Skip to main content

Vi spiego perché Renzi e Gutgeld sull’economia non mi convincono

La prima impressione, leggendo l’intervista di Formiche.net al consigliere economico di Matteo Renzi, l’economista e deputato Yoram Gutgeld (che in tedesco significa “buon denaro” e potrebbe essere anche di buon auspicio…) è che manchino idee e forza adeguate alla necessità di rotazione” economica del nostro Paese, per usare un’espressione di moda in questi giorni.

Dobbiamo ridurre drasticamente la spesa pubblica e il perimetro del “pubblico”, ridurre significativamente la pressione fiscale, ridurre il debito pubblico, aumentare la flessibilità e competitività del sistema.

Le ricette di Gutgeld, pur nella frammentarietà dell’intervista, appaiono inadeguate e spesso velleitarie. A volte è lo stesso Gutgeld a lanciare il sasso e poi ritirare la mano dicendo che in fondo ciò che propone è difficilmente realizzabile. Afferma per esempio che bisogna tagliare gli incentivi alle imprese, ma senza toccare il fondo nazionale trasporti (e per analogia penso anche i fondi che lo Stato dà alle Fs per far girare i treni) che “deve essere mantenuto”.

Vuole le privatizzazioni delle imprese pubbliche, a partire dalle Poste, sul modello tedesco, ma non degli immobili pubblici, che andrebbero “valorizzati”, con prevedibile aumento della spesa pubblica, sia pure mitigato dall’attrazione di investimenti privati. Sembra dire no alla privatizzazione delle aziende locali ex municipalizzate, per non “cristallizzare i monopoli esistenti”, che andrebbero invece superati con adeguate norme di liberalizzazione.

Anche sulla riduzione dell’Irpef, afferma che ci vorrebbe un intervento da 30 miliardi, mentre se ne potranno spendere solo 15. Equivoco è poi il discorso sulla Cassa Depositi e Prestiti: Gutgeld propone di “utilizzare parte dei 235 miliardi di risorse private della Cassa per programmi pubblici in grado di attrarre investimenti privati”: ma la Cassa, pur essendo pubblica, gestisce fondi privati (i soldi dei risparmiatori postali) che vanno remunerati e dunque non possono essere usati per “programmi pubblici”.

Sul lavoro, come ha già notato De Nicola, l’attenzione è tutta concentrata sulla flessibilità in entrata, con la proposta del contratto a tutele crescenti nei primi tre anni, ma nulla si dice sulla flessibilità in uscita, legata alla riforma degli ammortizzatori sociali e all’introduzione dell’Aspi. Sul tema del federalismo, sia con le giuste accuse al Titolo V della Costituzione, sia con la critica altrettanto giusta all’utilizzo dei fondi europei, sia con la richiesta del ritorno allo Stato della competenza esclusiva nei servizi pubblici e nel turismo (nonostante un referendum abbia abolito il Ministero del Turismo) sembra prefigurare un rigido neocentralismo statale, che potrebbe essere a mio giudizio molto rischioso.

Meglio puntare sullo snellimento dei poteri locali, con l’abolizione delle Province, il dimezzamento della Regioni e l’accorpamento dei Comuni e con una più netta divisone delle competenze tra Stato ed enti territoriali, che dobbono poter godere di vera autonomia fiscale sul modello americano.

Allo stesso modo, come ha notato Realfonzo, manca un discorso prospettico sull’Europa e sull’evoluzione dell’integrazione europea. Realfonzo propone di superare il modello di austerità che fin qui ha guidato la politica europea. Io sarei più cauto e mi concentrerei – altra lacuna nel discorso di Gutgeld – su una strategia di riduzione del debito pubblico, da affiancare alle politiche di aumento della produttività (flessibilità del lavoro, istruzione, ricerca e innovazione…). Solo con un debito in graduale ma costante discesa potremo chiedere credibilmente all’Europa di allentare i vincoli di austerità.

E infine manca un’idea di politica industriale, che a mio giudizio deve avere come obbiettivo la crescita dimensionale delle imprese, anche attraverso lo strumento delle “reti d’impresa”, condizione essenziale per aumentare il tasso d’innovazione e di internazionalizzazione del nostro sistema produttivo. Nell’intervista di Gutgeld, dunque, ci sono alcuni spunti interessanti, ma a mio giudizio del tutto insufficienti a delineare un programma adeguato alle necessità del Paese.

Ecco l’intervista e gli altri approfondimenti di Formiche.net sul programma economico di Renzi svelato dal guru Gutgeld:

Ecco il nuovo programma economico di Renzi. Parla Yoram Gutgeld di Edoardo Petti

Renzi purtroppo non sarà uno statista alla Thatcher però… Le pagelle di Alessandro De Nicola del direttore di Formiche.net, Michele Arnese

Renzi, ecco dove sbaglia (e dove ha ragione) il guru renziano Gutgeld. Intervista a Riccardo Realfonzo di Francesco De Palo



×

Iscriviti alla newsletter