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Il destino del mondo libero si decide in Ucraina. L’intervento dell’amb. Anders

Di Anna Maria Anders

Solo una vittoria dell’Ucraina può portare a cambiamenti nella Russia stessa. Dobbiamo sostenere l’Ucraina nella sua lotta in ogni modo possibile. Una eventuale vittoria della Russia porterebbe a conseguenze geopolitiche negative per tutti noi. L’intervento di Anna Maria Anders, ambasciatore di Polonia in Italia

Contrariamente alle speranze espresse da politici, politologi e visionari solo pochi decenni fa, il mondo moderno non si trova in una situazione di “fine della storia” e non ha intrapreso la strada dell’eliminazione definitiva delle guerre. L’aggressione russa contro l’Ucraina ha posto fine a una realtà relativamente stabile del periodo dopo la guerra fredda e segna un indiscutibile “ritorno della storia”. L’attacco della Federazione Russa, uno dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, all’Ucraina sovrana è senza precedenti e viola i diritti e le consuetudini del mondo civilizzato. I crimini di guerra e le atrocità commesse dai russi sui civili sono e saranno affrontati dalle istituzioni nazionali ucraine e dalle istituzioni internazionali.

Alla luce degli eventi che purtroppo si stanno verificando in Ucraina, le parole pronunciate da Vladimir Putin la mattina del 24 febbraio 2022 dimostrano chiaramente il cinismo del presidente russo. Ricordiamoci che all’epoca egli aveva dichiarato che la Russia non aveva intenzione di occupare l’Ucraina, ma che avrebbe cercato di smilitarizzarla e denazificarla per salvare la popolazione dalla crudeltà del “regime di Kyiv”. Sottolineava anche che alla base della politica russa c’è l’amore per la libertà. Abbiamo avuto modo di vedere qual è la concezione russa della libertà a Buča! Abbiamo visto il dramma dei bambini ucraini deportati in territorio russo e sottoposti alla russificazione forzata. Questi atti dimostrano che l’obiettivo del Cremlino è distruggere la nazione ucraina. La narrazione della Russia sul suo impegno per la pace dovrebbe essere collocata nel mondo delle favole.

L’obiettivo principale dell’aggressiva politica imperiale della Russia è quello di costruire la propria superpotenza e portare alla delineazione di un nuovo quadro geopolitico. La Federazione Russa definisce chiaramente lo spazio post-sovietico come propria ed esclusiva sfera di influenza, mettendo così in discussione il diritto delle nazioni all’autodeterminazione. Le autorità del Cremlino cercano di limitare il ruolo e il significato dell’Alleanza Nordatlantica nell’Europa centro-orientale, privandola di strumenti d’azione efficaci (bloccando, tra l’altro, la “politica delle porte aperte”), invertendo gli effetti dell’espansione della Nato dal 1997, provocando un cambiamento nella dottrina dell’Alleanza e indebolendo gravemente la sua credibilità.

Una caratteristica intrinseca della politica estera russa è quella di seminare il caos. Lo vediamo anche nella disinformazione sulla guerra in Ucraina che si sta diffondendo nei nostri Paesi. La disinformazione fa leva sulle emozioni ed è per questo che funziona. La Russia parla molto di pace e tutti noi vogliamo che questa guerra finisca immediatamente. Ricordiamo però che se la Russia parla di pace, intende una pace alle sue condizioni, il che significa che l’Ucraina dovrebbe rinunciare a parte del suo territorio. E questo è qualcosa che né l’Ucraina né noi, come comunità che la sostiene, possiamo accettare. Parlando del caos creato artificialmente e deliberatamente dalla Russia, ricordiamoci anche dei fenomeni migratori utilizzati da Mosca nella guerra ibrida. La Polonia e la Finlandia lo hanno sperimentato.

Non è certo questo il momento di cambiare strategia nei confronti dell’Ucraina, intraprendendo, come vogliono alcuni, un “percorso diplomatico” per “una risoluzione rapida del conflitto”, giustificando questa posizione con la “stanchezza dell’opinione pubblica europea della guerra in Ucraina”. In questo contesto mi stanno molto a cuore le parole di chi pone la domanda retorica rivolta a tutti noi: “di cosa siamo stanchi”. Dobbiamo essere consapevoli che i prossimi mesi e anni saranno una sfida militare e logistica per tutto il mondo libero, che deve dunque rimanere unito.

La scelta di Kyiv come meta della prima visita sia del nuovo premier che del nuovo ministro degli affari esteri polacco ha sottolineato simbolicamente il ruolo prioritario che l’Ucraina ha nella politica estera polacca. La strategia della Polonia non cambia: crediamo fermamente che l’Ucraina debba vincere questa guerra e che Putin debba perderla. Vogliamo che alla fine del decennio l’Ucraina, nei suoi confini internazionalmente riconosciuti, diventi membro dell’Unione Europea. L’incessante sostegno a Kyiv e, in futuro, l’ammissione dell’Ucraina nella nostra famiglia europea sono l’unica garanzia di una pace duratura in Europa. Voglio sottolineare che il destino del mondo libero si decide in Ucraina. La lotta dell’Ucraina contro la Russia è una lotta per l’essenza dell’europeità.

Credo che l’Ucraina vincerà e riprenderà il controllo dell’intero territorio del suo Paese. Ritengo che solo una vittoria dell’Ucraina possa portare a cambiamenti nella Russia stessa. Dobbiamo quindi sostenere l’Ucraina nella sua lotta in ogni modo possibile. Una eventuale vittoria della Russia e la realizzazione dei suoi obiettivi geopolitici attraverso la sottomissione e l’occupazione dell’Ucraina porterebbe a conseguenze geopolitiche negative per tutti noi, compresi gli italiani. A questo proposito, vorrei citare il primo ministro polacco Donald Tusk che, durante la sua visita a Kyiv a gennaio, ha sottolineato che “nessuno ha il diritto di fingere di non vedere che in Ucraina il bene sta combattendo contro il male. Oggi l’Ucraina porta sulle sue spalle i problemi di sicurezza dell’intero continente”.

 

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