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Con il Piano Mattei, Meloni guarda al Fianco Sud. L’analisi di Chevron

Di Fabrizio Chevron

Il governo Meloni torna a chiedere a Bruxelles e agli alleati internazionali una rinnovata attenzione verso i Paesi africani, in continuità con quanto fatto da Draghi al vertice Nato del 2022, il primo dopo l’inizio dell’aggressione russa all’Ucraina

Il 29 febbraio il governo italiano ha presentato le priorità del Piano Mattei durante il Vertice Italia-Africa tenutosi a Roma, a cui hanno partecipato 46 Paesi africani, ventidue 22 da capi di Stato o di governo, nonché i delegati di organizzazioni internazionali di rilievo. Erano presenti Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, e Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo.

Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ha parlato di un “piano concreto di interventi strategici concentrato su poche, fondamentali, priorità di medio e lungo periodo”. Le priorità individuate sono cinque: istruzione e formazione; salute; agricoltura; acqua ed energia. Dal punto di vista finanziario il Piano Mattei partirà da un tesoretto di oltre 5,5 miliardi di euro, in larga parte già stanziati, perché come dichiarato da Meloni 3 miliardi verranno ottenuti dal Fondo italiano per il clima, mentre altri 2,5 dalle risorse per la cooperazione allo sviluppo.

Meloni ha citato esplicitamente alcuni progetti, tra i quali lo sviluppo del sistema sanitario in Costa d’Avorio, il sostegno al settore agricolo in Egitto e il risanamento delle acque in alcune aree dell’Etiopia. La leader di Fratelli d’Italia ha inoltre chiarito come nel Piano Mattei rientrino anche i progetti già in essere, come la creazione di un centro per la formazione professionale in Marocco e diversi programmi di Eni, e non solo quelli di futuro avvio.

L’Italia continua a sottolineare come per Roma il fianco Sud sia una priorità. Una delle principali preoccupazioni dell’esecutivo, ovvero le migrazioni dal continente africano verso la nostra penisola, secondo Meloni non possono essere fermate se non vengono affrontate a monte “le cause che spingono una persona ad abbandonare la propria casa”. La risoluzione delle molteplici crisi africane, che destabilizzano il continente ponendo pressione sull’Italia e l’Unione europea, può per Roma avvenire solo attraverso un piano di investimenti in loco.

L’esecutivo, quindi, torna a chiedere a Bruxelles e agli alleati internazionali una rinnovata attenzione verso i Paesi africani, in continuità con il passato governo Draghi che al vertice Nato del luglio 2022 si era impegnato perché l’attenzione dell’organizzazione non venisse completamente assorbita dall’aggressione russa all’Ucraina. Sempre nel 2022 il ministero della Difesa, all’interno della direttiva sulla Strategia di sicurezza e difesa per il Mediterraneo, sottolineava come per l’Italia fosse cruciale svolgere lungo il fianco Sud “un ruolo da protagonista, quale media potenza regionale a forte connotazione marittima, in grado tutelare i propri interessi strategici, nonché svolgere un ruolo di riferimento per i principali alleati in ambito Nato e Ue”.

L’effettiva realizzazione del Piano Mattei, che si presenta come particolarmente ambizioso, passa attraverso la non scontata collaborazione dei vari attori, statali e non, coinvolti. Rilevante, quindi, il freddo commento di Moussa Faki, presidente della Commissione dell’Unione africana, che ha criticato la stesura del progetto, lamentando la mancanza di un preliminare percorso consultivo. Inoltre, tenendo a mente le priorità dell’esecutivo Meloni, risulta importante sottolineare alcune rilevanti assenze. Non erano infatti presenti a Roma delegazioni del Burkina Faso, Mali, Niger e Nigeria. Quattro Paesi di forte importanza per la lotta europea di contrasto alla migrazione, nonché, nello specifico gli ultimi tre, negli anni più recenti soggetti a una crescente influenza russa e prossimi, probabilmente, a lasciare l’Ecowas.

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