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Ratzinger-Benedetto XVI, l’esortazione alla lettura di Gianni Letta

Di Gianni Letta
PAPA BENEDETTO XVI JOSEPH RATZINGER

Pubblichiamo l’introduzione a firma di Gianni Letta al volume “Joseph Ratzinger/Benedetto XVI. La ragione dell’uomo sulle tracce di Dio”, di Riccardo Pedrizzi, edito da Cantagalli e con la prefazione di Giovanni Battista Re e postfazione di Giuseppe de Lucia Lumeno

Conosco da molto tempo Riccardo Pedrizzi e ho sempre apprezzato la sua attività politica, l’impegno e la dedizione con cui l’ha svolta per tanti anni.

Tre volte Senatore, e una volta Deputato ha portato in Parlamento la competenza acquisita in campo economico finanziario nella sua professione di dirigente bancario, dando un contributo importante al dibattito pubblico sui grandi temi politici, economici e sociali, decisivi per lo sviluppo e il progresso del Paese.

Un contributo che ha generosamente continuato a dare, anche quando ha lasciato il Parlamento, con lo studio e la ricerca innanzitutto, ma anche rivelando una straordinaria capacità di comunicare, attraverso una intensa attività di articolista e di saggista, sempre attento ai grandi problemi dell’economia soprattutto nei momenti di forte tensione sociale.

Continua a farlo con impegno, ancora adesso, come testimonia un saggio su Produttività e Risparmio pubblicato all’inizio del 2023, o come la preziosa attività svolta per il Pnrr nella qualità di presidente del Comitato tecnico scientifico dell’Ucid.

Ma Pedrizzi non ha limitato la sua attività pubblicistica e di studio ai temi della sua specifica competenza. Ha voluto e saputo allargare il suo orizzonte per spaziare agilmente nel più vasto campo della cultura, affrontando questioni e temi di grande rilevanza.

È recente un suo studio su un’opera considerata minore di Alessandro Manzoni, La Rivoluzione Francese del 1789 e la Rivoluzione Italiana del 1859, di cui ha saputo dare una lettura intelligente, originale e attualissima. Una riflessione utilissima per tutti la conclusione di quel saggio: “L’approfondita indagine psicologica, delle folle e dei singoli personaggi, la colorita descrizione degli scenari ambientali e sociali, il preciso raffronto tra la Rivoluzione americana e quella francese, che non hanno nulla di analogo (come già dimostrò Edmund Burke), i toni pacati delle argomentazioni, la difesa equilibrata dello stato monarchico e del re di Francia, la partecipazione emotiva ai singoli avvenimenti, la sua rigorosa scelta di campo contro ogni sopraffazione ed ogni sopruso, sono, tra gli altri, requisiti che difficilmente si possono trovare in altri testi e che dovrebbero indurre almeno i cattolici a fare di tutto per rompere il muro di omertà e silenzio che circonda questa ‘Rivoluzione’ di Alessandro Manzoni”.

Basterebbero questi pochi accenni a far capire la vastità degli interessi culturali di Riccardo Pedrizzi attento sì agli aspetti economici e sociali della vita comunitaria, ma ancora di più a quelli spirituali che gli derivano dalla fede e da una salda formazione cattolica.

Nasce da questa spiritualità intimamente vissuta e praticata questo libro insolito per un politico (almeno per quelli che siamo abituati a conoscere nell’epoca che viviamo) e per questo doppiamente meritevole di attenzione. L’autorevole e prestigiosa prefazione del Card. Re costituisce per Pedrizzi una sorta di imprimatur, e per i lettori una guida preziosa capace com’è di illuminare tutte le pagine del volume.

Non ho perciò la pretesa di poter segnalare a mia volta questo o quell’altro intervento di Papa Benedetto, questo o quell’altro articolo di Pedrizzi. A maggior ragione non ho la presunzione di poter fare una vera e propria “introduzione” per proporre interpretazioni o suggerimenti che servano in qualche modo ad orientare i lettori in queste scelte. La mia vuole essere solo una “esortazione alla lettura”, che sia insieme una testimonianza di gratitudine all’autore e di profonda, sincera devozione a Papa Benedetto. D’altro canto per inoltrarsi nelle pagine di questo libro basta solo una parola: Ratzinger; o meglio ancora una parola e un numero romano insieme: Benedetto XVI.

