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Le colpe di un Occidente indeciso ricadono su Kyiv. L’analisi di Lucas

Di Edward Lucas

L’Occidente, impreparato e indeciso, ha sopravvalutato le proprie capacità e sottovalutato la determinazione di Putin. Ora il rischio è quello di una sconfitta con conseguenze per l’Ucraina, l’Europa e il mondo intero. Il corsivo di Edward Lucas, non-resident senior fellow del Center for European Policy Analysis

La sceneggiatura del film era quasi scritta. Vladimir Putin ha superato il limite in Ucraina. Il dittatore russo ha favorito l’unità del Paese e ha ravvivato l’alleanza transatlantica. Ha affrontato stupidamente non solo l’Ucraina, ma anche i Paesi più ricchi e potenti del mondo, con risultati prevedibilmente catastrofici. Le sanzioni hanno paralizzato la sua economia e la sua macchina da guerra. I suoi amici, fiutando la sconfitta, si sono tirati indietro. Gli attacchi di precisione a lungo raggio ne hanno distrutto la logistica. I suoi seguaci sono scappati dalla Crimea. Le battute d’arresto sul campo di battaglia e la carenza di cibo, carburante, munizioni e pezzi di ricambio hanno portato all’ammutinamento, alla resa e alla diserzione delle forze d’invasione mal guidate e mal addestrate. Quando l’esercito russo, ridotto in macerie, si è piegato di fronte alla poderosa controffensiva ucraina, la disfatta militare, come nel 1917, ha provocato un cambio politico a Mosca. I russi si sono ribellati alla mobilitazione. L’élite si è divisa e ha preso le distanze. Con un nuovo leader la Russia si è svegliata dalla sua frenesia imperialista diventando un Paese cordiale, normale, governato dal diritto. Gli unicorni saltellano sulla Piazza Rossa e un arcobaleno eterno si estende da Kaliningrad a Vladivostok.

Tutto sbagliato. E non soltanto l’ultima parte. L’Occidente ha clamorosamente sopravvalutato le proprie risorse e la propria forza di volontà. Ha attribuito un peso eccessivo alla capacità dell’Ucraina di vincere quella che è diventata una guerra di logoramento. Ha sottovalutato la capacità della Russia di imparare dagli errori, di costruire solide linee difensive, di eludere le sanzioni, di incrementare la propria economia di guerra, di accettare le perdite, di schiacciare il dissenso. Il risultato: l’Ucraina è a corto di truppe e munizioni. Una sconfitta militare rovinosa potrebbe non essere immediata, ma cresce il pericolo di ulteriori progressi territoriali russi, di una situazione di maggiore sofferenza e di un accordo capestro in cui l’Ucraina sarà costretta a dolorose concessioni.

È un risultato catastrofico. Dà ragione a Putin e al suo atteggiamento guerrafondaio. Distrugge la deterrenza occidentale. Umilia l’Ucraina. E sarà provvisorio. La Russia tornerà a farsi sentire, sia di nuovo in Ucraina sia sfidando una Nato ormai indebolita.

La colpa è dei leader occidentali. Se avessero dato seguito alle loro belle parole e alle loro foto sorridenti nei primi mesi della guerra totale con decisioni immediate di iniziare a produrre proiettili d’artiglieria e cannoni, e se avessero dato all’Ucraina le armi a lungo raggio che aveva chiesto, staremmo festeggiando la vittoria. Gli ucraini hanno fatto tutto quello che potevano, e molto di più di quello che apparentemente non potevano fare. Noi abbiamo fatto molto meno di quello che potevamo, e abbiamo fatto finta che fosse molto di più. Questo divario tra fantasia e realtà è letale per gli ucraini di oggi e per quelli di domani.

La maledizione del wishful thinking è però molto più profonda. Risale agli anni Novanta e all’approccio avido e ingenuo alla Russia: non un impero ferito, risentito e ancora pericoloso, ma solo un altro mercato emergente, con profitti a volontà e una vita notturna eccitante. La Nato ha ammesso i nuovi membri con lentezza e riluttanza e ancora oggi non dispone di piani di difesa adeguatamente finanziati. Le carenze in termini di prontezza e capacità appaiono gravi sulla carta, ma in caso di crisi saranno colmate dagli Stati Uniti.

Ops. Altro wishful thinking. Per decenni gli alleati europei hanno creduto che risparmiare sulla difesa non rischiasse di costare di più di qualche parola negativa da Washington. Ancora oggi, Stati ricchi e in prima linea come Norvegia e Danimarca non prendono sul serio le spese militari. Ma l’impazienza americana si sta facendo sentire. Gli europei possono biasimare l’approccio transazionale di Donald Trump e i discorsi duri sui membri della Nato “delinquenti”. Ma l’argomento ha una certa risonanza tra gli elettori. Per questo dice queste cose.

Ora il copione sembra diverso. I discorsi presuntuosi uniti alla codardia morale portano alla crisi e poi alla catastrofe. Dimenticate il film: a Hollywood piace il lieto fine. Una storia di arroganza e nemesi è più vicina a una tragedia greca. O a una tragedia ucraina.



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