Solo pochi mesi fa la zona euro era in crisi. Gli spread delle obbligazioni si stavano allargando, il contesto politico appariva fragile e le stime sugli utili erano in caduta. Era difficile intravedere qualcosa di positivo. Tuttavia, attualmente sembra che la situazione economica stia migliorando. Inoltre, le valutazioni sono interessanti. Secondo le stime di Eurostat, i 17 Stati membri dell’area dell’euro hanno mostrato una crescita destagionalizzata dello 0,3% nel secondo trimestre del 2013.
I primi segnali di fiducia
Anche la fiducia delle imprese è in ripresa. Le società della zona euro sono più ottimiste di quanto lo sono state per 18 mesi. L’indice Markit Pmi è cresciuto da 48,7 a 50,5 punti, portandosi al di sopra della soglia di crescita. Questo dovrebbe essere l’indice di un rialzo degli utili, che hanno subito un lungo periodo di revisioni negative. Inoltre, il ritmo del cambiamento è particolarmente interessante rispetto al mercato statunitense. Gli utili europei sono in calo del 4% su base annua (rispetto al calo del 2% registrato negli Stati Uniti), ma è chiaro che abbiamo raggiunto un punto di svolta.
Le società
Le imprese sono state notevolmente riluttanti a spendere nel corso dei tempi incerti della crisi europea e la spesa in conto capitale (come percentuale del Pil) è al suo livello più basso da più di 20 anni. In cima a
I vantaggi del consolidamento del settore e i finanziamenti a buon mercato (per rischi sani) significano che molte operazioni intraprese ora avranno benefici durevoli per gli azionisti in termini di efficienza operativa, di potere dei prezzi e crescita delle vendite e dei profitti. Con i costi per i prestiti a livello basso, un aumento della fiducia da parte delle società dovrebbe guidare gli investimenti e le attività di M&A, sostenendo ulteriormente l’attività economica.
Il punto di svolta
L’Europa rimane afflitta da diverse sfide, sia in termini di politica, che da parte delle istituzioni della zona euro o dalla risposta delle autorità alla crisi. Certamente, se si voleva creare un’area economica pari al 17% del Pil mondiale, allora non si dovrebbe iniziare da qui. Tuttavia, crediamo che ci siano segnali che ci stiamo avviando verso una prospettiva più luminosa.
Philip Dicken
Responsabile Azionario Europa di Threadneedle Investments, società internazionale di gestione degli investimenti