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Il Visconte cibernetico, domande e risposte da Calvino a ChatGPT

Di Andrea Prencipe e Massimo Sideri

ChatGPT pone una serie di domande sul futuro ruolo degli esseri umani in varie tipologie di attività e in prima battuta sulla formazione scolastica e universitaria. Per esempio: quali conoscenze e competenze dovranno essere previste nei percorsi formativi? Pubblichiamo l’estratto del volume “Il visconte cibernetico” di Andrea Prencipe, Rettore Luiss Guido Carli, e Massimo Sideri, giornalista Corriere della Sera

La recente, repentina e pervasiva diffusione di ChatGPT – e più in generale dell’IA generativa – ha originato discussioni e dibattiti su vari temi: dall’utilizzo dell’IA per la stesura di tesi alla produzione di documenti o articoli scientifici, dalla composizione di pezzi musicali alla scrittura di brani di prosa e poesie in stili diversi. ChatGPT offre risposte a numerose domande che possiamo porre. D’altro canto, ChatGPT pone anche una serie di domande sul futuro ruolo degli esseri umani in varie tipologie di attività e in prima battuta sulla formazione scolastica e universitaria. Per esempio: quali conoscenze e competenze dovranno essere previste nei percorsi formativi?

Andrea Prencipe

Seguendo Calvino, ci chiediamo: quali sono gli “attributi gelosi dell’umano” alla luce della repentina e pervasiva diffusione di ChatGPT? ChatGPT offre risposte a innumerevoli domande. Sarà quindi sempre più importante imparare a formulare domande? Se sì, quali sono i modelli educativi da adottare? Qual è il ruolo dei docenti in un modello educativo che dovrebbe porre studenti e studentesse al centro? L’avvento di ChatGPT può essere lo sprone per ripensare la formazione per affinare gli attributi gelosi dell’umano. Formare prevede infatti due momenti: instruere nel senso di suggerire – e non imporre – segni, simboli, chiavi interpretative della realtà, accendere il fuoco per l’apprendimento e educere nel senso di tirare fuori, condurre verso. Il docente guida i processi di apprendimento di studenti e studentesse che oltre a imparare linguaggi e contenuti “umani”, imparano anche il linguaggio di interazione con e di interrogazione alle macchine per saperle governare e non respingere.

Il dibattito delle implicazioni di ChatGPT sulla formazione scolastica e universitaria si è concentrato sull’importanza dell’ars interrogandi e sulle sue conseguenze nei percorsi formativi in termini di contenuti, metodi e stili di insegnamento e – in maniera ancora troppo poco incisiva – sui modelli educativi. Seguendo il Metodo Calvino, è importante anche contemplare nella discussione l’ars respondendi. Inoltre, posto che è, e sarà sempre più importante saper formulare domande, dovremmo chiederci anche quali sono le domande che ChatGPT pone alle istituzioni deputate alla formazione.

Le posizioni espresse e dibattute sono diverse e polarizzate e, per dirla con Umberto Eco, divise tra punti di vista “apocalittici e integrati”, per esempio tra quello di chi pensa a vietarne l’utilizzo, capace di inficiare i presupposti di base dell’apprendimento (IA meretrix?), e quello di quanti pensano piuttosto a regolamentarne l’applicazione, anche per “aumentare” l’esperienza educativa dei giovani. L’agenzia internazionale dell’International Baccalaureate ha recentemente dichiarato che gli studenti possono citare i contenuti creati da ChatGPT nei loro elaborati. In altri termini, le risposte fornite da ChatGPT devono essere trattate come qualsiasi altra fonte nelle tesi e quindi come per qualsiasi citazione o materiale adattato da un’altra fonte, deve essere accreditato nel corpo del testo e opportunamente referenziato nella bibliografia.

Massimo Sideri

L’apprendimento investigativo si pone l’obiettivo di preparare e formare enquirer, ovvero cittadini del mondo consapevoli e in grado attraverso la logica dell’indagine (enquiry-based) di poter offrire una prospettiva nuova nei contesti lavorativi attuali e futuri. L’enquirer è in grado di inquadrare e risolvere sfide complesse e discontinue. Come sottolinea John Dewey, l’indagine critica coltiva abitudini mentali che vanno oltre la semplice curiosità per il mondo. L’indagine critica combina infatti creatività con sperimentazione e valutazione in un processo iterativo continuo. Dewey aggiungeva che senza l’iniziazione allo spirito scientifico, non si è in possesso di uno dei migliori strumenti che l’umanità abbia finora sviluppato per una riflessione efficacemente orientata.

Ripensare i modelli educativi – non solo per rispondere all’avvento dell’IA ma anche e soprattutto per generare strumenti intellettuali che permettano a futuri laureati e laureate di essere in grado di affrontare, inquadrare e risolvere sfide e crisi future – impone decisioni e scelte sia su tecniche didattiche e stili didattici sia sui contenuti. Sfide e crisi sono sempre più multidimensionali: l’organizzazione disciplinare dei saperi che informa percorsi di ricerca e didattica, infatti, rende difficile la raffigurazione e comprensione della crescente multidimensionalità di sfide e crisi. Paradossalmente, l’ostacolo alla comprensione della multidimensionalità non risiede nell’ignoranza, ma nell’organizzazione, produzione e condivisione dei saperi. Di qui la necessità di rivolgere attenzione e soprattutto investimenti anche organizzativi su interdisciplinarità e transdisciplinarità dei percorsi formativi.

 

 

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