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La sfida della copertura sanitaria universale che aspetta l’Ue

Di Sandra Gallina

L’Universal health coverage (Uhc) è uno dei pilastri fondamentali della strategia globale dell’Ue in materia di salute, lanciata dalla Commissione europea con lo scopo di perseguire una società più sana, resiliente ed equa a livello globale. L’analisi di Sandra Gallina, dg Sante Commissione europea

La salute è una questione globale e gli eventi recenti hanno acuito questa consapevolezza, evidenziando in maniera inequivocabile l’interdipendenza della salute individuale e dei sistemi sanitari su scala mondiale. La pandemia di Covid-19 ha evidenziato che, come comunità globale, è la componente più debole a determinare la forza (o debolezza) complessiva del sistema. La pandemia ci ha anche ricordato in maniera dolorosa che le prove più grandi a cui siamo sottoposti sono quelle comuni e che saremo in grado di superarle solo affrontandole insieme.

Le sfide globali richiedono soluzioni globali e la comunità sanitaria internazionale deve lavorare insieme per proteggere e migliorare la vita dei cittadini e delle nostre economie, tanto ora, quanto in futuro.

È per questo motivo che la Commissione europea ha lanciato nel novembre 2022 un’ambiziosa strategia sanitaria globale, con lo scopo di perseguire una società più sana, resiliente ed equa a livello globale.

La strategia mira a valorizzare lo spirito di solidarietà manifestatosi durante la pandemia, puntando a riconquistare il terreno perso durante il Covid-19 nel raggiungimento degli obiettivi sanitari universali sanciti dall’Agenda per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, rafforzando i sistemi sanitari, la prevenzione e la preparazione alle eventuali crisi future su scala globale. La Copertura sanitaria universale o Universal health coverage (Uhc) è uno dei pilastri fondamentali della strategia globale dell’Unione in materia di salute. Include una serie di iniziative volte a potenziare l’assistenza sanitaria primaria, abbracciando fattori quali l’ampliamento e le qualifiche della forza lavoro del comparto, nonché l’impiego di tecnologie innovative. Parallelamente, si prefigge di affrontare le cause più profonde della cattiva salute, come la povertà e le disuguaglianze sociali.

L’Unione europea persegue questi obiettivi, consolidando i partenariati sanitari con Paesi terzi e con i principali portatori di interesse a livello mondiale, sempre nel pieno rispetto della sovranità sanitaria a livello nazionale. La Uhc, inoltre, deve basarsi su principi di collaborazione e solidarietà. In quest’ottica, l’Unione continua ad espandere i propri partenariati in tutto il mondo, utilizzando le risorse europee in modi sempre più innovativi e incisivi per sostenere la Copertura sanitaria universale. Finora sono stati investiti 1,2 miliardi di euro a sostegno dei sistemi manifatturieri e sanitari in Africa e tali investimenti saranno presto estesi ad altri partner. L’Unione europea ha inoltre firmato un patto da 500 milioni di euro per migliorare la salute globale, in collaborazione con la Fondazione Bill & Melinda Gates. In qualità di “Team Europe” (ovvero con le agenzie esecutive e le banche di sviluppo), poi, ha stanziato 778 milioni di dollari per il Pandemic fund.

Quest’ultimo importante fondo mira a rafforzare le capacità critiche di prevenzione, preparazione e risposta alle pande- mie dei partner a basso e medio reddito, elemento fondamentale per rafforzare la loro sovranità e strutturare una più solida architettura sanitaria. L’Unione europea sostiene inoltre la Universal health coverage partnership, gestita dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), per rafforzare i sistemi sanitari in tutto il mondo. Gli sviluppi nel campo della ricerca e della tecnologia sono fattori decisivi per vincere la sfida del miglioramento dell’assistenza sanitaria anche per poter affrontare in modo migliore le minacce sanitarie nuove ed emergenti. Tuttavia, come afferma la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, “la migliore tecnologia è valida solo quanto lo sono le persone che sanno come usarla”. Ecco perché forze lavoro qualificate e digitalizzazione, fattori chiave per migliorare la Copertura sanitaria universale, devono andare di pari passo. L’Unione ha assunto un ruolo di leadership in questo senso. Ad esempio, nel giugno 2023 abbiamo condiviso il nostro certificato digitale Covid con l’Oms, rendendo possibile il suo utilizzo in tutto il mondo nell’ambito della rete globale di certificazione sanitaria digitale. Ulteriori trasferimenti tecnologici e partenariati nel campo della sanità digitale saranno fondamentali per ottenere un cambiamento positivo nell’assistenza sanitaria universale.

La geopolitica avrà un impatto fondamentale sul raggiungimento della Uhc. Il 2024 sarà un anno di incertezza politica, con elezioni nazionali in oltre sessanta Paesi e con quelle europee a giugno. Ciononostante, va sempre garantito il massimo impegno per assicurare che gli sforzi volti al raggiungimento degli obiettivi sanitari globali proseguano senza ritardo. È essenziale che le transizioni politiche non vadano ad ostacolare gli sforzi volti a promuovere la Copertura sanitaria universale o a mantenere la salute in cima all’agenda.

L’Italia ha fatto proprie queste istanze, in particolar modo quest’anno in cui presiede il G7. Il vertice, tra l’altro, si concentrerà sul contributo degli stili di vita e di modelli alimentari sani al miglioramento della salute a livello mondiale. Ciò rispecchia in gran parte la strategia globale dell’Unione in materia di salute e le priorità della Copertura sanitaria universale. Il piano d’azione del G7 per l’Uhc fungerà anche da bussola per guidare ed accelerare le azioni collettive verso il raggiungimento della Copertura sanitaria universale.

Pur vivendo in tempi di rapido cambiamento, rimane costante l’impegno dell’Europa nel migliorare la salute globale e la resilienza dei sistemi sanitari, anche attraverso la Copertura sanitaria universale per tutti. Questo, un messaggio che l’Unione continuerà a diffondere nelle sedi internazionali, compresi il G20 e il G7 a presidenza italiana.

(Intervento pubblicato sulla rivista Healtcare Policy)



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