Economia, libertà di navigazione e Ucraina. Sulle pagine del Global Times, giornale della propaganda del Partito comunista cinese, tre articoli si scagliano contro la riunione di Capri. E rispunta anche Eusebio Filopatro, pseudonimo dietro al quale si celerebbe un analista italiano
Le conclusioni della ministeriale Esteri del G7 riunitasi la scorsa settimana a Capri sotto la presidenza di Antonio Tajani non sono affatto piaciute a Pechino. Lo raccontano tre articoli pubblicati dal Global Times, quotidiano in lingua inglese controllato dal dipartimento della propaganda del Partito comunista cinese, e le parole di Wang Wenbin, portavoce della diplomazia cinese, che nel consueto briefing quotidiano con i media ha accusato i Sette di “mentalità da guerra fredda” (rispondendo a una domanda dell’agenzia russa Tass).
Il primo articolo, firmato dalla redazione, riguarda l’economia. S’intitola “Le denunce di ‘sovraccapacità della Cina’ non aumenteranno la competitività dell’Occidente”. Il G7 ha ribadito le sue preoccupazioni per le politiche e le pratiche non di mercato della Cina e i loro impatti su lavoratori, industrie e resilienza economica.“Sebbene la dichiarazione affermi la riluttanza a disaccoppiarsi con la Cina, segnala che sarà fatto uno sforzo collettivo per attuare un protezionismo assertivo contro la produzione cinese”, commenta il Global Times riprendendo la narrazione di Pechino dopo l’apertura dell’indagine sull’eolico da parte dell’Unione europea. Inoltre, definisce “prive di fondamento” le accuse alla Cina comunista di politiche contrarie all’economia di mercato (wow!), mettendo in guardia il G7 dal farsi arbitro dell’ordine globale. “Riteniamo che le preoccupazioni del G7 in merito alla tenuta economica e al mercato del lavoro riguardino essenzialmente la concorrenza”, continua il giornale di Pechino che così scrivendo, di fatto, conferma le preoccupazioni del G7 considerato l’ambiente economico cinese in cui lo Stato è onnipresente.
Il secondo articolo, firmato dalla giornalista Wang Wenwen, s’intitola “Il G7 solleva la questione del Mar cinese meridionale per seminare discordia nell’Asia-Pacifico”. I ministri degli Esteri del G7 hanno dichiarato che “non c’è alcuna base legale per le pretese marittime espansionistiche della Cina nel Mar cinese meridionale e ci opponiamo alla militarizzazione, alle attività coercitive e intimidatorie della Cina nel Mar cinese meridionale”. Risponde il Global Times difendendo le rivendicazioni di Pechino: “Il club delle cosiddette grandi potenze occidentali, il G7, che segue da vicino le orme degli Stati Uniti, ritiene di avere il diritto di interferire negli affari tra la Cina e i Paesi vicini. Ignora le legittime e ragionevoli rivendicazioni cinesi sul Mar cinese meridionale e scredita ciecamente la Cina”. E ancora: mentre il G7 affronta la questione “in modo radicale”, la Cina “si comporta con moderazione”. Infine, un avvertimento alle Filippine che si stanno avvicinando agli Stati Uniti: “Per le Filippine sarebbe una tragedia ritrovarsi a fare da pedina dell’Occidente in stile ucraino. Si spera che il governo e la società filippini abbiano una chiara comprensione di questo aspetto e non diventino carne da macello per il G7 per affrontare la Cina”.
Il terzo e ultimo articolo è firmato da Eusebio Filopatro, pseudonimo di un misterioso commentatore italiano di cui ci siamo già occupati in passato. In un commentato intitolato “L’Occidente è impantanato nella crisi ucraina a causa della mancanza di volontà o dell’incapacità di confrontarsi con la realtà” l’autore si sofferma su una delle priorità del G7: l’utilizzo degli asset russi congelati in Occidente, per cui il G7 Finanze tra un mese dovrebbe presentare una proposta in vista del summit dei leader di metà giugno. “Il sequestro dei beni russi potrebbe trasformarsi in un attacco kamikaze e mettere in crisi proprio il settore in cui l’Occidente mantiene un relativo dominio, il sistema finanziario internazionale”, scrive Filopatro accusando l’Occidente di non far nulla per fermare la guerra in Ucraina – nota bene: non la Russia che ha invaso.