Essendo lui il protagonista assoluto di ogni pagina, soggetto destinatario delle attenzioni piene d’amore di Riccardo Pedrizzi, come la luce sfugge tra le dita, così la sua figura non accetta di lasciarsi raggiungere attraverso una via obbligata. Come le grandi cime, bisogna accostarla con umiltà, consci che il suo ritratto e la sua eredità non si possono sistemare nel settore teologico di una biblioteca, o in quello filosofico, estetico, morale, e neppure in un archivio che abbia tutte queste voci e anche qualcuna in più, come ad esempio: visione politica, carattere, santità personale.

Una personalità straordinaria come quella di Benedetto XVI va vista nella sua luminosa interezza, è un numero primo, e se in matematica esistesse si potrebbe dire che è un numero primissimo. Qualcosa di finito e insieme di infinito che non si lascia sistematizzare in una sequenza di scienze, arti, virtù. Riflette nei suoi gesti, nel sorriso, nella sua opera gigantesca, anche nella timidezza che osa contraddire fermamente la menzogna, quel Gesù Cristo, Dio vivo e presente, che non è riducibile a nessun concetto o dottrina. Così ha scritto nella enciclica Deus caritas est: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”.

È come se l’uomo Joseph Ratzinger, divenuto Sommo Pontefice, abbia accettato di essere il Papa minimo per lasciare spazio al massimo, che è l’unico Signore. Non è lui a essere importante, ma Colui che lo fa vivere. E se il Cristo gli chiede, parlando alla sua coscienza, di rinunciare al Papato, egli rinuncia. Come disse Giovanni Battista a proposito del Nazareno: “Bisogna che Egli cresca, e che io diminuisca” (Gv 3,30). Ecco perché posso solo rivolgere al lettore una sommessa esortazione: sfogliate il volume e andate incontro ai testi acuti e innamorati di Papa Benedetto per lasciarsi ispirare a intraprendere escursioni spirituali dettate dalla curiosità che una citazione suscita, scoprendo radure nuove e splendide, ma dove è bello riposarsi come dice il Vangelo di Marco: “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’” (Mc 6,30).

Per venire al contributo specifico di Riccardo Pedrizzi posso dire solo che l’autore mostra di conoscere a perfezione l’opera di Papa Benedetto, di averla studiata e assimilata, in tutta la sua complessità perché, come scrisse Marcello Pera, allora presidente del Senato, “Ratzinger non è solo un teologo, ma un grande filosofo, aperto, critico, profondo, e con una vasta cultura in molti settori. E ha una dote personale che solo i grandi posseggono: è dotato di modestia intellettuale che gli consente di sposare lo spirito critico e anche autocritico con la verità in cui crede”.

Pedrizzi scava questa miniera ratzingeriana soprattutto in due punti: 1) Benedetto non tollera che la questione su Dio sia tagliata fuori dal campo della ragione; 2) Dio non può essere estromesso dalla vita pubblica, e ridotto a questione privata. Il tutto con finezza, rigore, fascino. Sono i temi che hanno costituito per tutta la vita l’essenza stessa della ricerca di Papa Benedetto che li ha affrontati non solo sul piano teologico e religioso, ma anche su quello laico e filosofico, senza mai rifiutare, anzi sollecitandolo e accettandolo con convinzione, il dialogo e il confronto con il mondo laico.

Dieci anni fa, nel 2004, arrivò a pubblicare per Mondadori un libro “scritto a quattro mani” insieme proprio all’allora presidente del Senato Marcello Pera. Si intitola Senza radici. Nella prima parte il presidente scrive al Cardinale, mentre nella seconda è il futuro Papa che risponde al professore. E il libro tratta della situazione dell’Europa, del relativismo, del cristianesimo e dell’islam e più in generale affronta e approfondisce il ruolo della Chiesa e della religione nelle nostre società secolarizzate.

Scrisse in quel libro l’allora Cardinale Ratzinger: “L’Occidente non ama più se stesso: della sua storia ormai vede soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo mentre non è più in grado di percepire ciò che è più grande e puro”.

A dieci anni da quel libro Riccardo Pedrizzi ripropone un dialogo a distanza su quegli stessi temi e ancora una volta un pensatore laico e un pensatore religioso concordano sulla necessità di un rinnovamento spirituale prima che politico, una “crescita morale” che sola può dare senso allo sviluppo tecnologico, economico e sociale dell’epoca nostra. È questo il messaggio più profondo e più bello dal libro di Riccardo Pedrizzi. Forse anche il più necessario in un momento come quello che sta attraversando la nostra società. A Riccardo un grazie di cuore. Ai lettori un augurio che è anche una certezza: buona lettura!


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