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Malattie cardiovascolari, perché serve una politica europea. Lo studio Lse

Di Lorenzo Mantovani

Tra le sfide più grandi che l’Europa deve e dovrà affrontare nell’ambito della salute, c’è senza alcun dubbio quella delle malattie cardiovascolari, che ad oggi rappresentano la prima causa di morte nel continente. L’analisi di Lorenzo Mantovani, professore ordinario di Igiene presso la Bicocca e direttore del Laboratorio di Sanità pubblica dell’Irccs Istituto auxologico italiano

Attualmente le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte in Europa. Un recente studio condotto dalla London school of economics and political science (Lse), su incarico della Federazione europea delle industrie e associazioni farmaceutiche (Efpia), ha analizzato l’impatto sociale ed economico di queste malattie. Questo studio ha sottolineato l’importanza delle politiche nazionali ed europee nel gestire questa crescente epidemia che minaccia la vita di milioni di cittadini europei e ha fornito raccomandazioni chiave per affrontare la situazione.

PREVENZIONE SECONDARIA

Il rapporto ha evidenziato l’importanza della prevenzione secondaria, indicando che una grande percentuale di eventi cardiovascolari fatali potrebbe essere prevenuta nei prossimi dieci anni se almeno il 70% delle persone con precedenti malattie cardiache gestisse efficacemente i fattori di rischio.

RIDUZIONE DELLA MORTALITÀ

Implementare queste raccomandazioni potrebbe salvare quasi 150mila vite in Italia nello stesso periodo, attraverso il controllo del glucosio nel sangue, del colesterolo Ldl e della pressione sanguigna, aspetti strettamente correlati alle politiche sanitarie nazionali ed europee. Non solo: si potrebbero prevenire ulteriori eventi fatali, contribuendo così alla riduzione complessiva della mortalità se il 70% dei pazienti affetti da malattie cardiovascolari smettesse di fumare. Considerando il significativo numero di morti causate dalle malattie cardiovascolari nel 2019, anche una modesta riduzione del 5% negli eventi fatali potrebbe tradursi in migliaia di vite salvate annualmente, evidenziando l’importanza di politiche coordinate a livello europeo. L’Italia, inclusa nell’analisi condotta dalla Lse insieme ad altri sei Paesi europei, dimostra i benefici di una solida prevenzione secondaria.

POLITICHE INTERNAZIONALI

La gestione dell’ipercolesterolemia emerge come un aspetto cruciale nel controllo delle malattie cardiovascolari, con prove cliniche che dimostrano una significativa riduzione del rischio cardiovascolare mantenendo i livelli di colesterolo Ldl entro i parametri stabiliti dalle linee guida internazionali. Tuttavia, la mancanza di aderenza ai trattamenti e la loro persistenza rappresentano ancora delle sfide significative, richiedendo interventi politici e sanitari mirati sia a livello nazionale che sovranazionale.

IMPATTO SOCIOECONOMICO

Le malattie cardiovascolari non solo sono una sfida per la salute pubblica, ma anche un onere finanziario significativo per i sistemi sanitari europei, con ripercussioni sulla produttività e sull’impatto socioeconomico.

TRATTAMENTI STANDARD E IMPEGNO COLLETTIVO

Il rapporto Lse-Efpia fornisce delle indicazioni chiare su come affrontare le malattie cardiovascolari in Europa, proponendo di seguire meglio le linee guida scientifiche e di standardizzare i trattamenti per migliorare la prevenzione e la gestione di queste patologie. Ma per far fronte a questa sfida, serve un impegno comune da parte di politici, operatori sanitari e tutta la società. Dobbiamo agire insieme su tutti i fronti – politico, sanitario e sociale – per mettere in pratica le raccomandazioni del rapporto e garantire un futuro più sano per tutti in Europa.

IL RUOLO DELL’ITALIA

Grazie al suo potenziale e alla sua esperienza nel settore sanitario, l’Italia potrebbe giocare un ruolo cruciale nel guidare questo cambiamento e diventare un esempio di eccellenza nella gestione delle politiche sanitarie. L’adozione delle raccomandazioni del rapporto potrebbe rappresentare un passo significativo verso un sistema sanitario più efficiente, centrato sul paziente e sostenibile, portando benefici tangibili a tutta la popolazione europea. Questo sottolinea l’importanza di politiche nazionali e di un’impostazione strategica a livello europeo per garantire la salute e il benessere dei cittadini.

 

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