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Bene comune, libertà e pace. L’Europa nel libro di Butticé

Di Caterina Chinnici

Pubblichiamo la prefazione al libro di Alessandro Butticé, “Io, l’Italia e l’Europa”, scritta da Caterina Chinnici, vicepresidente della Commissione per il controllo dei bilanci del Parlamento europeo, magistrata e figlia del magistrato antimafia Rocco Chinnici

Non è compito semplice redigere una prefazione ad un libro come “Io, L’Italia e l’Europa”, ma con sincero piacere ho accettato l’invito a me rivolto dal generale Alessandro Butticé. In effetti, anche se da meno tempo rispetto a Lui, dal 2014 ad oggi, a seguito della mia elezione al Parlamento europeo, il titolo della Sua ultima fatica rispecchia perfettamente quella che potrebbe essere anche la mia vita, costantemente divisa tra l’Italia e Bruxelles, il cuore d’Europa! E non potevo pertanto certo esimermi da rispondere positivamente a tale richiesta poiché, fin da uno dei nostri primissimi incontri, in occasione di un evento da me organizzato al Parlamento europeo volto a coltivare il Valore della Memoria di quei servitori dello Stato che, come mio Padre, il giudice Rocco Chinnici, si sono immolati per difendere Libertà, Legalità e Giustizia, ho riconosciuto nella Sua persona tratti a me cari e familiari…

Ed in effetti, da subito, si è instaurata una reciproca, quanto naturale “sintonia”. Con Butticé, indiscutibilmente un “uomo del fare”, condivido infatti quel patrimonio morale che rappresenta per me il tesoro più prezioso ereditato da mio Padre: una vita “costruita sulla roccia”, caratterizzata da un profondo e non comune senso del dovere, rispetto delle Istituzioni e sincero attaccamento alla Patria, anzi alle sue due Patrie, quella italiana e quella europea.

Con curiosità mi sono quindi tuffata nell’esperienza del variegato caleidoscopio dei “pensieri in libertà di un patriota italiano‐europeo”, come Butticé si autodefinisce con efficace sintesi e, da subito, pur senza entrare nel merito delle Sue riflessioni, ho ritrovato luoghi, persone, vicende che hanno fatto ed a tutt’oggi fanno parte anche del mio quotidiano, raccontate e filtrate attraverso lo sguardo critico, sincero, ma al contempo sempre costruttivo che caratterizza l’Autore.

Come Lui, infatti, da protagonista privilegiata in qualità soprattutto di Vicepresidente della Commissione per il controllo dei bilanci del Parlamento europeo, ho fatto esperienza diretta dei velati, ma ancora persistenti stereotipi e luoghi comuni denunciati da Butticé ‐ l’Italia patria della mafia, pizza e mandolino ‐ che di fatto condizionano il modo in cui l’Europa guarda spesso all’Italia, e come Lui ho continuato a lavorare per
contribuire a cambiare tale approccio.

Se infatti, da un lato, nel nostro Paese sono ancora innegabilmente presenti gravi criticità, dall’altro l’Italia è anche il Paese che più di ogni altro si è dotato di strumenti giuridici, strutture e nuclei operativi specifici, come la Guardia di Finanza ma non solo, proprio per combattere più efficacemente mafia e corruzione, tanto che oggi, la normativa italiana nella lotta al crimine organizzato è presa a modello dalla Commissione europea (e mi riferisco, ad esempio, alla recente nuova direttiva in materia di confisca e che mira ad ampliare il novero dei reati e a rafforzare le norme relative alla confisca senza condanna).

Ecco quindi che Butticé, in una vivace alternanza di racconti di esperienze personali, riflessioni geopolitiche vissute nell’arco di quasi trent’anni nelle Istituzioni Ue, grazie ad uno stile scorrevole, versatile e direi quasi “didattico”, riesce mirabilmente a decostruire tali stereotipi, a dimostrare come “tutto il mondo è paese” ma, soprattutto, riesce a trasmettere come nonostante le innegabili criticità e la molta strada che resta sicurante ancora da fare, volendo far proprie le parole di un grande europeo, Antonio Tajani, “l’Europa non è un’opzione ma una necessità”. (E a tale proposito, non è certo un caso, ma piuttosto una conferma, che sia Butticé che chi scrive, possa nutrire grandissima stima per l’attuale Vicepremier e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale…).

È forse questa la vera meta che si raggiunge a conclusione della lettura dei “pensieri in libertà” del generale Alessandro Butticé, che toccano tematiche anche molto diverse tra loro, a volte riservate agli addetti ai lavori: ogni circostanza, ogni episodio raccontato e filtrato dallo spirito critico dell’Autore, anche quando apparentemente distante, risulta in realtà legato uno all’altro e proteso verso un medesimo scopo: contribuire a consolidare nel lettore, il senso di appartenenza all’Italia e all’Europa!

Una tensione verso il raggiungimento di quel “ben comune”, italiano, europeo, ma anche mondiale ‐ se si pensa che l’Autore ha voluto devolvere tutti i proventi della vendita di questo libro a beneficio dell’Operazione Mato Grosso ed allo Sportello Anti‐ Stalking del Codacons ‐ che si rispecchia mirabilmente nella dolcissima dedica alla moglie Hélène e nell’esortazione ai Suoi quattro nipoti che, in fondo, rappresenta un invito a tutti noi.
Nulla è scontato. Per continuare a crescere in un’Europa di pace, sicurezza e libertà, ognuno ha il dovere di rimboccarsi le maniche, con umiltà e spirito di servizio, e far “fruttare i propri talenti”: ed è quello che ha fatto e continuerà a fare questo Patriota italiano ed europeo!



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