Se l’Europa vuole consolidare la sua posizione di potenza economica e agricola, se vuole dimostrarsi davvero competitiva sul mercato globale, deve promuovere politiche pubbliche che valorizzino produzione, resilienza ed efficienza delle sue filiere agroalimentari. L’intervento di Antonio Picasso, direttore Competere.Eu
Quale giorno migliore, se non lo Europe Day che si celebra oggi, per lanciare una proposta di impegno, che inviti tutti i futuri rappresentanti al Parlamento europeo a compiere uno sforzo di realismo in fatto di agricoltura, nutrizione e salute? La filiera dell’agrifood merita una posizione di rilievo nell’agenda politica europea. Negli ultimi cinque anni, agricoltori, imprenditori, lavoratori e ricercatori del settore agricolo e alimentare sono stati ingiustamente additati come responsabili delle crisi climatiche e sanitarie, subendo una sistematica marginalizzazione. È con questa convinzione che abbiamo lanciato “Mi impegno”, il nostro documento programmatico “Eu Agrifood: Driving Competitiveness, Sustainability, and Resilience. Strategic Policy Guide for 2024-2029″, trasmesso appunto ai candidati alle elezioni europee e che invitiamo a sostenere in vista del voto.
Riteniamo che la filiera agroalimentare giochi un ruolo strategico nella transizione ecologica del nostro continente, oltre a vantare un’elevata competitività e resilienza. La crisi climatica richiede un ruolo centrale per il settore agroalimentare. Penalizzarlo come fatto finora danneggia l’Europa, rafforza i suoi concorrenti e mette in discussione i principi di sicurezza e autosufficienza alimentare dell’Unione.
Con l’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale, notiamo un cambiamento di rotta, ma temiamo che sia più influenzato da considerazioni elettorali anziché da una comprensione reale dei problemi.
Al contrario, se l’Europa vuole consolidare la sua posizione di potenza economica e agricola, se vuole dimostrarsi davvero competitiva sul mercato globale, deve promuovere politiche pubbliche che valorizzino produzione, resilienza ed efficienza delle sue filiere agroalimentari. Ciò implica definire incentivi sistematici alla produttività, eliminare gli sprechi alimentari, investire in infrastrutture e digitalizzazione, e contrastare la contraffazione alimentare. È cruciale anche rivedere la legislazione sul benessere animale e investire in tecnologie innovative per mitigare l’impatto dei cambiamenti climatici.
Dobbiamo trovare un nuovo equilibrio tra sostenibilità economica, sociale e ambientale, integrando le esigenze della popolazione e del tessuto imprenditoriale. Eliminare ogni forma di pregiudizio verso qualsiasi alimento è essenziale, così come consolidare ed efficientare il settore agroalimentare per bloccare potenziali speculazioni. Valorizzare sia i prodotti locali tradizionali sia le produzioni industriali europee di qualità e sostenibili è fondamentale.
Infine, riguardo alla salute, è imperativo potenziare l’educazione alimentare dei cittadini, promuovendo informazioni sulla dieta equilibrata e la dieta mediterranea, nota per la sua capacità preventiva contro le malattie croniche. Le attuali politiche contro l’obesità si sono dimostrate inefficaci e limitative delle libertà individuali ed economiche, con le tasse sui cibi e le bevande che generano effetti inflattivi che colpiscono soprattutto le famiglie più povere, riducendo l’accessibilità ai cibi di qualità.