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La prima indagine Ue sugli appalti riguarda la Cina e i dispositivi medici

Debutto per l’International procurement instrument. La Commissione accusa Pechino di favorire i fornitori locali imponendo condizioni insostenibili per le aziende del Vecchio continente

Riguarda la Cina e il suo mercato dei dispositivi medici la prima indagine lanciata dalla Commissione europea tramite il cosiddetto Strumento internazionale per gli appalti pubblici (International procurement instrument) introdotto quasi due anni fa dopo lunghe e complesse discussioni.

Inevitabilmente, la decisione alimenterà nuove tensioni nelle già difficili relazioni commerciali tra Unione europea e Cina, che soltanto poco più di tre anni fa avevano raggiunto un’intesa per un accordo sugli investimenti (poi bloccato dal Parlamento europeo per preoccupazioni riguardanti la parità d’accesso e i diritti umani). Nei giorni scorsi il governo cinese si è scagliato contro il “protezionismo” europeo in seguito all’apertura di un’indagine sui sussidi cinesi all’eolico.

In una nota, la Commissione europea spiega che le norme cinesi favoriscono i fornitori locali nei mercati degli appalti. Il riferimento è alla politica “buy China”, alla strategia Made in China 2025 che impone agli ospedali di acquistare un livello sempre maggiore di dispositivi medici di produzione nazionale e ai regolamenti che stabiliscono che le autorità locali devono acquistare prodotti nazionali. Secondo uno studio del think tank tedesco Merics il mercato cinese delle tecnologie mediche dovrebbe valere 144,5 miliardi di dollari nel 2022. Ma il governo cinese, si legge nella nota della Commissione europea, impone “condizioni per l’acquisto centralizzato di dispositivi medici che portano a offerte anormalmente basse che non possono essere sostenute da aziende orientate al profitto”, ovvero quelle europee.

L’indagine si concluderà entro nove mesi e il governo cinese sarà invitato a “presentare il proprio punto di vista e a fornire informazioni pertinenti in merito alle presunte misure e pratiche”, si legge nella nota. Se la Commissione dovesse confermare le sue conclusioni preliminari, le aziende cinesi potrebbero veder declassate le loro domande di partecipazione a gare d’appalto nel mercato unico europeo. Potrebbero addirittura essere escluse dalle gare d’appalto nell’Unione europea.

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