Più merito di Madrid o demerito di Roma? Piazza Affari apre la settimana in positivo (Ftse Mib +1,16% a 17.244 punti), in controtendenza rispetto alla debolezza del resto delle Borse europee, ma l’amaro in bocca lo dà la Spagna, con lo spread sui bonos di Madrid che raggiunge quello sui titoli di Stato italiani per la prima volta in 17 mesi, per poi risalire di due punti e raggiungere quota 256.
Un’equiparazione nel giudizio dei mercati che forse riflette l’eco delle parole del ministro dell’economia di Madrid Luis de Guindos. “Siamo molto più fiduciosi di quanto lo fossimo sei mesi fa”, ha sottolineato dicendosi convinto che l’economia spagnola riuscirà ad uscire dalla recessione in questo trimestre. Il ministro ha anche rivelato che il governo sta rivedendo al rialzo le stime per il 2014, puntando sull’export per fronteggiare l’alto tasso di disoccupazione. Madrid sta alzando le stime di crescita del Pil rispetto alle previsioni attuali dello 0,5% per il 2014, e ci si aspetta già un tasso di disoccupazioe al di sotto del 27% per la fine dell’anno.
Ma le previsioni economiche del governo spagnolo contraddicono quelle ben più sconfortanti del Fondo Monetario internazionale, che ha stimato un tasso di disoccupazione del 25% fino al 2018 per Madrid. Il ministro dell’economia ha descritto le previsioni del fondo come “pessimistiche”, sostenendo che non prendono in considerazione l’impatto delle riforme strutturali decise e in fase di approvazione a Madrid.
Cosa spinge dunque l’andamento dello spread? Chi sta peggio? Chi è più avanti nel percorso di riforme strutturali? Piccole divergenze numeriche a parte, non si riesce a brindare davvero né a Roma né a Madrid, che si mostra tuttavia più competitiva e più attraente. Il destino dei due Paesi non cambia secondo i mercati, che continuano a intravvedere la mano pronta del programma di acquisto di titoli Omt della Bce nel caso in cui la situazione dovesse peggiorare. A festeggiare restano i mercati, che puntano sui guadagni facili a poco rischio.