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Scalfari e la onorevole: voi non sapete chi siamo noi!

Premiata per il suo salto della quaglia, da sinistra a destra, con la nomina e lo stipendione di delegata della Regione Calabria all’Infanzia, Marilina Intrieri ha rispedito al mittente una lettera della Prefettura di Crotone, in cui non le era stato attribuito il titolo di onorevole, nella sua qualità di silenziosa deputata prodiana nella mini-legislatura 2006-2008.
Quello della signora calabrese non è un caso isolato di furibondi rappresentanti della Casta.
Alla fine dello scorso anno, il parroco di Caivano, don Maurizio Patriciello, si rivolse alla prefetta di Caserta, donna Carmela Pagano, chiamandola “Signora” e non “Signora prefetta”. A quel punto, l’allora prefetto di Napoli, il sussiegoso don Andrea De Martino, perse le staffe, bacchettando il sacerdote ed esigendo il “giusto rispetto” per la rappresentante del governo.

«Lei non sa chi sono io !  Ecco gli onorevoli che ci hanno provato». E’ questo il titolo di un volume, curato da Lanfranco Palazzolo, redattore di Radio Radicale. Il libro, che si rifà soprattutto alle decisioni assunte nella giunta per le autorizzazioni a procedere,  in merito a sanzioni per violazioni del codice della strada (dopo il ’93 la legislazione è cambiata), ha un piacevole sottotitolo, riecheggiante il principe Antonio de Curtis, in arte Totò: “E io non pago!

Elencati i casi di  alcuni politici, da Giorgio Almirante a Vittorio Sgarbi, fino a Claudio Burlando, Governatore della Liguria.

Peccato che non venga ricordato un illustre sbeffeggiatore di vigili urbani, appunto con il tradizionale «Lei non sa chi sono io!». Si tratta di Eugenio Scalfari.  Proprio lui, il Fondatore di “Repubblica”, l’austero Moralizzatore e il Grande Nemico di Silvio Berlusconi.

Quando Scalfari era, grazie a Giacomo Mancini, deputato socialista, nel 1972, parcheggiò vicino alla Stazione Centrale di Milano, in uno dei due posti lì riservati ai carabinieri. Un vigile lo invitò a spostare l’auto.
L’allora parlamentare riferì che, a discussione in corso, arrivò un’autovettura, col questore di Milano, che occupò l’altro posto riservato: a memoria, ci si ricorda della successiva, secca smentita della questura. In ogni modo, finì che, dopo il classico «Lei non sa chi sono io!», il deputato lasciò l’automobile in sosta vietata e venne ovviamente sanzionato dal vigile, anche perché risultò che la patente era scaduta («Non me ne ero accorto», si giustificò Scalfari).
L’episodio contribuì alla trombatura di Scalfari  perchè, essendone venuto a conoscenza, Bettino Craxi, tutt’altro che simpatizzante di don Eugenio, lo spiattellò a un amico cronista, che lo pubblicò, con risalto, l’indomani, sul “Corriere della sera”.
Pietro Mancini


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