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De-risking dalla Cina. Cos’ha detto Belloni (Dis) al Raisina Dialogue

“La sicurezza economica è diventata cruciale per la nostra sicurezza”, ha spiegato la direttrice del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza a Nuova Delhi. Con il mancato rinnovo del memorandum sulla Via della Seta, è stato “necessario introdurre misure” per limitare i rischi di dipendenze

“La sicurezza economica è diventata cruciale per la nostra sicurezza nazionale”, ha spiegato oggi l’ambasciatrice Elisabetta Belloni, direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, la struttura che coordina il lavoro delle due agenzie d’intelligence italiane.

Dopo aver partecipato all’edizione 2023, Belloni ha preso parte anche quest’anno al Raisina Dialogue, l’evento organizzato dal think tank indiano Observer Research Foundation e dal ministero degli Esteri di Nuova Delhi. Presente nella capitale indiana anche l’ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, senatore di Fratelli d’Italia. Assente, invece, il governo i cui membri sembrano aver deciso di aspettare le prossime elezioni indiane, così come fatto dall’amministrazione americana.

Belloni è intervenuta durante il panel “Red Haze: The ‘Derisking’ Question” assieme a Jan Lipavský, ministro degli Esteri ceco, Juraj Blanár, ministro degli Esteri slovacco, Marise Payne, ex ministra della Difesa australiana e oggi docente alla Western Sydney University, e Jorge Guajardo, ex ambasciatore messicano in Cina e oggi partner di Dentons Global Advisors. A introdurre i lavori è stato Sanjeev Krishan, presidente di PwC in India. A moderarli, Indrani Bagchi, numero uno di Ananta Aspen Centre.

Il concept del dibattito era molto netto, dedicato in particolare alla Cina, con cui il governo Meloni ha deciso di non rinnovare il memorandum d’intesa sulla Belt and Road Initiative, la cosiddetta Via della Seta, firmato nel 2019 dal governo Conte. “Le preoccupazioni per l’insicurezza e l’insostenibilità delle catene globali del valore sono ormai condivise ovunque nel mondo. Due decenni di globalizzazione hanno fatto crescere redditi e livello di benessere, ma hanno anche portato a uno sviluppo diseguale, con la produzione che si è effettivamente concentrata in poche aree geografiche, in particolare nella Cina continentale”, si legge. E ancora: “Gli sforzi per diversificare le catene di approvvigionamento non hanno soddisfatto le aspettative. Nel frattempo, il governo e le imprese cinesi restano fiduciosi di poter competere con qualsiasi altro potenziale sito per le catene di approvvigionamento. E Pechino non mostra alcuna esitazione a sfruttare il proprio vantaggio economico come arma”.

“Nessuna sorpresa”, dunque, per la domanda di Bagchi, ha spiegato Belloni.

In un periodo di “pesantissimi shock geopolitici e geoeconomici” il ruolo svolto dall’intelligence italiana è stato “molto rilevante”, ha spiegato. “Ci è stato chiesto di esaminare ciò che stava accadendo nel Paese, ma anche nei Paesi vicini e nel mondo” dopo il Covid-19, la guerra in Ucraina e il conflitto in Ucraina per individuare le cause delle vulnerabilità. “Per non parlare della campagna di disinformazione e degli attacchi informatici e terroristici”, ha proseguito Belloni.

Per quanto riguarda il memorandum d’intesa, oltre alla decisione politica di non rinnovarlo, l’Italia ha cercato di rimodellare le proprie relazioni con la Cina, ha spiegato ancora Belloni. “Non volevamo abbandonare il mercato cinese ma abbiamo pensato che fosse necessario introdurre misure di de-risking”, ovvero di “creare un’alternativa, un piano B” per diversificare le catene di approvvigionamento e le reti di comunicazione e commerciali, ma anche per rafforzare le relazioni con i Paesi amici. Un’alternativa che, ha aggiunto, può “fungere da deterrente” per evitare che le dipendenze vengano weaponizzate.

“Le vulnerabilità hanno dimostrato al governo l’importanza delle politiche di de-risking”, ha evidenziato l’ambasciatrice. Ma, ha proseguito, “non sono sicura che l’opinione pubblica e le aziende, nel mio Paese e probabilmente anche in altri Paesi, abbiano la stessa consapevolezza”. Per questo, “è necessario lavorare sulla consapevolezza delle aziende e dell’opinione pubblica”, ha concluso.


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