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Vi racconto la prima vera riforma fiscale di un governo di centrodestra. Scrive Tremonti

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Giulio Tremonti, già ministro dell’Economia e presidente della Commissione Esteri della Camera

Gentile direttrice, 

ho letto l’articolo di Domenico Fracchiolla pubblicato su Formiche.net sotto il titolo: “Fatta la riforma fiscale, ora facciamo gli italiani”.

L’articolo inizia con questa frase: “La riforma fiscale, considerata necessaria da tutti i governi della Seconda Repubblica, ma mai affrontata in modo organico, salvo piccoli aggiustamenti e un intervento parziale di Giulio Tremonti, è uno dei pilastri che qualificano il governo Meloni, prima ancora che sul piano economico e strettamente fiscale, sul piano politico e culturale”.

Grato per l’attenzione, posso precisare?

A) Una prima ipotesi di riforma fiscale fu formulata dal primo Governo Berlusconi nel 1994 e resa pubblica nella forma di un “Libro bianco” pubblicato come allegato a Il Sole 24 Ore nell’ottobre dello stesso anno.
La riforma era basata su tre principi essenziali: “dal complesso al semplice” (era l’idea di un unico “Codice Fiscale”), “dal centro alla periferia” (a quell’altezza di tempo, il periodo fiscale era infatti essenzialmente statale), “dalle persone alle cose” (era l’idea che nell’età del consumismo, non si potevano più applicare nelle loro forme originarie le vecchie imposte nazionali).

Sul “Libro bianco” ho ricevuto una lettera da Carlo Maria Cipolla, una lettera in cui era scritto quanto segue: “Caro prof. Tremonti: le notizie che qui giungono dall’Italia sono scarse, confuse ed imprese. Ma quel poco che sono riuscito ad appurare mi spinge a scriverle questa lettera che è e vuole essere una nota di incondizionata ammirazione ed approvazione per il piano da Lei presentato per la riforma del sistema e del regime fiscale in Italia. Trovo ammirevole non soltanto l’aspetto tecnico del Suo piano ma anche il coraggio da Lei dimostrato nel presentare il piano stesso, così drastico, così rivoluzionario così contrario ai dettami della demagogia imperante. Desidero quindi esprimerLe il mio augurio più vivo e sincero per il successo pieno e completo della sua iniziativa, convinto come sono che se verrà attuata come Lei la ha elaborata senza stravolgimenti inopportuni, il nostro Paese si porterà in posizione avanzata invece di essere e rimanere il solito fanalino di coda nella classifica dei Paesi civili per quanto riguarda il regime fiscale. Le basti dire che qui in America mentre ci si rende conto della necessità e dell’urgenza di attuare una riforma fiscale secondo i lineamenti definiti nel Suo piano, si riconosce che manca il coraggio per portare avanti un’azione del genere”.
Cipolla aveva ragione. Aveva ragione anche su questo! Il primo Governo Berlusconi cadde poco dopo!

B) nel 2002, il secondo il Governo Berlusconi ottenne dal Parlamento delega per una nuova riforma fiscale. Una riforma che riprendeva e sviluppava i contenuti della riforma del 1994. Per quanto riguarda l’Irpef fu introdotta per la prima volta nel nostro sistema fiscale la “No Tax Area” ed ebbero inizio i primi abbattimenti degli scaglioni dell’imposta personale. Fu radicalmente riformata la imposizione societaria, su di uno schema che è ancora oggi sostanzialmente vigente. Nell’agosto del 2004 fui costretto alle dimissioni e questo portò alla fine del processo di riforma;

C) nel 2008 il terzo Governo Berlusconi affrontò la crisi finanziaria globale con un Decreto legge che anticipava le tre successive leggi finanziarie. Non solo in Italia, in nessuna parte dell’occidente era allora tempo per riforme fiscali. In effetti in nessun paese furono operate riforme fiscali. Comunque per una valutazione complessiva di quanto fatto allora può essere utile ricordare quanto scritto nelle Considerazioni conclusive dal Governatore Draghi: “In Italia il disavanzo pubblico, prossimo quest’anno al 4 per cento del pil, è inferiore a quello medio dell’area euro …. Appropriati sono l’obiettivo di pareggio di bilancio nel 2014… Grazie a una prudente gestione della spesa durante la crisi, lo sforzo che ci è richiesto è minore che in altri paesi avanzati”. Tutto ciò che è stato dopo, in opposta tendenza, e a partire dall’agosto del 2011, con la lettera “Trichet-Draghi”, è abbastanza noto per non essere qui ripetuto.
Una radicale riforma fiscale fu operata solo a partire dal 2018 in Usa con la Presidenza Trump;

D) l’azione di riforma posta in essere dal Governo Meloni è – a mio parere – oggi assolutamente positiva.

Tanto cordialmente,
Giulio Tremonti

 



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