“Attraverso l’implementazione di soluzioni digitali, l’Istituto non solo migliora l’efficienza e l’efficacia dei propri servizi, ma offre anche una risposta personalizzata alle diverse necessità dei suoi utenti. Stiamo lavorando per utilizzare l’intelligenza artificiale e le tecnologie avanzate non solo per semplificare i processi, ma anche per aprire nuove possibilità per un servizio pubblico più inclusivo e accessibil”. Conversazione con Vincenzo Caridi, direttore generale dell’Inps
Le misure di sostegno sociale del nostro Paese si trovano di fronte a una svolta. Nuovi obiettivi, nuovi criteri di ammissione, nuovi percorsi da mettere in campo e valutare. Ne parliamo direttamente con l’Istituzione di riferimento del settore, l’Inps, che ci ha offerto un quadro preciso delineato dalla figura del direttore generale Vincenzo Caridi.
Facciamo un passo indietro nei sistemi di sostegno sociale del nostro Paese. Partiamo dal Reddito di cittadinanza, qual è il giudizio generale di Inps su questo strumento? È stato utile? Quali risultati ha conseguito la sua erogazione?
Inps non può e non vuole dare giudizi sulle misure che i vari governi definiscono ma si limita a metterle a terra nel modo migliore possibile tenendo conto del contesto (leggi pandemia) e delle capacità sempre maggiori di controllo derivanti dalle integrazioni delle banche dati tra le pubbliche amministrazioni.
Voglio ricordare che prima del supporto formazione e lavoro (SFL) e assegno di inclusione (ADI), Inps in precedenza ha gestito, assieme alle altre amministrazioni che il legislatore ha previsto, il Reddito di inclusione (REI) da gennaio 2018 fino a luglio 2019, poi sostituito dal reddito di cittadinanza, da aprile 2019 a dicembre 2023.
Ci può ricordare, per i lettori, quali fossero i requisiti di accesso ad entrambe le forme di sostegno precedenti a Sfl e Rdc?
Sono stati diversi tra loro i requisiti di accesso al Rei – solamente due anni di residenza continuativa e soglie più basse di Indicatore socio economico a 6mila euro – e al Rdc – residenza da 10 anni, di cui gli ultimi due continuativi e soglie più alte di Isee e patrimonio: 9.360 euro. E diversi anche gli importi erogati: 293 euro mensili di media per il Rei, 526 euro mensili di media per il Rdc. Il decreto legislativo n. 48/2023 recupera la finalità di welfare di prossimità del Rei, facendo chiarezza sui destinatari, diversi, delle due misure del Supporto formazione e favoro (Sfl) e dell’Assegno di inclusione (Adi) e ha previsto da subito un forte coinvolgimento attivo degli interlocutori sociali pubblici (Regioni, centri per l’impiego, Comuni e servizi sociali) e privati (enti formatori e Apl) anche attraverso un’unica piattaforma di comunicazione e scambio di informazioni (il Sistema informativo per l’inclusione sociale e il lavoro, Siisl) che agevola la partecipazione e favorisce la costruzione di percorsi integrati di inclusione e supporto all’avviamento lavorativo.
In questo quadro qual è l’obiettivo del nuovo sistema di inclusione?
L’obiettivo del nuovo impianto del sistema di inclusione – comprensivo dei decreti attuativi della legge n. 227 del 2021 in tema di invalidità, approvati a novembre e del ddl “Anziani” – è quello di creare un sistema di strumenti concreti che possano accompagnare e supportare un effettivo percorso di inclusione sociale e lavorativa e nei quali il riconoscimento di un’indennità o di un beneficio economico non rappresentano il fine ultimo della misura, ma solamente un sostentamento per accompagnare tale percorso. Quindi, per il Sfl si tratta di una indennità limitata nel tempo, utile ad avviare il percorso lavorativo; nel caso dell’Adi, ovviamente, il beneficio è risorsa di sostentamento per i componenti più fragili del nucleo, riconosciuta fin quando permane la condizione di fragilità (sia essa la minore età, la disabilità, la condizione di svantaggio o il superamento dei sessant’anni di età) e che richiede che i componenti attivabili del nucleo si indirizzino consapevolmente verso il percorso lavorativo.
