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Noi e l’Europa: il destino che abbiamo nelle nostre mani

L’arroganza  tedesca ancora una volta si manifesta  a 10 giorni dalle sue elezioni federali  strumentalizzando a soli fini elettorali  Mario Draghi, Presidente della Bce,  e il suo piano di acquisto dei titoli dei paesi europei  (Outright monetary transactions).

Il piano che prevede l’acquisto di una certa quantità di bond di tutti i membri della Banca Centrale Europea  compresi anche i titoli privati, rientra nel ruolo di sostegno alla moneta unica che la Banca deve svolgere. E per fortuna  proprio ieri  Mario Draghi ha avuto dal Parlamento Europeo invece una approvazione all’unanimità con l’assegnazione del meccanismo di supervisione bancaria della vigilanza  unica che è la precondizione per creare finalmente l’Unione Bancaria, calmando lo spread, proteggendo così i mercati dell’Eurozona.

Questo è un passaggio assolutamente necessario per i paesi della Ue poiché l’Europa ha adottato  politiche monetarie espansive,convenzionali e non convenzionali e senza di queste sarebbe già implosa e la loro efficacia in questo momento richiede una politica di bilancio coerente   che veda  una sussidiarietà tra queste forme per sostenere sia l’economia che la riforma del sistema bancario europeo senza la predominanza del prossimo governo tedesco. Dunque l’Italia deve responsabilizzarsi ancora di più, avere dunque così più potere contrattuale  per condizionare e governare insieme agli altri paesi le scelte necessarie. Vero è che l’Europa in questo ultimo periodo è stata un’area  evidente di non cooperazione internazionale nella ricerca di una strategia globale di crescita, un’Europa troppo debole che ancora oggi non riesce ad uscire dalla recessione. In questo contesto i dati dell’economia italiana sono spietati e dobbiamo  assolutamente dire la verità senza drogare le aspettative e pensare che gli italiano non siano in grado di leggere i numeri e vedere sulla loro pelle come stanno le cose.

Anche se nell’ultimo trimestre il PIL  segnerà un + 02 invece che un – 02  quello che non si vede  è un segno di ripresa della nostra economia. Capiamoci bene : il patto corporativo tra Confindustria e sindacati  a cosa serve? Sicuramente al governo Letta che gli ha concesso i pagamenti alle imprese dei debiti pregressi nella PA ,in gran parte trattasi dei contratti con le regioni per la sanità e gli enti locali. Ma è l’alienazione dei beni pubblici che il PD non vuole e dunque la CGIL, che invece il Governo deve avviare come peraltro nel suo programma: la sola possibilità che abbiamo di reperire risorse è nella dismissione degli immobili non utilizzati  tramite i quali possiamo trovare  l’ossigeno per sostenere le aziende e riprendere il circuito dello sviluppo e della ripresa dell’occupazione e dei consumi.

La Bce raccomanda all’Italia riforme e subito per l’efficienza dei servizi pubblici, per la riduzione degli effetti distorsivi dell’imposizione fiscale, per la riforma del mercato dei beni e servizi e soprattutto per una moderata liberalizzazione del mercato del lavoro. Ci vuole dunque il coraggio di sistemare il sistema giudiziario incancrenito e ridare fiato al mercato: Ginevra ci ha assestato in questi giorni l’ennesimo colpo mortale degradandoci  clamorosamente  in merito alla non competitività di cui siamo palesamente affetti.

Immobili nel degrado inarrestabile di cui una cultura retrogada ammorba il Paese? No non tutti e tutte siamo rassegnati e sudditi: la strada da seguire noi la indichiamo sempre con costanza e determinatezza  perché  vogliamo uscire da questa situazione insieme, come cittadini , tutte e tutti – donne e uomini  di buona volontà –  per l’Italia e per il futuro di un Paese perbene.



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