Dove non erano arrivati i prezzi dell’energia alle stelle, le ondate migratorie e le minacce nucleari dello zar, arrivano i trattori. I 27 trovano un accordo sulle vendite agricole ucraine che potrebbe costare all’Ucraina un miliardo l’anno
“I prezzi dell’energia alle stelle, la crisi del riscaldamento invernale evitata per un soffio, l’afflusso di milioni di rifugiati e le minacce nucleari di [Vladimir] Putin non hanno minato la volontà dell’Unione europea di sostenere l’Ucraina, ma gli agricoltori sono riusciti a convincere i leader a invertire la rotta sulle politiche volte a sostenere le entrate di Kyiv”. Così Politico racconta la decisione concordata questa notte dai diplomatici dei 27 Stati membri questa notte di imporre restrizioni alle vendite agricole ucraine. La mossa potrebbe costare una riduzione delle entrate di oltre 1 miliardo di euro all’anno per il Paese invaso dalla Russia.
La presidenza belga del Consiglio e gli eurodeputati si incontreranno questa sera per negoziare le nuove restrizioni.
La Francia si è schierata a favore della Polonia, chiedendo di limitare le importazioni di pollame, uova, zucchero e grano ucraini, secondo quanto riferito da due persone informate sulla discussione al giornale. Che scrive: “Proprio nel momento in cui” il presidente francese Emmanuel Macron “ha ribadito il sostegno incondizionato della Francia all’Ucraina, i contadini armati di forconi hanno fatto un buco nel suo soufflé whatever it takes”.
Putin, osserva ancora Politico, “può contare sui gruppi agroalimentari europei per fare lobbying al posto suo”. Infatti, gli scaffali dei supermercati russi, pieni di prodotti dell’Unione europea, sono stati uno degli argomenti più utilizzati dal regime per dimostrare che la Russia sta vincendo la guerra. Ma certo non è la prima volta che l’Unione europea si piega al suo settore agroalimentare quando si tratta della guerra della Russia contro l’Ucraina: mentre le navi battenti bandiera russa sono bandite dai porti dell’Unione europea, c’è un’esenzione per quelle che trasportano fertilizzanti e pesticidi russi. In passato, i 27 hanno anche annullato il congelamento dei beni degli oligarchi russi coinvolti nel commercio agroalimentare. L’argomentazione di allora, prosegue il giornale, era che restrizioni più severe sui fertilizzanti russi avrebbero portato a un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari in Europa. Ma è esattamente quello che faranno anche le restrizioni alle importazioni dall’Ucraina.
Politico tira poi le somme per vincitori e vinti della decisioni. Tra i primi ci sono i gruppi agricoli europei, che potranno avere la botte piena e la moglie ubriaca, ovvero prima una serie di misure volte a ridurre i loro costi di produzione (come le deroghe alle norme ambientali e la reintroduzione dei sussidi per i combustibili fossili) e ora le misure per proteggersi dalla concorrenza e aumentare i prezzi di vendita. Ma anche la Russia: “La decisione di oggi non significa solo una perdita di entrate per l’Ucraina, ma dimostra che il sostegno dei leader dell’Unione europea all’Ucraina cede alle pressioni dei gruppi di interesse”. Tra gli sconfitti, ovviamente, gli agricoltori ucraini, destinati a rinunciare a circa 1,2 miliardi di euro all’anno di vendite all’Unione europea, e i consumatori europei, che avranno un’offerta e una scelta ancora più limitate, con il rischio di un nuovo aumento dell’inflazione dei prezzi dei prodotti alimentari.
Tutta colpa delle elezioni in vista? Forse il timore dei partiti populisti può avere giocato un ruolo. Ma per aiutare gli agricoltori si potrebbe fare altro, come distribuire i sussidi in modo più equo, conclude Politico.