In queste settimane tra rivalutazione delle pensioni, cantiere Siisl, apertura delle domande per l’Assegno di Inclusione, l’Istituto che lei dirige riempie le rassegne stampa…
Di fatto non è che il riconoscimento del ruolo sempre più importante che Inps ricopre nella vita del nostro Paese e dei singoli cittadini: solo nel 2023 sono stati circa 42 milioni gli italiani che si sono rapportati con noi per usufruire di una delle oltre 400 prestazioni che siamo chiamati a erogare. Inoltre l’attenzione dei media è doverosa alla luce dell’ammontare delle risorse che ci assegna il Bilancio dello Stato.
Certo, fa una certa impressione anche a me vedere – oltre la quotidianità – l’ampiezza dei fronti su cui siamo ingaggiati. In questo momento di particolare difficoltà siamo chiamati a svolgere ancor più il ruolo di collante della società italiana. Penso in particolare alla sfida posta dal superamento del Reddito di cittadinanza. L’anticipazione delle domande che, grazie a un serrato dialogo inter-istituzionale, siamo riusciti a mettere in atto va in questa direzione.
Quella che lei sta delineando, oltre alle nuove sigle – Siisl, Adi, Sfl – con cui stiamo prendendo dimestichezza, sembra una vera e propria rivoluzione…
Non posso che essere d’accordo. Infatti, a differenza di quanto avveniva precedentemente con Rdc, i cittadini che hanno diritto all’Adi o a Sfl non solo hanno accesso a un beneficio economico ma soprattutto a una serie di servizi studiati per sostenere i nuclei in evidente stato di fragilità lavorativa e familiare per metterli in condizione non solo di affrontare l’emergenza più o meno cronicizzata ma di costruire un futuro di normalità. E questo è possibile anche perché chi richiede le nuove prestazioni di sostegno deve interfacciarsi con il Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa. Questa piattaforma, messa in funzione dall’Istituto in pochissimo tempo ma in continua evoluzione, non solo ha permesso di ricondurre a una sintesi nazionale le venti realtà regionali ma sta generando un circuito virtuoso tra formazione, lavoro e reti di protezione sociale.
Può entrare più nel dettaglio?
La piattaforma Siisl, accessibile ai cittadini dal primo settembre, realizzata dall’Inps su impulso del ministro Marina Calderone, rappresenta un vero e proprio cambio di paradigma perché permette di mettere in rete famiglie, servizi sociali, Regioni, centri per l’impiego, enti di formazione, il ministero del lavoro, l’Anpal, gli Enti locali e chiaramente il nostro Istituto. In questo modo è stata realizzata l’infrastruttura digitale in grado di generare un interscambio tra le informazioni degli Enti pubblici e quelle degli attori privati coinvolti. Un poderoso generatore di quello che i manuali chiamano Valore pubblico, concretamente quello che i cittadini si aspettano da una Pubblica amministrazione efficiente.
Cosa dobbiamo aspettarci nel prossimo futuro?
Per Siisl – proprio in questi giorni – sono stati effettuati alcuni aggiornamenti delle funzionalità sul versante delle Regioni, delle Agenzie per il lavoro e i Centri per la formazione; presto saremo in grado di misurarne l’impatto. Poi, posso anticipare che la piattaforma verrà potenziata grazie all’introduzione dell’Intelligenza artificiale al fine di favorire il match tra domanda e offerta di lavoro, considerando anche l’annosa vicenda della geolocalizzazione delle diverse opportunità, particolarmente delicata al Sud. In questo modo potremo certamente affinare la qualità dell’offerta formativa e l’allocazione delle risorse.
Come pensa che cambierà l’Istituto con la fine del commissariamento ormai in dirittura d’arrivo?
L’Inps – con la sua storia e la sua capacità di sviluppo e realizzativa – si posiziona come un modello strutturato di innovazione, indipendentemente dai cambi della governance. Attraverso l’implementazione di soluzioni digitali, l’Istituto non solo migliora l’efficienza e l’efficacia dei propri servizi, ma offre anche una risposta personalizzata alle diverse necessità dei suoi utenti. Stiamo lavorando per utilizzare l’intelligenza artificiale e le tecnologie avanzate non solo per semplificare i processi, ma anche per aprire nuove possibilità per un servizio pubblico più inclusivo e accessibile. Questo equilibrio tra innovazione e prossimità all’utente sottolinea il ruolo dell’Inps come istituzione che guarda al futuro senza perdere di vista il valore della connessione umana e della responsabilità sociale.