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Cosa insegna l’Opa di Honeywell su Civitanavi. L’opinione del gen. Costantini

Di Paolo Costantini

La tutela del patrimonio industriale strategico di un Paese è una priorità che non può essere taciuta né sottovalutata, specialmente ora che lo scenario politico militare sta assumendo nuovi contorni. Pubblichiamo l’intervento di Paolo Costantini, generale di brigata in congedo della Guardia di Finanza, già funzionario dei servizi di intelligence

Civitanavi S.p.A., società che rientra a pieno titolo nel comparto strategico della difesa, ha ricevuto un’Opa da parte di Honeywell, per la totalità delle azioni, pari a 200 milioni di euro. È un’azienda leader nella tecnologia di navigazione e riferimenti di tempo assoluto per i settori aerospaziale, difesa e industriale. Nel dettaglio, ha sviluppato soluzioni innovative di navigazione inerziale, in grado di tracciare la posizione e l’orientamento di un veicolo utilizzando accelerometri, sensori e giroscopi. Infine, è specializzata nella tecnologia dei giroscopi a fibre ottiche ad alte prestazioni – e questa è una delle ragioni per cui Honeywell ha ritenuto appetibile l’acquisizione della società italiana.

L’ottima performance finanziaria della società italiana e il successo di mercato ottenuto pone un interrogativo che riguarda la tutela delle aziende strategiche nazionali. Potevamo – lo Stato italiano, il ministero della Difesa, le agenzie di intelligence – avere contezza di tale operazione prima che si manifestasse con le eventuali opportunità di presentare, noi, una offerta di acquisizione prima di un competitor straniero anziché dover ricorrere (forse) all’esercizio della disciplina della Golden Power, con le inevitabili conseguenze?

Ciò rende ancor più evidente la necessità di una check-list delle imprese strategiche italiane e un monitoraggio delle stesse. A quanto pare, resta un’ipotesi di lavoro (forse). La tutela del patrimonio industriale strategico di un Paese è una priorità che non può essere taciuta né sottovalutata, specialmente ora che lo scenario politico militare sta assumendo nuovi contorni, ancora indefiniti ma sicuramente diversi da quelli che a cui ci siamo abituati nell’ultimo mezzo secolo con l’ombrello Nato. Ma a quanto pare questo comune sentire in ambito di tutela politica dell’industria strategica non è né diffuso né radicato negli organismi che di tali principi dovrebbero occuparsi giorno e notte.

E questo è l’altro aspetto sorprendente della vicenda. Se l’Italia fosse governata da una coalizione di sinistra o di centrosinistra, lo statalismo aziendale non troverebbe albergo alcuno. Ma siamo in un periodo di assolutismo di destra, ben saldo, con un autoritarismo nazionale ben manifesto. Quindi, protezione dell’industria strategica a tutto campo, ideologicamente parlando – anche se, a prescindere dalle bandiere di governo, questo principio dovrebbe sempre valere, Francia docet.

Invece, arriva Honeywell e fa shopping. E ne arriveranno altri a prendersi le eccellenze italiane, che magari manterranno la produzione nel nostro territorio (nella migliore delle ipotesi) con il controllo e la gestione del know-how a favore di altre nazioni.

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