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Le tre c che allontanano i Paesi Bassi dalla Cina

Chip, cyber e cctv. Dopo la stretta all’export, l’intelligence rivela che lo spionaggio informatico cinese è più esteso di quanto si pensasse inizialmente. Intanto, Amsterdam rimuove le telecamere cinesi. È una delle eredità di Rutte per il prossimo premier Schoof

I Paesi Bassi continueranno ad allinearsi agli Stati Uniti sulle restrizioni alle esportazioni, scriveva nei giorni scorsi Reuters. Dopo il caso dei macchinari Asml, il governo è riluttante a prendere una decisione generalizzata ma le dichiarazioni e gli interessi di sicurezza nazionale suggeriscono che in futuro sarà lento nell’approvare le richieste cinesi e veloce nel negarle. È una delle eredità del premier Mark Rutte a Dick Schoof, guiderà una coalizione di centrodestra formatasi dopo mesi di negoziati e dominata dal Partito per la libertà, il partito di estrema destra di Geert Wilders che ha vinto le elezioni di novembre. Ma non è l’unico dossier su cui i Paesi Bassi hanno scelto la linea dura verso la Cina.

L’alert dell’intelligence militare

Lunedì i servizi segreti militari olandesi hanno dichiarato che lo spionaggio informatico cinese è più esteso di quanto si pensasse inizialmente, avendo preso di mira i governi occidentali e le aziende del settore della difesa. L’agenzia Mivd ha dichiarato che un gruppo di hacker sostenuti dallo Stato cinese, che era dietro a un attacco di hacking del 2023 al ministero della Difesa olandese, ha fatto almeno 20.000 vittime in tutto il mondo in pochi mesi, e forse molte di più.

“Tra gli obiettivi vi erano decine di governi occidentali, organizzazioni internazionali e numerose aziende che operano nel settore della difesa”, ha dichiarato il servizio in un comunicato invitando i soggetti ad adottare il principio “Assume Breach”, in base al quale si presume che un attacco riuscito sia già avvenuto o avverrà presto. Ad aprile, nel suo rapporto annuale, lo stesso servizio aveva dichiarato che l’intelligence cinese aveva colpito i settori olandesi di semiconduttori, aerospaziali e marittimi per cercare di rafforzare le forze armate cinesi.

La svolta di Amsterdam

Qualcosa si muove anche a livello locale. Amsterdam ha deciso di rimuovere le telecamere prodotte da aziende cinesi in tutta la città a causa delle crescenti preoccupazioni sul rischio di spionaggio e di violazione dei diritti umani. La capitale olandese prevede di eliminare gradualmente ben 1.280 impianti di sorveglianza di fabbricazione cinese utilizzati per monitorare il traffico e gli spazi pubblici entro cinque anni, ha dichiarato il comune in una lettera. La città chiederà specificamente ai suoi fornitori di offrire sistemi di telecamere non cinesi. “Stiamo anche inviando un segnale forte al mercato per trovare alternative ai sistemi di telecamere cinesi”, ha dichiarato nella lettera Alexander Scholtes, assessore del Comune di Amsterdam.

Queste azioni arrivano tra le preoccupazioni che le apparecchiature di sorveglianza prodotte da aziende cinesi possano essere utilizzate per trasmettere immagini al produttore o al governo di Pechino. Le aziende cinesi Hangzhou Hikvision Digital Technology Co. e Zhejiang Dahua Technology Co. sono state accusate da funzionari statunitensi di essere coinvolte in violazioni dei diritti umani in Cina contro la minoranza uigura del Paese. La decisione di Amsterdam fa eco alle mosse compiute negli ultimi anni dai governi britannico e australiano per rimuovere la tecnologia di sorveglianza di produzione cinese rispettivamente dalle sedi governative sensibili e dai siti di difesa. All’inizio di quest’anno, i servizi di sicurezza e di intelligence militare dei Paesi Bassi hanno rivelato una campagna di spionaggio cinese nel Paese attraverso l’uso di malware avanzato.



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