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Il G7 italiano nel mirino di Pechino. Ecco perché

In nome di una presunta “neutralità” che però non può che significare sostenere l’aggressore sull’aggredito, i media cinesi criticano il comunicato dei Sette riunitisi sabato sotto la guida di Meloni, in visita a Kyiv. Obiettivo: indebolire l’Occidente e minare gli sforzi diplomatici di Washington

Sono passati due anni dall’inizio dell’aggressione russa dell’Ucraina e la Cina non sembra decisa a mollare la sua linea di “neutralità”. Come se si possa essere neutrali in un caso di violazione del diritto internazionale, con ben chiaro chi siano l’aggressore e l’aggredito, senza essere, nei fatti, a sostegno al primo. Eppure, “l’Occidente dovrebbe apprezzare ed essere grato per la neutralità della Cina, piuttosto che esprimere inutili lamentele”, scrive il Global Times, megafono in lingua inglese della propaganda del Partito comunista cinese. “Il mondo ha bisogno di una grande potenza che rimanga neutrale invece di schierarsi per lasciare che la crisi si sviluppi in un disastro geopolitico più grande e incontrollabile”, si legge ancora in un articolo che prende spunto dalla riunione dei leader del G7 convocata sabato, nel secondo anniversario dell’aggressione russa dell’Ucraina, dalla presidenza italiana.

I leader – convocati da Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, da Kyiv – si sono impegnati a continuare ad aiutare l’Ucraina nella sua difesa e anche ad approvare nuove sanzioni contro la Russia. Nella dichiarazione finale si parla di “sanzioni aggiuntive alle aziende e agli individui di Paesi terzi che aiutano la Russia ad acquisire armi o forniture essenziali per le armi” e anche “a coloro che aiutano la Russia ad acquisire strumenti e altre attrezzature che aiutano la produzione di armi” o “lo sviluppo militare-industriale della Russia”. I Sette hanno anche “condannato fermamente le esportazioni della Corea del Nord e l’acquisizione da parte della Russia di missili balistici nordcoreani”, oltre a chiedere “all’Iran di smettere di aiutare l’esercito russo e la sua guerra in Ucraina”. Infine, hanno espresso preoccupazione “per i trasferimenti in Russia da parte di aziende della Repubblica popolare cinese di materiali e componenti a duplice uso per armi e attrezzature per la produzione militare”.

Non è colpa della Cina se “l’Occidente non è riuscito a indebolire la Russia attraverso le sanzioni”, si legge nell’articolo del Global Times. Qual è allora la ragione, secondo l’organo del dipartimento propaganda del Partito comunista cinese? “La Russia è una grande potenza con una catena di approvvigionamento e di industria completa per sostenere le proprie operazioni militari, e dispone di energia e cibo a sufficienza”.

E ancora, correntemente con i tentativi diplomatici di Pechino di minare il lavoro diplomatico di Washington con alleati e partner like-minded: “Quando la Russia vende energia alla Cina e ad altri Paesi non occidentali, come i membri dei Brics, tra cui l’India, Mosca vende anche il suo petrolio e il suo gas all’Europa indirettamente, attraverso alcuni canali speciali, tramite alcune terze parti, e chiede a tutti gli acquirenti di pagare in rubli; quindi, quando si lamenta della Cina, l’Occidente dovrebbe guardare a ciò che altri Paesi, tra cui molti occidentali, stanno facendo nel mercato internazionale dell’energia, piuttosto che incolpare ipocritamente la Cina”.

Inevitabilmente, però, l’obiettivo grosso per la Cina, così come della Russia, è l’unità transatlantica. Ecco che il Global Times cita le difficoltà occidentali negli aiuti all’Ucraina, l’ipotesi di ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e la possibilità che l’Ucraina rappresenti per l’Unione europea e gli Stati Uniti un dossier di diversa priorità strategica nel medio termine (“abbandonata se necessario” da Washington, “questione di vita o di morte” per i 27). Non manca un riferimento all’Italia, già nel mirino del Global Times la scorsa settimana per il Piano Mattei. In particolare, all’accordo sulla sicurezza firmato da Meloni e dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky in linea con gli impegni assunti al G7 a margine del summit Nato dell’estate scorsa. Ma, conclude il giornale cinese, “l’Occidente sarà ulteriormente diviso man mano che il conflitto continuerà” anche alla luce delle sue difficoltà economiche. Firmato: Global Times. Ma poteva essere un qualsiasi organo della propaganda russa.

Appaiono, dunque, sempre più evidenti gli sforzi comuni di Russia e Cina per indebolire l’Occidente, siano essi condotti in nome di una “operazione militare speciale” o di una “neutralità”. E proprio ieri, a Mosca, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e il viceministro degli Esteri cinese Sun Weidong si sono incontrati a Mosca parlando, tra le altre cose, della “garanzia della sicurezza nello spazio eurasiatico, così come nella regione dell’Asia-Pacifico, visti i tentativi attivi da parte dell’Occidente di creare alleanze politico-militari in piccoli blocchi”, come spiega una nota della diplomazia russa.

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