Secondo l’hub Hybrid CoE nell’Europa settentrionale ci sono esempi che potrebbero essere adottati anche altrove: l’agenzia sulla difesa psicologica in Svezia, il centro nazionale di intelligence congiunto in Norvegia e la coscrizione per la difesa cibernetica in Danimarca
Covid-19 e invasione russa dell’Ucraina hanno rappresentato un duplice shock tale da costringere i Paesi nordeuropei a ripensare le loro strategie per la sicurezza e la resilienza della società, da sempre eccellenze con i loro approcci whole-of-government, whole-of-society e all-hazards nel contrasto alle minacce ibride come quelle a cui abbiamo assistito nel ultimi mesi: sabotaggi di infrastrutture critiche sottomarine, attacchi cibernetici, continui disturbi del GPS e l’uso dell’immigrazione come arma. “Sebbene i Paesi nordici abbiano caratteristiche sociali specifiche condivise, non necessariamente replicate in tutti i Paesi democratici, vi sono molte pratiche nordiche all’avanguardia nella costruzione della resilienza contro le minacce ibride che potrebbero essere applicate altrove”.
È quanto si legge in un recente rapporto dello European Centre of Excellence for Countering Hybrid Threats, centro con sede a Helsinki, in Finlandia, nato con la benedizione di Unione europea e Nato e che oggi riunisce 35 Stati. Un testo interessante anche per l’Italia, dove la minaccia ibrida ha occupato uno spazio importante nell’ultima relazione annuale dell’intelligence.
Tra gli esempi citati come buone pratiche da adottare da altri Paesi ci sono: l’istituzione di un’agenzia dedicata alla difesa psicologica in Svezia, la creazione di un centro nazionale di intelligence congiunto in Norvegia, la coscrizione per la difesa cibernetica in Danimarca e le riforme giuridiche che affrontano specificamente le minacce ibride in Finlandia. Queste soluzioni “si distinguono come pratiche leader innovative che potrebbero essere emulate altrove”, si legge. Ma non solo. Nel rapporto viene ricordato come la Finlandia abbia fatto un passo in più rispetto alla maggior parte degli Stati europei in termini di screening degli investimenti, sottoponendovi anche le acquisizioni estere di beni immobili in prossimità di siti critici.
“È importante notare che tutti i Paesi nordici hanno anche adottato misure per migliorare il coordinamento dell’intelligence, dell’analisi, del processo decisionale e delle misure contro le minacce ibride, mettendo a disposizione risorse (…) per contrastarle”, si legge ancora. Tutti i Paesi nordici stanno attualmente adottando misure per migliorare il coordinamento del processo decisionale, della definizione delle politiche e dell’analisi per far fronte alla natura complessa e intersettoriale delle minacce ibride. La loro forza, conclude il rapporto, è che questi Stati “si guardano l’un l’altro per le migliori pratiche e attingono ai loro punti in comune, pur basandosi sulle loro peculiarità nazionali”.