Oggi più che mai è necessario un maggiore coinvolgimento e impegno delle imprese per contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici internazionali. Ed è fondamentale porsi dei target di riduzione delle emissioni basati sulla scienza, come quelli approvati dalla Science Based Target Iniziative e accompagnarli con azioni concrete. L’analisi di Michelangelo Suigo, direttore Relazioni esterne, comunicazione e sostenibilità Inwit
La Cop 27 di Sharm el-Sheikh, si era conclusa con una critica riflessione sull’efficacia degli incontri per il clima. Ora, a mente fredda, a distanza di alcune settimane dal termine della Cop 28 di Dubai, possiamo affermare che l’urgenza imposta dal cambiamento climatico ha tracciato, almeno nelle intenzioni, la strada per un necessario cambio di passo. L’auspicio di Papa Francesco, nella sua esortazione apostolica sulla crisi climatica Laudate Deum, a “trovare un nuovo modo di procedere insieme”, sembra che sia stato accolto da tutti i leader dei 198 Paesi che, per la prima volta nella storia della Conferenza delle parti delle Nazioni Unite sul clima, hanno raggiunto un accordo unanime sul Global Stocktake, il bilancio quinquennale degli impegni per ridurre le emissioni di gas serra.
L’intesa raggiunta a Dubai, che fa riferimento agli obiettivi dell’Accordo di Parigi, evidenzia innanzitutto che i Paesi sono significativamente in ritardo rispetto agli obiettivi stabiliti. E sottolinea l’imperativa necessità di presentare nuovi impegni di riduzione delle emissioni a livello nazionale entro il 2025, con l’obiettivo di abbattere le emissioni climalteranti del 43% entro il 2030 e del 60% entro il 2035 rispetto al 2019. Sforzi fondamentali per conseguire l’obiettivo cruciale di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C.
Obiettivi certamente impegnativi che richiedono un approccio sempre più orientato verso fonti energetiche sostenibili per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Sul fronte della mitigazione, la Cop 28 propone di triplicare l’uso di fonti rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030. Inoltre, si sottolinea l’importanza di accelerare la riduzione graduale dell’uso del carbone non trattato; limitare le emissioni di metano (menzionato per la prima volta); ridurre le emissioni legate al trasporto su strada e limitare progressivamente i sussidi inefficaci ai combustibili fossili.
In questo contesto le imprese rivestono un ruolo essenziale nel percorso di decarbonizzazione dei loro Paesi, non solo come pilastro del modello di produzione e consumo, ma anche come epicentro dell’innovazione. Infatti, sempre più aziende riconoscono l’urgente necessità di adottare un approccio sistemico all’azione climatica, considerando attentamente la biodiversità e la natura, e coinvolgendo attivamente lavoratori e comunità per garantire una transizione equa. In Italia questo processo è ancora all’inizio, come mostrano i dati della ricerca “L’impegno delle aziende italiane per il net-zero” realizzata da Ipsos e dal Network italiano del Global Compact delle Nazioni Unite, presentata il 10 dicembre presso il Padiglione Italia di COP28 a Dubai.
I dati della ricerca ci dicono che l’88% delle imprese italiane riconosce, infatti, che la sostenibilità dovrebbe orientare tutte le scelte, ma al tempo stesso solo un’azienda su 10 afferma di avere molto chiaro il concetto stesso di sostenibilità, mentre solo una su cinque dichiara di avere adottato un piano per contrastare il cambiamento climatico. Entrando nel dettaglio, si scopre che solo il 17% delle imprese ha fissato obiettivi di riduzione delle proprie emissioni di gas climalteranti.
Diventa necessario, quindi, un maggiore coinvolgimento e impegno delle imprese per contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici internazionali. Fondamentale porsi dei target di riduzione delle emissioni basati sulla scienza, come quelli approvati dalla Science Based Target Iniziative, e accompagnarli con azioni concrete, come ad esempio l’utilizzo di energia prodotto da fonti rinnovabili, l’attuazione di politiche di efficientamento energetico, in linea con quanto proposto alla COP 28.
Allo stesso tempo, impiegare materie prime e materiali a basso impatto ambientale, ma anche sensibilizzare e promuovere l’adozione di modelli di business sostenibili nell’intera value chain, perché l’attenzione non deve essere limitata alle sole emissioni dirette ma estendersi anche a quello indirette. Seppur protagoniste di questa sfida, le aziende non possono però rimanere sole: va infatti sviluppato, come suggerisce l’SDG 17 “Partnership per gli obiettivi”, un lavoro sinergico tra pubblico e privato che vede certamente impegnate le aziende, ma al fianco dei Governi per centrare gli obiettivi prefissati.