Skip to main content

Phisikk du role – Psicanalisi e politica, quali impulsi governano gli elettori

Potrebbe mai un serio analista politico dichiarare che questo voto per l’elezione del presidente della regione Sardegna rappresenti un segno attendibile di mutamento dell’orientamento politico degli italiani? Suvvia, è ovvio che no. La rubrica di Pino Pisicchio

La politica e i politici sono stati oggetto, a partire da Gustave le Bon (Psicologia delle folle) e, ovviamente da Freud (psicologia delle masse e analisi dell’io) e Jung (l’inconscio collettivo), di studi importanti da parte delle diverse partizioni delle scienze della psiche. Infatti, mentre le scienze psichiatriche hanno dominato l’analisi delle menti contorte dei dittatori, l’approccio psicologico e psicanalitico ha cercato di comprendere quali impulsi governano la scelta elettorale del popolo sovrano, offrendosi, soprattutto nel tempo attuale, come utile strumento di comprensione dei desiderata del “pubblico” per aggiustare il tiro della propaganda a vantaggio dei nuovi politici.

Più desueta è apparsa l’analisi dei comportamenti messi in atto dai decisori politici, degli impulsi che spingono ad una o l’altra opzione, partendo dall’intelligenza dei processi formativi dell’io, dei traumi infantili, dei tabù e dei totem che abitano l’immaginario del leader. Cosa che apparirebbe utilissima oggi, visto che il velo pietoso della ragione ideologica, che ha soccorso gli ultimi decenni del Novecento, ormai si è strappato, trascinando con se’ partiti, dialettiche democratiche e persino le sane abitudini alla critica, e inaugurando la stagione di uomini (e donne) molto soli al comando. Del resto non era un altro psicanalista del calibro di Lacan a dire che “l’inconscio è la politica”, seguito dall’eco di un Marcuse che collegava l’istinto, inteso come piacere estetico e come gioco, alle radici della politica? Allora viva le scienze della psiche, forse unica chiave che ci resta per capire comportamenti e presagire reazioni.

Prendiamo il voto di lunedì scorso in Sardegna. La parte che ha vinto, per uno 0,3%, dunque per un soffio, il centro-sinistra, ha avuto certamente ragione a levare il suo sospiro di sollievo dopo la sequela di risultati grami a partire dal settembre del 2022, e, parallelamente si giustifica anche la delusione ( che peraltro non è mai priva di conseguenze nei rapporti tra “alleati”, questo si sa) del centro destra, in particolare dei fratelli e delle sorelle d’Italia, che sulla candidatura sconfitta avevano speso il jolly della presidente del Consiglio. Ma potrebbe mai un serio analista politico dichiarare che questo voto per l’elezione del presidente della regione Sardegna rappresenti un segno attendibile di mutamento dell’orientamento politico degli italiani?

Suvvia, è ovvio che no. E allora perché questo dibattito un po’ surreale in cui il Pd, che ha subito la candidatura di area imposta dai Cinque Stelle di Conte, non riuscendo a connettersi con quella necessaria ( guardando alle politiche) “terra di mezzo” dei Calenda, Renzi e Bonino, continua a recitare il mantra degli invincibili, come se avesse fatto strike alle elezioni parlamentari, ricevendo un simmetrico stare in granaglie da parte della Meloni in posizione di difesa?

Non è la politica che può soccorrere per comprendere, ma solo la psicologia. Che racconta della fragilità estrema di un ceto di decisori pubblici incerto e incapace di visione, dunque insicuro e colpito nella sua autostima al primo inciampo. E si sa, l’essere umano ha bisogno di mantenere un livello accettabile di autostima per non cadere in depressione. All’uopo si consiglia la lettura di un altro esploratore della psiche, Leon Festinger, l’inventore della teoria della “dissonanza cognitiva” che spiega le ragioni della delusione di fronte alla sconfitta quando l’asticella della mia aspettativa resta alta. Ecco: se a reggere i destini di partiti ed istituzioni fossero procedure democratiche e idealità, probabilmente del professionista della psiche potremmo fare a meno. Ma se al comando resta uno solo (sola), beh, forse allora varrebbe la pena di riprendere in mano i testi sacri della psicanalisi. Talvolta anche della psichiatria.



×

Iscriviti alla newsletter