Pubblichiamo un estratto della prefazione firmato da Giovanni Nistri, già comandante generale dei Carabinieri, al volume “Disinformare: ecco l’arma. L’emergenza educativa e democratica del nostro tempo” di Mario Caligiuri e Alberto Pagani con Michela Chioso (Rubbettino)
Considerato il livello di globalizzazione e l’onnicomprensività raggiunta dalle relazioni internazionali, la guerra contemporanea e quella dell’immediato futuro non possono essere intese solo nel senso tradizionale di impiego armato della forza. Più appropriato parlare di competizione strategica che, per sua intrinseca natura, coinvolge le Forze Armate nei domini attualmente considerati – Terra, Mare, Cielo, Spazio, Cyberspazio, Sottomarino – estendendosi a finanza, economia, cultura, tecnologia e, più in generale, al sapere.
Si tratta, dunque, di una guerra globale o, meglio ancora, di una guerra cognitiva volta alla conquista delle menti. La principale minaccia per l’Occidente non è più (solo) il dispiegamento sul campo di battaglia di nuove e più letali armi, bensì la capacità dell’avversario di polarizzare le componenti sociali e minarne la tenuta democratica. Il tutto, attraverso campagne di disinformazione condotte ad arte e agevolate dalla pervasività della tecnologia. L’Occidente sembra essersi abbandonato a una perniciosa forma di decadenza interna, alimentata da una narrazione corrosiva secondo cui la guerra – che non richiede più molto sforzo da parte della popolazione civile – impatta scarsamente sulla vita di quanti non sono professionisti delle armi.
Il degrado della volontà di combattere (rectius: di resistere), narcotizzata dalle campagne di disinformazione avversarie, in pericolosa combinazione con un sistema internazionale reso più imprevedibile dalle convulsioni geopolitiche e con la rassicurante – ma errata – convinzione di un’irreversibile supremazia tecnologica, potrebbe rivelarsi disastroso per la salvaguardia dei modelli di vita e dei valori occidentali.
Questi sono i pericoli che traspaiono dall’analisi di Pagani e Caligiuri, acutamente incentrata sul potere tossico della disinformazione. Un insieme di attività, anche di peso strategico, che gli autori anatomizzano illustrando finalità, obiettivi, metodologie, strumenti e tecniche, proponendo contromisure di valenza etica ed educativa.
A conclusione di queste note introduttive, permettete anche a me di rivolgere una domanda agli autori. Un quesito che, nel lasciare aperta la conversazione avviata con questo libro, rinnovi l’auspicio di una prossima edizione, aggiornata e ampliata.
Nella vostra intervista, avete chiarito che cosa è la bugia. E io, facendo riferimento al Vangelo di Giovanni, vi domando: Quid est veritas?
(Foto di Nijwam Swargiary su Unsplash)