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Confindustria, ecco i 6 motivi per essere ottimisti sulla ripresa

“Eppur si muove”, è la celebre frase galileiana che il Centro Studi di Confindustria applica all’economia globale e italiana. I livelli produttivi ed occupazionali della prima parte del 2013 restano lontanissimi da quelli pre-crisi, ma i segnali di miglioramento sono tangibili, sottolinea il direttore del Centro Studi Confindustria (Csc) Luca Paolazzi nel rapporto “Le sfide della politica economica” illustrato oggi.

Una situazione da allarme rosso

Nei Paesi avanzati, si legge, la situazione rimane “da allarme rosso. Sono decine di milioni i disoccupati e miriadi le imprese che chiudono, nonostante le politiche monetarie più accomodanti della storia. L’incertezza resta grande anche per i timori sull’evoluzione della politica e delle politiche. Eppure l’economia si muove”. E in Italia i segnali sono “più robusti dell’atteso”.

Le forze favorevoli alla ripresa

Le forze favorevoli alla ripresa: 1) aumenta il commercio mondiale; 2) solida la crescita Usa; 3) riparte l’Eurozona; 4) prosegue il traino degli Emergenti; 5) meno stretti i conti pubblici; 6) si abbassa il costo del petrolio.

Gli scambi mondiali e il ruolo degli Emergenti

Riparte l’export dei principali Paesi avanzati e frena quello cinese, mentre resta “solida e moderata la crescita Usa”. Per quanto riguarda il quadro dell’Eurozona, secondo il Centro Studi Confindustria sono “molto meglio le attese nel manifatturiero e risale la fiducia dei consumatori”. Ma il vero perno della ripresa dell’economia globale restano i Paesi in via di sviluppo. Dagli emergenti arriva infatti “quasi l’80% della crescita”, come contributo alla crescita del Pil mondiale in punti percentuale”. E non c’è motivo di preoccuparsi per le ricadute mostrate negli ultimi mesi, dato che “il rallentamento durerà poco”. Un trend sostenuto anche dal fatto che “l’offerta di petrolio supera la domanda nel 2014”, senza strozzare quindi gli sprint produttivi delle economie.

Le sfide della politica e i vuoti da colmare

Ma la palla resta in mano alla politica. Le sfide, che il Csc definisce “temerarie”? “Garantire la stabilità, tenere lasche le politiche monetarie, arrestare il grave credit crunch, contrastare l’alta disoccupazione e ridurre gli squilibri tra le economie”. Impegni che devono essere portati avanti seriamente, perché, sebbene si parli di ripresa, i livelli degli anni pre-crisi restano lontanissimi. Solo per quanto riguarda l’Italia, se si fa riferimento al secondo trimestre del 2013, da colmare resta un calo del Pil dell’8,9%, una discesa dei consumi delle famiglie del 7,6%, un crollo degli investimenti del 27,1% e una produzione industriale che ha toccato il picco del -25,1%. Per non parlare dell’occupazione, che segna un -7,2% (per unità di lavoro standard).

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