Mario Draghi, che sarà a Strasburgo martedì 27 per la Conferenza dei presidenti di commissione del Parlamento europeo, nel suo intervento ieri all’Ecofin ha messo l’accento sui bisogni delle transizioni verde e digitale “stimati in almeno 500 miliardi di euro l’anno”. Ecco i conti presentati dall’ex presidente della Bce
Ci sarà la necessità di avviare “azioni coraggiose se vogliamo finanziare i costi della doppia transizione e della difesa e mantenere i nostri modelli sociali e la coesione sociale”. Queste le parole di Mario Draghi, già presidente della Bce ed ex presidente del Consiglio, alla riunione informale dei ministri delle Finanze che si è tenuta ieri in Belgio, a Gent.
L’invito a Draghi è stato esteso in virtù del suo lavoro sul rapporto sulla competitività dell’economia europea atteso per giugno. Un primo scambio questo dell’Ecofin proprio fra diverse parti interessate. “Negli ultimi anni si sono verificati molti cambiamenti profondi nell’ordine economico globale e questi cambiamenti hanno avuto una serie di conseguenze, una delle quali è chiara: in Europa si dovrà investire una quantità enorme di denaro in un tempo relativamente breve. E non vedo l’ora di iniziare questa discussione per sapere che cosa pensano i ministri delle Finanze e cosa stanno preparando su come finanziare queste esigenze di investimento”, ha detto ai giornalisti che lo attendevano.
L’ex premier riguardo gli investimenti necessari ha sottolineato che non intende solo denaro pubblico, ma si riferisce anche a un eventuale ragionamento sull’utilizzo del risparmio privato.
Rimarcando che i “bisogni delle transizioni verde e digitale sono stimati in almeno 500 miliardi di euro l’anno, a cui vanno aggiunti la difesa e gli investimenti produttivi. Il divario dell’Ue rispetto agli Usa si sta allargando soprattutto dopo il 2010. Agli Usa sono serviti due anni per tornare ai livelli precedenti, all’Ue nove anni, e da allora non siamo saliti. C’è un gap di investimenti dell’1,5% del Pil pari a 500 miliardi di euro”. Un divario quello con gli Stati Uniti che si può constatare ovunque: “Nella produttività, nella crescita del Pil, nel Pil pro capite”, ha evidenziato.
Dal dibattito è infine emerso, secondo fonti dello staff dell’ex premier, “un forte accordo tra i ministri delle Finanze dell’Ue sulla diagnosi presentata da Draghi, ma anche un sentimento condiviso sul senso dell’urgenza di agire. Le discussioni hanno mostrato una convergenza su quali elementi siano necessari per ripristinare la competitività, come la riduzione dei prezzi elevati dell’energia, la riduzione degli oneri normativi e il sostegno a un mercato unico forte, che va completato”.