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Guerra in Ucraina. Il ruolo di Biden spiegato dal consigliere Sullivan

Un conflitto sin dall’inizio “imprevedibile” rende qualsiasi passo cruciale, ha spiegato il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca al Nato Public Forum. Importante anche il ruolo degli alleati europei: parole che hanno un sottinteso legato alle prossime elezioni presidenziali

“I fondamentali” della guerra in Ucraina sono “l’artiglieria e le difese aeree e noi abbiamo aumentato entrambe”. Lo ha detto Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, nel suo intervento alla sessione odierna del Nato Public Forum. Tutto ciò, ha spiegato cercando di trasmettere ottimismo, è accaduto mentre molti si aspettavano che il summit Nato si svolgesse sullo sfondo delle avanzate russe, che però sono state impedite. I prossimi passi – “le nostre future scelte” in termini di sostegno a Kyiv – saranno decisivi, anche alla luce di un conflitto che sin dall’inizio è “imprevedibile”, ha aggiunto.

Fondamentale in questo è stato il ruolo degli Stati Uniti nel fornire aiuti a Kyiv e nel riunire gli altri Paesi (oggi è la giornata del progetto “Ukraine Compact”), così come quello degli altri alleati, ha spiegato Sullivan. È un concetto che il consigliere di Biden ha voluto sottolineare anche ieri, con una chiave anche elettorale, in un articolo sul New York Times, giornale in questi giorni impegnato a chiedere a Biden un passo indietro in vista delle elezioni presidenziali di novembre. La Nato “è più forte” con Biden, l’Europa “sta facendo di più” e gli investimenti nella spesa militare da parte degli alleati sono cresciuti di più del doppio rispetto a quanto era accaduto durante la presidenza di Donald Trump e “senza dover intimidire” gli alleati e i partner, come si e’ vantato di aver fatto in passato l’ex presidente, ha scritto il consigliere della Casa Bianca.

Per Sullivan, una delle menti dell’amministrazione Biden, con la Guerra fredda alle spalle, oggi viviamo in un’era di “competizione strategica in una fase di interdipendenza”, come spiegato a inizio anno a Davos, al World Economic Forum. La guerra in Ucraina ha cambiato le carte in tavola e rilanciato la centralità dell’alleanza, come dimostrato dal discorso tenuto a margine del summit a Washington per i 75 anni della Nato (ma anche il terzo dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina).

Durante il suo intervento, Sullivan è rimasto focalizzato sulla guerra in Ucraina. Ma il suo messaggio è più ampio. Basti pensare al concetto dell’interconnessione tra Euro-Atlantico e Indo-Pacifico: la sicurezza di un quadrante ha ripercussioni sull’altro. Un esempio? La fornitura di missili balistici nordcoreani alla Russia per l’invasione dell’Ucraina, come evidenziato nei giorni scorsi dal consigliere di Biden. È alla luce di questa visione, che affonda le radici nel pensiero dell’ex premier giapponese Shinzo Abe, che al summit di Washington gli alleati hanno deciso di lanciare, assieme ai quattro partner nell’Indo-Pacifico (Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda), quattro progetti di cooperazione nell’ambito della difesa. In particolare, relativi al sostegno all’Ucraina, all’intelligenza artificiale, al contrasto alla disinformazione e alla sicurezza cibernetica.

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