Il viaggio di Putin a Pechino simboleggia l’apertura di una nuova fase all’interno delle relazioni sino-russe, con una cooperazione orizzontalmente più ampia che contribuisce a solidificare il rapporto tra i due attori. L’analisi di Livia di Carpegna Gabrielli Falconieri (Centro Studi Geopolitica.info)
Tra giovedì 16 e venerdì 17 maggio ha avuto luogo la visita del Presidente della Federazione russa Vladimir Putin al suo omologo cinese Xi Jinping, in occasione dei settantacinque anni di relazioni diplomatiche tra i due Paesi. Nell’odierno contesto internazionale l’incontro assume una rilevanza di particolare interesse soprattutto considerando che si tratta della prima visita internazionale di Putin dall’inizio del suo quinto mandato e la quarantatreesima tra i due Presidenti, un elemento senza rivali in quanto il secondo leader per numero di incontri con il Presidente cinese risulta essere quello indiano con un numero pari a meno di venti, un dato che sottolinea il rapporto privilegiato destinato al Presidente russo da parte di Xi.
La visita sembra inoltre essere volta a mandare un messaggio significativo sul rapporto tra Mosca e Pechino, in particolare se la si considera come di poche settimane successiva a quella del Segretario di Stato degli Stati Uniti, Antony Blinken, il quale aveva esplicitamente espresso preoccupazione e dubbi circa il supporto cinese verso la Russia con particolare riferimento al conflitto in Ucraina. Tali preoccupazioni erano inoltre state oggetto di discussione durante il più recente viaggio del Presidente cinese in Europa, tra Francia, Ungheria e Serbia (questi ultimi due notoriamente più vicini a Mosca), durante il quale il leader aveva risposto alle critiche del Presidente francese Emmanuel Macron e della Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, circa il suo rapporto con la Russia, espressamente respingendole e evidenziando come l’alleanza non assuma carattere di tipo militare.
È proprio quest’ultimo aspetto che sembra tuttavia aver ricoperto un ruolo centrale nell’incontro con Putin. Innanzitutto, tra coloro facenti parte della delegazione russa figurano i nomi di Andrei Belousov e Sergei Shoigu, rispettivamente l’economista nominato pochi giorni fa Ministro per la difesa russo e l’ex Ministro per la difesa sostituito dal primo. Inoltre, hanno preso parte alla visita il Consiglio dei Governatori e la maggioranza del suo Gabinetto, formando una delegazione di portata impressionante. In secondo luogo, la visita di Putin ha toccato la città di Harbin, capitale della provincia nord-orientale cinese Heilongjiang al confine con la Russia e con un’ampia popolazione russa (tanto da essere soprannominata Little Moscow), nella quale il Presidente ha visitato un centro statale noto per la ricerca in ambito di difesa. Inoltre, Mosca e Pechino hanno dichiato di voler espandere la cooperazione militare anche attraverso una più ampia portata nelle esercitazioni congiunte e nell’addestramento al combattimento. Infine, nonostante la dichiarata neutralità cinese nell’ambito della crisi in Ucraina, nel corposo joint statement di fine incontro su “The deepening of the comprehensive partnership and strategic cooperation entering a new era”, la Russia dichiara di valutare positivamente l’obiettivo e la posizione imparziale della Cina sulla questione ucraina e in maniera ancor più significativa, la Cina afferma di sostenere gli sforzi della parte russa per garantire “sicurezza e stabilità, sviluppo nazionale e prosperità, sovranità e integrità territoriale” e di opporsi alle “interferenze esterne negli affari interni della Russia” condannando iniziative volte al sequestro di beni e proprietà di Stati stranieri, con un chiaro riferimento alle sanzioni imposte sulla Russia a seguito dello scoppio del conflitto. D’altro lato la Russia conferma il suo supporto alla politica cinese nei confronti di Taiwan.
I due Presidenti hanno inoltre reiterato la loro partnership strategica e collaborazione verso un “mondo multipolare più giusto e più democratico” sotto l’egida dei Brics e contrario all’ordine globale imposto dagli Stati Uniti che si presentano come egemoni e ragionano secondo i termini di confronto e blocchi propri della Guerra Fredda. A conferma di ciò, di grande rilevanza sono le relazioni commerciali tra Russia e Cina che nel 2023 hanno permesso di raggiungere il record commerciale di $240.1 miliardi con un aumento degli scambi commerciali del 60% dall’inizio della guerra, 28% solo nell’ultimo anno. La Cina rimane difatti il principale acquisitore di petrolio russo e al tempo stesso permette l’arrivo in Russia di tecnologia ad uso sia civile che militare ed altri beni, bypassando così le sanzioni occidentali. La dichiarazione conclusiva ha inoltre sottolineato la centralità di settori come l’energia (in particolare in riferimento al progetto Power of Siberia 2), la tecnologia e la finanza nonchè la visione condivisa sull’evoluzione del mercato, lo sviluppo delle industrie e del settore agricolo e su tematiche più sensibili come la minaccia e il potenziale del nucleare e l’atteggiamento verso la Corea del Nord.
L’accoglienza a Putin su un tappeto rosso tra le bandiere di Cina e Russia che sventolano sulla Piazza Tiananmen e un abbraccio tra i due leader carico di significato, sancisce dunque una sempre più forte partnership strategica che si presenta intenzionata a guidare un nuovo ordine internazionale.