La riunione della giunta del Senato, chiamata a pronunciarsi sulla decadenza di Berlusconi è la spina nel fianco del governo Letta. Ma alla vigilia della riunione, il premier usa parole chiare e ferme, intervenendo alla giornata conclusiva del forum Ambrosetti al fianco del suo vice e segretario del Pdl, Angelino Alfano.”Sono determinato a non galleggiare, a non farmi bloccare dai veti” tuona alla fine di un lungo discorso durato più di venti minuti davanti alla platea di imprenditori, economisti e politici.Galleggiare è un verbo che non piace a Letta.
La parola chiave, piuttosto, è stabilità. Il suo contrario “costa a tutti i contribuenti, agli imprenditori. Ha dei costi drammatici”Il programma per imprimere al Paese una svolta, come la chiama, è denso, anche per questo dice “non mi occuperò del congresso del Partito Democratico”. Poi snocciola le priorità, partendo dal taglio delle tasse sul lavoro e dalla riforma della Costituzione. Sollecita l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e annuncia entro la fine di settembre il piano Destinazione Italia, dismissioni e interventi per attrarre capitali esteri. La to do list di Letta, dunque, è lunga e soprattutto ragiona su tempi lunghi. Quasi a voler esorcizzare la minacciosa spada di Damocle della decadenza di Berlusconi che pende sul suo governo.