostro mare.
Nel mar Mediterraneo, su cui abbiamo la fortuna di vivere e di esistere, è importante il ruolo che nel corso dei secoli hanno svolto le comunità religiose, le comunità etniche e le comunità culturali che hanno portato con sé un messaggio che ha fatto sintesi: noi siamo cresciuto grazie a contaminazioni fatte da persone, mondi e culture diverse. Oggi vorremmo provare a raccontare quello che è stato per capire se attraverso confronti come questi possiamo provare a costruire un mondo migliore. Non perché siamo tutti diventati onnipotenti e pensiamo che da una sala del Senato si possa non si sa bene fare cosa. Però sappiamo che da una Sala del Senato si possono gettare dei semi per far nascere germogli di piante che possono incontrarsi, che possono raccontare anche fuori questa sala, anche fuori da questa nazione, che c’è una possibilità diversa, perché identità diverse si incontrino e non si scontrino. Ognuna con la propria bellezza, ognuna con le proprie radici, ognuna con la propria capacità di costruire quello che forse serve a farlo, ma non per questo significa prevaricazione.
Le comunità si distingue dalla società perché ha una medesima aspirazione fondamentale, ha un medesimo idem sentire, ha la medesima capacità di essere famiglia, ha una capacità di essere simile, mentre la società è più spersonalizzante perché ha interessi soggettivi: mentre la società cura gli interessi personali le comunità pensano normalmente all’ interesse generale. Noi vorremmo provare a costruire questo percorso anche grazie all’esperienza di ciascuno di voi e grazie anche al contributo che ciascuno di voi porterà a questo importantissimo seminario che è solo l’inizio di un percorso che vorremmo fare.