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Schermaglie di aprile

Come accade ormai ogni giorno, ha fatto inorridire i puristi l’annuncio della casa produttrice Visceral Games che l’Inferno di Dante sarebbe diventato un fantastico videogioco. Ma i puristi inorridirebbero ancora di più se sapessero che il Dante in questione non è affatto un poeta dai tratti severi e smagriti, quanto un muscolare veterano della Terza Crociata, armato di falce roteante e di croce fiammeggiante, ben deciso a penetrare all’Inferno per uccidere Lucifero e liberare l’amata Beatrice.
Era prevedibile che prima o poi la cultura pop si impadronisse quanto meno delle grafie dantesche, seguendo un percorso che le arti figurative, da Botticelli a Doré, avevano già perseguito con interesse. Viviamo in un immaginario che ricicla e rilegge con le proprie chiavi interpretative tutto quel che è venuto prima ed è legittimo che possa esistere una versione pop della Divina Commedia. Quello che già la televisione, con l’adattamento di Peter Greenaway del 1989, aveva cercato di ottenere, è forse ancora più naturale per il videogioco che si caratterizza fortemente per una mancanza di aura in senso benjaminiano e quindi si può accostare a un architrave del canone occidentale con la dovuta libertà.
Il problema interpretativo della Commedia risiede proprio nella sua estrema canonicità: un monumento di cultura alta che rischia di musealizzarsi a tal punto da riuscire estraneo a gran parte di noi, nonostante ne sia imposto lo studio. Dante’s Inferno invece è la dimostrazione che l’immaginario dantesco può tradursi in immagini contemporanee senza alcun problema. In quanto opera cardine della nostra civiltà, la Commedia non è solo un repertorio di situazioni poetiche, ma è anche uno straordinario bacino di mitologemi.
Contini notava che Dante aveva profondamente lavorato per rendersi personaggio del suo stesso poema e in quanto personaggio si era consegnato all’eterna interpretazione dei suoi lettori e dei suoi critici. Il Dante romantico di Delacroix non corrisponde affatto al Dante risorgimentale di De Sanctis o al Dante antimoderno di Pasolini. Dante’s Inferno non nasconde la sua qualità di prodotto di consumo, ma proprio per questo le immagini del gioco si sovrappongono alle illustrazioni tradizionali del testo letterario, provocando un effetto di straniamento. Il videogioco presenta ormai sempre più delle caratteristiche di genere, quindi formule narrative e mitografiche differenti che cozzano l’una con l’altra. Si tratta di un meccanismo che il cinema hollywoodiano ha saputo sfruttare bene, come nella monumentale trilogia Il signore degli anelli.
Il fatto che la Divina Commedia debba essere sottoposta ad un completo restyling già porta il nostro videogioco dalle parti della riscrittura, e ogni riscrittura, anche quella di un prodotto pop, è primariamente ermeneutica e interpretazione. Il poema dantesco insomma non è un’opera del nostro tempo, come i poemi omerici o le tragedie di Shakespeare. L’adattamento è una forma di riappropriazione di materiali che in parte ci riguardano, ma in parte ci sono estranei. Le soluzioni grafiche del videogioco aggiungono al testo originale un surplus di immagini e narrazione.
Una recensione di Dante’s Inferno apparsa sul Manifesto, centra alcuni punti della questione, notando che il videogioco non è un tradimento, ma una variante del testo dantesco. Purtroppo al momento di trarre le conclusioni, si accenna al fatto che il gioco potrà spingere i giovani a interessarsi della «vera» Divina Commedia, come se i due testi si potessero rivolgere a uno stesso pubblico indifferenziato.
 

Indice delle cose notevoli: Il trailer del videogame su Youtube: http://www.youtube.com/watch?v=TkpJ8dRthuI * Le seminali osservazioni critiche del grande Contini, un caposaldo della critica italiana: Gianfranco Contini, Un’idea di Dante, Torino, Einaudi, 2001 * Un classico legge il classico: Carmelo Bene legge Dante, DVD con libro, Venezia, Marsilio, 2007 * L’irriverente critico americano che ha cercato per primo di definire una gerarchia fra i classici: Harold Bloom, Il canone occidentale. I libri e le scuole delle età, Milano, Rizzoli, 2008 * Un frammento dell’introvabile A TV Dante di Peter Greenaway, esperimento prodotto dalla BBC nel 1989: http://www.youtube.com/watch?v=XkxkRpDeFyk * Un bislacco esempio di riadattamento dantesco al genere thriller: Nick Tosches, La mano di Dante, Milano, Mondadori, 2004 * Una buffa animazione americana dell’Inferno che dimostra quanto sia ancora vivo l’interesse per il sommo poeta: http://www.youtube.com/watch?v=whHDbGeJcts

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