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Cambiamento climatico e intelligence. Rischi e sfide per la sicurezza

Il tema è al centro dell’attività dell’intelligence, ha spiegato il direttore del Dis Elisabetta Belloni. Le sfide per il multilateralismo secondo Giampiero Massolo e la centralità dell’Italia per l’ambasciatore Francesco Maria Talò. La Difesa ci darà gli strumenti, ha detto Luca Goretti, capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare. Chi c’era e cosa si è detto al convegno “Le implicazioni del cambiamento climatico sulle politiche di difesa e sicurezza”, organizzato presso la Sala Capitolare di Palazzo della Minerva dal senatore Maurizio Gasparri

Secondo Elisabetta Belloni, direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, il nesso tra cambiamento climatico e politiche di difesa e sicurezza “è ormai un dato acquisito”. In questa fase storica “dovremmo forse lasciare la riflessione al passato e incominciare a guardare agli strumenti che dobbiamo adottare per cercare di affrontare le conseguenze” del cambiamento climatico, ha spiegato l’ambasciatrice durante il convengo di martedì “Le implicazioni del cambiamento climatico sulle politiche di difesa e sicurezza”, organizzato presso la Sala Capitolare di Palazzo della Minerva dal senatore Maurizio Gasparri.

Dopo l’apertura dei lavori del generale Giovanni Fantuzzi, direttore del Centro studi militari aeronautici “Giulio Douhet”, e la nota introduttiva del generale Luca Baione, rappresentante permanente d’Italia presso l’Organizzazione meteorologica mondiale, la tavola rotonda è stata moderata da Elisabetta Migliorelli, vicedirettrice del TG2. Presenti anche l’ambasciatore Giampiero Massolo, presidente dell’Ispi, e l’ambasciatore Francesco Maria Talò, consigliere del ministro della Difesa. Nel corso del convegno sono intervenuti anche, con le loro relazioni, Antonello Pasini dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche, Matteo Paonni della Commissione Europea e il professor Alberto Pirni della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa.

Il cambiamento climatico, ha osservato Belloni, è un tema “certamente” al centro dell’attività dell’intelligence. Ma non soltanto per l’impatto sui flussi migratori su un Mediterraneo sempre più centrale ma anche posto davanti a maggiori rischi. “La transizione verso energie pulite ci pone di fronte a dei rischi enormi, a una competizione tecnologica verso strumenti tecnologici innovativi che deve consentire al nostro Paese di essere ‘al sicuro’, quindi combattere con chi detiene gli strumenti per essere o più avanti di noi oppure quei Paesi che cercano di appropriarsi delle tecnologie che ci sono proprie”. E ancora: gli ecoreati, il bioterrorismo, i rapporti fra la conflittualità internazionale e il cambiamento climatico. La comunità scientifica è concorde sugli effetti del cambiamento climatico, ora tocca alla politica agire, ha aggiunto.

L’ambasciatore Massolo, che è stato direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza dal 2012 al 2016, ha osservato, anche alla luce del suo impegno manageriale, che la dimensione geo-climatica “si aggiunge” al nostro cruscotto dei rischi. La sfida, ha spiegato ancora, riguarda gli strumenti con cui mitigare il rischio climatico in un periodo di “crisi generalizzata del multilateralismo” e maggiori difficoltà da parte dei singoli governi a stanziare fondi. L’ambasciatore Talò, che ha fatto del cambiamento climatico una priorità nel suo mandato da rappresentante permanente alla Nato dal 2019 al 2022, ha sottolineato che l’Italia “può essere protagonista” verso una maggiore consapevolezza nel mondo atlantico, in un contesto in cui è “necessario” mitigare gli impatti del cambiamento climatico sulle attività militari. Perché, oltre gli impatti ambientali, “senza sicurezza non si va da nessuna parte”, ha evidenziato.

L’incontro è stato chiuso dal generale Luca Goretti, capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare. “Abbiamo l’obbligo di prepararci alle sfide che la situazione contingente ci chiede. Nella difesa e sicurezza una chiave importante è quella della comunicazione e i dati”, ha dichiarato. Ha ricordato il clima, ma anche l’effetto solare, monitorato al Comando operazioni aerospaziali di Poggio Renatico a Ferrara. “Se non controlliamo questo”, ha ribadito, “potremo essere i più grandi inventori, ma non saremmo nulla”. “Le attività antropiche hanno un impatto sull’ambiente e abbiamo l’obbligo di recuperare” anche per le future generazioni. “Ecco perché l’Aeronautica è veramente coinvolta”, ha detto ancora Goretti. Ecco quindi i temi all’ordine del giorno: biocarburante, la trasformazione del parco della forza armata in ecosostenibile. “Andate al nostro centro dell’Urbe se non credete”, ha spiegato. “Apriamo le nostre attività a test e ricerca, ogni anno assicuriamo all’Enea assistenza in Antartide dove abbiamo creato una pista semi preparata sul terreno dell’Antartide. Lo facciamo anche dallo spazio, è appena tornato [Walter] Villadei”. La Difesa “ci darà gli strumenti che serviranno”, è l’augurio e l’impegno del capo di stato maggiore dell’Aeronautica.



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