In materia di economia e lavoro l’imperativo sarà quello di puntare con forza su formazione e riqualificazione dei lavori che rapidamente diverranno obsoleti nelle attività dove gli assistenti digitali saranno più competitivi. E la questione di un reddito di base garantito nei periodi di transizione e di riconversione sarà sempre più nevralgica
L’Intelligenza Artificiale è una rivoluzione destinata a cambiare profondamente le nostre vite. Ciò che fa paura a molti è la rapidità del cambiamento atteso e il fatto di non riuscirne ancora a delinearne i confini. Potremmo definirla come un’invasione di campo delle macchine e del digitale che temiamo fortemente finirà per ridurre gli spazi dell’umano, anche se non riusciamo a capire fino a che punto. In realtà quello che probabilmente accadrà (e quello che dovrebbe accadere nelle nostre speranze) è che riusciremo a costruire un umano aumentato (come è sempre accaduto in tutti i salti tecnologici) grazie alla nostra capacità di sfruttare questa volta le potenzialità e i superpoteri del nostro assistente digitale.
L’altra cosa che ci turba è la velocità della distruzione di posti di lavoro man mano che ci accorgiamo che alcune attività professionali possono essere realizzate con tempi e costi di molto inferiori dall’intelligenza artificiale. Chiunque abbia sperimentato le nuove potenzialità (e cominciano ad essere molti, inclusi gli studenti a scuola e all’università) ha scoperto come traduzione, elaborazione di testi, preparazione di presentazioni, disegni ed immagini sono realizzabili quasi istantaneamente nel modo e con lo stile desiderato.
Pensavamo che ci fossero alcuni ambiti che sarebbero stati risparmiati come quelli delle relazioni interpersonali ma gli assistenti digitali del futuro saranno sempre più capaci anche di relazionarsi in modo quasi umano con noi. Il legislatore in questo caso, ancor più che in passato, si trova a rincorrere una realtà che corre più veloce. Il disegno di legge del governo in attesa di approvazione si occupa di temi chiave in quest’ambito come la protezione dei dati personali, l’accesso dei minori ai sistemi IA e l’IA nel contesto lavorativo, la sicurezza informatica.
L’obiettivo, assolutamente condivisibile, che si pone è quello di “promuovere un utilizzo corretto, trasparente e responsabile, in una dimensione antropocentrica dell’intelligenza artificiale volto a coglierne le opportunità garantisce la vigilanza sui rischi economici e sociali e sull’impatto sui diritti fondamentali dell’intelligenza artificiale”. Riusciranno i nostri eroi a far sì che l’Intelligenza Artificiale sia al servizio della persona e non viceversa? I principi enunciati sono sacrosanti ma non sarà facile attenervisi quando si entrerà nelle questioni più specifiche.
In materia di economia e lavoro l’imperativo sarà quello di puntare con forza su formazione e riqualificazione dei lavori che rapidamente diverranno obsoleti nelle attività dove gli assistenti digitali saranno più competitivi. La questione di un reddito di base garantito nei periodi di transizione e di riconversione sarà sempre più nevralgica. Per questo è opportuno che il Paese esca dalla polemica ideologica contro o a favore del reddito di cittadinanza per affrontare il problema in modo pragmatico ed efficace.
In Italia non siamo passati da una fase in cui esisteva un reddito di cittadinanza che poi è stato abolito. Siamo piuttosto migrati da una forma di reddito di base ad un’altra con cambiamenti relativi alla platea dei beneficiari, al sostegno alla genitorialità e agli incentivi e alle forme che favoriscono il rientro nel mondo del lavoro. Saper adeguare questa misura per combattere povertà e diseguaglianze e favorire riqualificazione e generatività delle vite di ciascuno sarà la sfida fondamentale.