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Cosa ci faceva a Tokyo l’amb. italiano alla Nato

Il diplomatico Peronaci ha fatto parte di una delegazione di rappresentanti permanenti al Consiglio atlantico in visita nella capitale nipponica. Seppur appaia come un teatro “distinto” l’Indo-Pacifico “è collegato al resto del mondo”, ha spiegato all’Ansa

Per la prima volta alcuni rappresentanti permanenti alla Nato sono stati in visita a Tokyo per discutere il legame strategico tra le aree euro-atlantica e indo-pacifica. Tra loro c’era anche l’ambasciatore Marco Peronaci, rappresentante dell’Italia che a inizio anno ha deciso di elevare i rapporti con il Giappone a partenariato strategico e che appare sempre più impegnata nell’Indo-Pacifico a livello strategico. Quest’area, ha spiegato il diplomatico all’Ansa, è “un teatro che appare distinto ma che”, come ha palesato l’invasione russa dell’Ucraina, “è collegato al resto del mondo, e che in caso di vittoria russa potrebbe dare delle cattive idee a Pechino”.

La missione

La visita di Peronaci si è svolta assieme ai delegati di otto Paesi oltre l’Italia: Stati Uniti, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Regno Unito, Olanda e Danimarca. Ha visto incontri sia di tipo politico sia strategico, con il consigliere per la sicurezza nazionale, la ministra degli Esteri e il direttore dell’intelligence. “Il nostro è un messaggio di stabilizzazione, soprattutto di necessità di vigilare per il rispetto di alcuni principi cardine”, ha spiegato. La Nato, “malgrado la presentazione un po’ interessata che ne danno i russi, è un accordo politico-diplomatico che è anche una base militare fondata sui principi delle Nazioni Unite e di natura prettamente difensiva, e ha dovuto reagire a quella che è stata una violazione della sovranità di una nazione, essenzialmente cercando di aiutare questo Paese ad esercitare il suo diritto alla difesa”.

Verso un ufficio a Tokyo?

Quello dell’apertura di un ufficio Nato a Tokyo, idea rimasta fuori dall’ultimo summit a Madrid pare per la contrarietà francese, “non è un punto dirimente”, ha dichiarato l’ambasciatore. Infatti, “i rapporti che abbiamo col Giappone a Bruxelles sono già molto sviluppati, ci sono due, tre ambasciate. Questi liaison office sono più utili in Paesi in cui magari c’è una minore capacità di interazione. Se lo faremo o meno, è un tema di natura tecnica”, ha aggiunto. Un passo avanti si potrebbe compiere durante il prossimo summit, quello a Washington per il 75° anniversario dell’alleanza: una simile decisione in quel contesto avrebbe una carica simbolica notevole.

Il rapporto bilaterale

All’Ansa il diplomatico ha parlato anche del Global Combat Air Programme, il programma italo-anglo-nipponico per la realizzazione del jet di sesta generazione. “È la nostra visione dell’autonomia strategica aperta nella Nato, che significa che noi puntiamo a rafforzare i rapporti di sicurezza”, ha spiegato. “Chiaramente nel quadro atlantico e pensandoci come attore importante anche nello sviluppo di difesa dell’Unione europea, ma aprendo sempre a collaborazioni anche industriali importanti con partner extra-Ue, a cominciare dagli Stati Uniti, con i quali con Leonardo abbiamo anche impianti. Questo è un fatto che rafforza tutta l’alleanza, del resto nell’articolo 5 della Nato si parla di importanza della cooperazione economica bilaterale come base dei rapporti di sicurezza”, ha aggiunto. Attesa nei prossimi giorni settimana la firma del trattato per l’organizzazione per lo sviluppo del sistema di combattimento aereo del futuro.


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