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Come si è svolto l’attacco chimico in Siria secondo Human Rights Watch

Dopo settimane di tensioni è arrivato il primo rapporto dell’organizzazione Human Rights Watch sugli attacchi del 21 agosto alla periferia di Damasco. Il risultato delle indagini indica che nell’assalto sono stati usati agenti chimici, molto probabilmente gas sarin, prodotto in Siria con elementi chimici russi. E che le armi utilizzate sono in possesso del governo di Bashar al-Assad.

Il rapporto si intitola “Attacchi contro Ghouta: Analisi del presunto uso di armi chimiche in Siria” ed è firmato da Peter Bouckaert, direttore per le Emergenze di Human Rights Watch. È composto da 22 pagine con disegni delle parabole dei razzi, calcoli e una serie di schemi.

La metodologia dell’analisi
La metodologia di analisi di Human Rights Watch è basata sul racconto dei testimoni, video, fotografie e lo studio dei resti delle armi nella zona, oltre a rapporti medici con la descrizione dei sintomi delle vittime. La conclusione, secondo l’organizzazione, è che “le prove disponibili suggeriscono che i responsabili dell’attacco sono le forze del governo siriano”.

E precisa: “Questo rapporto descrive due presunti attacchi di armi chimiche in Siria, avvenuti entrambi il 21 agosto alla periferia di Ghouta. Nelle offensive sono state uccise centinaia di civili, tra cui un gran numero di bambini. Human Rights Watch ha analizzato le testimonianze, i lanci dei razzi, l’informazione sulla probabile fonte degli attacchi, i resti fisici dei sistemi d’arma utilizzati e i sintomi medici delle vittime, come documentato da personale medico”.

I razzi del regime
Secondo il rapporto, “l’indagine rileva che probabilmente sono stati usati due razzi di fabbricazione siriana con un sistema sovietico, che sono serviti per il lancio di agenti nervini. Le prove suggeriscono che si trattasse di sarin o di qualcosa di simile”.

Il primo razzo era un razzo da 330 millimetri e il secondo da 140, con capacità per diffondere 2,2 chili di gas sarin. Razzi con le stesse caratteristiche di quelli in possesso del regime siriano.

I sintomi delle vittime
“Tre medici locali hanno detto a Human Rights Watch che le vittime degli attentati hanno mostrato sintomi che sono coerenti con l’esposizione a gas nervino . Soffocamento, respirazione poco frequente, spasmi muscolari involontari, nausea, bava alla bocca, convulsioni, vertigini, visione offuscata, occhi rossi e irritati e colorazione azzurra nella pelle”, spiega il rapporto. Questi sintomi, insieme alla mancanza di ferite traumatiche, sostengono la tesi che le vittime siano state esposte ad agenti chimici come il gas sarin.

Human Rights Watch ha ricordato nel suo rapporto anche l’analisi di laboratorio che prova che un fotografo del quotidiano francese Le Monde è stato sottoposto ad esposizioni di gas sarin ad aprile in un attacco a Jobar, sempre nella periferia di Damasco.

La responsabilità di Assad
Ancora una volta il presidente siriano Bashar al-Assad ha negato di avere utilizzato armi chimiche (come già hanno anticipato alcuni media americani si sospetta che sia stato suo fratello, Maher-al-Assad a dare l’ordine). In una intervista alla Cbs, il presidente siriano ha dato la colpa dell’offensiva all’opposizione.

Secondo Human Rights Watch, gli esperti di armi che hanno analizzato i resti dell’attacco chimico in Siria hanno rilevato però che i ribelli non sono in possesso di razzi con le caratteristiche di quelli usati il 21 agosto scorso.



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