JOAQUIN NAVARRO-VALLS, A passo d’uomo, Mondadori, 2009, pp.245, euro 18,50
Direttore per oltre vent’anni della sala stampa del Vaticano, Navarro-Valls appartiene alla scuola dei comunicatori che hanno una grande capacità analitica. Lo dimostra in questo libro che si sviluppa in quattro parti. Nella prima traccia il profilo dei grandi incontri (Castro, Gorbachev, Reagan) sullo sfondo dell’attività diplomatica vaticana che accompagnò la dissoluzione dell’ordine bipolare negli anni Ottanta. Nella seconda affronta le tematiche che attraversano la società, le inquietudini moderne. Nella terza entrano in scena le questioni globali, dall’immigrazione all’ordine mondiale, dall’Europa alla Cina, dal capitalismo all’emergenza ambientale. Infine, viene toccato il nodo del rapporto tra laicità, valori e scienza. Le riflessioni si snodano nella forma di articoli, alcuni pubblicati e altri inediti.
MARCO PANELLA e STEFANO ROLANDO, Le nostre storie sono i nostri orti ma anche i nostri ghetti, Bompiani, 2009, pp. 201, euro 15
Una lunga conversazione sulle più diverse tematiche dà forma a un approfondito ritratto del padre del Partito radicale, personaggio determinante negli ultimi sessant’anni della politica italiana. Un uomo che si definisce soltanto Radicale, con la “R” maiuscola, ma anche liberale e socialista, federalista, non-violento. Quella di Pannella è una testimonianza storica dei dibattiti e delle campagne sull’aborto, l’eutanasia, il divorzio e l’obiezione di coscienza in Italia. Rispondendo alle domande del professore e saggista milanese Stefano Rolando, Pannella racconta gli anni della Goliardia, la nascita del partito – che non considera minoritario -, la sua formazione politica e culturale, il suo rapporto con Pannunzio, Benedetti, Sciascia e Pasolini. Un tributo ad uno dei più vivaci e interessanti leader della politica italiana.
PIERLUIGI BATTISTA, I conformisti. L’estinzione degli intellettuali d’Italia, Rizzoli, 2010, pp. 221, euro 14,40
Se per spiegare le evoluzioni e le piroette ideologiche del ceto intellettuale, in particolare di quello italiano, si fa ricorso all’ideologia, il rischio è che il titolo del libro di Pierluigi Battista non sia altro che la migliore autobiografia di questo ceto. Perché al bipolarismo orientato sulla divisione destra/sinistra (ovviamente presentato come superato, anzi “primitivo”) si sostituisce quello tra irregolari e conformisti, una distinzione a base etica tra chi si suppone indipendente dalle casematte ideologiche e partitiche e chi ne è succube, accecato dalla faziosità. Segue una narrazione storica del rapporto tra potere e intellettuali che rifugge in modo altero dalla questione realistica del cui prodest, ovvero dall’analisi e dalla verifica concreta del rapporto tra interessi e processi sociali ed economici, e produzione culturale.
ZYGMUNT BAUMAN, Capitalismo parassitario, Il Nocciolo, 2009, pp.67, euro 8
Dal vecchio adagio ottocentesco “arricchitevi!” al nuovo imperativo “indebitatevi!”. Sembra questa la parabola ideale del capitalismo entrato nella fase liquido-moderna, quella del parassitismo economico, della finanziarizzazione onnipervasiva e della trasformazione delle strutture sociali in reti leggere e centrate sull’individuo. E anche gli interventi post-crisi non fanno altro che ribadire la validità di quel modello, che si cerca di “riparare” e riportare in auge. Nella lettura proposta, questo accade perché esso risponde all’essenza di un “mondo volatile di cambiamenti istantanei ed erratici”, in cui mancano i riferimenti culturali di una “modernità solida” ormai superata. Un processo disgregativo che erode istruzione, formazione, rapporti tra generazioni e classi.
MASSIMO PINI, Craxi. Una vita, un’era politica, Mondadori, 2007, pp.737, euro 14
Massimo Pini, uno dei più stretti collaboratori di Craxi, parte dagli anni giovanili del futuro segretario socialista per delineare le principali tappe della sua carriera politica. Ma una biografia politica di Bettino Craxi non può limitarsi ad una galleria di ricordi; è, inevitabilmente, un profilo anche della stagione politica successiva alla fine della Prima repubblica e un tentativo di decifrare il presente. Infatti nella parabola del (fallito) tentativo decisionista si intravvedono alcuni tratti ancora oggi presenti nella crisi politico-istituzionale italiana. L’autore parla anche dell’esilio e del rapporto con la nuova classe dirigente degli anni Novanta, che Craxi vide nascere e formarsi già nel corso degli anni Ottanta. Nel decennale della sua morte, resta una delle opere più complete e documentate, nate da un rapporto diretto e non mediato con il protagonista, priva di filtri ideologici.