Annunciate le nuove migliorie di Eurofighter, aggiornamenti per radar, cabina di pilotaggio, radiofrequenza. E operatività fino al 2060. E se fosse una sponda ad una fusione Gcap-Scaf?
Il consorzio Eurofighter e la Netma (la Nato Eurofighter & Tornado management agency) hanno siglato il contratto per sviluppare il prossimo pacchetto di potenziamento delle capacità dell’Eurofighter Typhoon. Si tratta del pacchetto Sd (definizione di sistema) Phase 4 Enhancement (P4E), volto a migliorare sopravvivenza e letalità, nonché a prolungare la vita utile dell’aereo.
Il nuovo pacchetto di sviluppo prevede una capacità di gestione automatizzata dei sensori per tutti i radar Typhoon; ciò consentirà al pilota di sfruttare le capacità del radar Aesa (Active electronically scanned array) per completare più attività simultanee e ridurre il carico di lavoro. Saranno migliorate l’interfaccia della cabina di pilotaggio migliorata e l’interoperabilità in radiofrequenza (Rfio). Oltre alla capacità di gestione automatizzata dei sensori, P4E aggiornerà il Dass (Defensive aids sub-system) per tutti i clienti e potrà includere la capacità aggiuntiva di guerra elettronica tedesca Ioc (Initial operating capability).
L’attività di sviluppo delle capacità avrà luogo all’interno delle quattro società partner dell’Eurofighter – Leonardo, BAE Systems, Airbus Germany, Airbus Spain – supportate dalla più ampia base di fornitori del consorzio. L’Eurofighter Typhoon è infatti un caccia da superiorità aerea di generazione 4.5 sviluppato da Roma, Londra, Berlino e Madrid tra gli anni Ottanta e Novanta, ed entrato in servizio ad inizio anni Duemila. Le quattro capitali detengono quote del consorzio attribuite in base al volume degli ordini, rispettivamente per il 21%, 33%, 33% e 13%. L’Italia schiera quasi cento di questi velivoli, che sono la spina dorsale della nostra Aeronautica Militare, e ne potrebbe ordinare altri 24; il programma supporta circa 21mila posti di lavoro nel nostro Paese.
Giancarlo Mezzanatto, amministratore delegato di Eurofighter, ha dichiarato: “Il Typhoon, la spina dorsale della difesa aerea europea, proteggerà i nostri cieli fino al 2060, e quindi è fondamentale continuare a migliorare le capacità della piattaforma e garantire che sia operativamente efficace”. “Il pacchetto P4E – ha continuato – è fondamentale per raggiungere questa missione: fornire agli utenti una cabina di pilotaggio migliorata, sensori potenti e capacità di guerra elettronica migliorate”.
Simon Ellard, direttore generale di Netma, ha dichiarato: “Con l’evolversi dell’ambiente operativo, è essenziale continuare a far crescere le capacità dell’Eurofighter per affrontare le minacce attuali e future. Il pacchetto di definizione del sistema P4E rappresenta una pietra miliare significativa nella fornitura di un ampio aggiornamento di capacità che garantirà che l’Eurofighter rimanga all’avanguardia e una forte deterrenza per i nostri avversari”.
È rilevante inserire questo nuovo pacchetto sullo sfondo degli altri caccia europei, di oggi e di domani. In Europa si producono infatti tre diversi caccia di generazione 4.5: oltre all’Eurofighter, la Francia produce i Rafale e la Svezia i Gripen. Stoccolma e Parigi avevano finora investito con più convinzione sul prolungamento dell’operatività di questi ultimi, anche perché Italia e Regno Unito hanno già gli F-35, e la Germania li riceverà a breve. Gli Eurofighter e i Rafale verranno sostituiti da due diverse piattaforme di sesta generazione: il Gcap (Global combat air programme) di Italia, Regno Unito e Giappone, che dovrebbe entrare in servizio nel 2035, e lo Scaf (Système de combat aérien du futur) di Francia, Germania e Spagna, che dovrebbe entrare in servizio a inizio anni Quaranta. Ora, prolungare la vita dell’Eurofighter fino al 2060 significa appianare la distanza esistente tra quest’ultimo e il Rafale, e questo può significare due cose. Da una parte, può essere un assist alla Germania, che non si troverà scoperta come rischiava di essere fino a poco fa. Dall’altra, rende più uniformi le tempistiche delle necessità di tutto il continente europeo, avvicinando i programmi Gcap e Scaf (per i quali non è da scartare una fusione); ne potrebbe restare scontento il Giappone, che ha già fatto sapere di non gradire allargamenti del programma, proprio per la sua grande fretta di avere l’aereo a disposizione il prima possibile per fronteggiare Pechino.