La Spagna, piuttosto che adottare un approccio prudente e pragmatico come quello italiano, ha invece ricercato una sua visibilità internazionale. Mossa forse da aspirazioni filo-arabe o neutraliste nel differenziarsi dal resto dei membri Ue (esclusi Belgio e Malta che l’hanno appoggiata). E lo ha fatto in coerenza con l’orientamento volto a chiedere la cessazione definitiva delle ostilità a Gaza unitamente alla creazione di uno Stato Palestinese. L’intervento dell’ammiraglio Fabio Caffio
“La Spagna è impegnata nella pace e nel dialogo”, ha detto qualche giorno fa la ministra spagnola della Difesa Margarita Robles per giustificare il mancato intervento navale del suo Paese nel Mar Rosso. La ministra, pur prendendo le distanze dalle operazioni militari di Usa ed Uk volte ad usare la forza contro le postazioni Houthi nello Yemen in risposta agli attacchi contro navi e mercantili, non ha tuttavia escluso che la Spagna partecipi ad una missione navale europea. Nella recente riunione del Comitato politico e di sicurezza (Cops) della Ue, Madrid non si è difatti opposta alla creazione di una missione ad hoc della Ue che prenda a modello la European Maritime Awareness in the Strait of Hormuz (EMASOH), operazione a guida francese cui l’Italia partecipa assieme a Danimarca, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Paesi Bassi, Portogallo e Norvegia. La posizione spagnola rappresenta un passo avanti rispetto al veto espresso nelle settimane passate sull’estensione al Mar Rosso delle attività antipirateria condotte dall’Operazione Atalanta al largo del Corno d’Africa.
Sono note le perplessità manifestate dall’Italia, per motivi parlamentari, all’adesione immediata all’operazione a guida statunitense Prosperity Guardian che adotta un elevato livello di uso della forza. Il nostro Paese si è quindi concentrato, anche in considerazione delle istanze dello shipping nazionale avanzate di Confitarma ed Assarmatori, nel dislocare in area Unità della Marina: per il momento è perciò in svolgimento l’attività istituzionale della Forza armata di protezione dei mercantili di bandiera o riconducibili ad interessi italiani.
La Spagna, piuttosto che adottare un approccio prudente e pragmatico come il nostro, ha invece ricercato una sua visibilità internazionale. Mossa forse da aspirazioni filo-araba o neutraliste nel differenziarsi dal resto dei membri Ue (esclusi Belgio e Malta che l’hanno appoggiata). E lo ha fatto in coerenza con l’orientamento volto a chiedere la cessazione definitiva delle ostilità a Gaza unitamente alla creazione di uno Stato Palestinese.
Quali i motivi di una simile posizione che ha causato a Madrid problemi quando Israele ha richiamato il suo ambasciatore? Possibile che la Spagna non abbia interessi commerciali nel Mar Rosso da proteggere? O forse Madrid pensa che il dirottamento del traffico da Suez verso le rotte atlantiche avvantaggi i suoi porti? Oppure desidera consolidare le sue relazioni commerciali col mondo Arabo, Arabia Saudita in primis. E quali i riflessi nei confronti di una Ue in cui un ruolo di rilievo è svolto dallo spagnolo Joseph Borrel, Alto rappresentante per la politica estera Ue?
Le recondite ragioni che ispirano la politica estera degli Stati in certi casi – e questo è un caso di scuola – non ci permettono di saperlo. Sta di fatto che ci sono delle innegabili costanti nella politica estera spagnola volte ad affermare una “diversità” internazionale.