Il rapporto fra Cina e Usa, spesso conflittuale, ha talvolta incontrato momenti di distensione se non di intesa nella lotta alle minacce sanitarie, Hiv fra tutte. Alleanza venuta meno, invece, in occasione del Covid-19. Come promuovere una collaborazione più proficua nelle aree in cui è in gioco il benessere dell’umanità, in primis la salute globale? Il report di Jennifer Bouey, professoressa e capo del dipartimento di Salute internazionale presso l’Università di Georgetown
Stati Uniti e Repubblica Popolare Cinese (Rpc) differiscono profondamente nelle loro ideologie e nei loro sistemi di governance. Questo ha portato a relazioni diplomatiche instabili e spesso volatili sin dalla costituzione della Rpc nel 1949. Le dinamiche della rivalità militare, della competizione politica, delle partnership economiche e degli scambi culturali influenzano la retorica politica dei Paesi e possono portare le relazioni sino-americane su un percorso difficile. Nonostante queste sfide, la salute pubblica ha spesso rappresentato un’area di cooperazione. Nel corso degli anni, Stati Uniti e Cina hanno unito le forze per affrontare diverse questioni critiche di salute globale, tra cui la lotta contro l’Hiv/Aids e le epidemie di influenza aviaria e suina. Tuttavia, durante la pandemia di Covid-19 è emerso un cambiamento netto, quando le relazioni tra i due Paesi si sono trasformate in accuse e diffidenza. Questo ha fatto mancare lo spirito di collaborazione visto durante le precedenti crisi sanitarie e ha sottolineato le complessità e le sfide poste dalla geopolitica di fronte a un’emergenza sanitaria globale.
USA – CINA UNITI ALLEATI L’HIV/AIDS
La partnership ufficiale tra Stati Uniti e Cina sull’Hiv/Aids è iniziata nel giugno 2002, quando il segretario statunitense alla Salute e ai servizi umani Tommy G. Thompson ha firmato un Memorandum d’intesa con il ministero della Salute cinese intitolato “China-U.S. Collaboration on Hiv/Aids Prevention and Control”. Sotto l’egida di questo Mou, i National institutes of health (Nih) hanno avviato il Programma internazionale globale di ricerca sull’Aids. Il Center for disease control and prevention (Cdc) statunitense ha aperto il suo primo ufficio a Pechino per il China global Aids program (Gap), fornendo supporto tecnico al nuovo Centro nazionale per il controllo dell’Hiv e delle malattie sessualmente trasmissibili (Ncaids) del Cdc cinese e coordinandosi con l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid) per garantire i finanziamenti allo sviluppo per le iniziative di prevenzione dell’Hiv/Aids nel sud della Cina. Il successo della collaborazione ha contribuito a scongiurare una potenziale crisi dell’Hiv/Aids che gli esperti statunitensi avevano previsto all’inizio del 2000. Entro il 2020, il 93% degli 1,05 milioni di persone affette da Hiv in Cina riceveva un trattamento antiretrovirale e il 96% di coloro che lo assumevano raggiungeva la soppressione virale. Anche gli Stati Uniti hanno tratto notevoli vantaggi da questa collaborazione sull’Hiv, tra cui l’accesso a dati condivisi sull’epidemiologia, sui sottotipi virali e sulla resistenza ai farmaci, oltre a una profonda comprensione del panorama sanitario pubblico cinese e della sua epidemia di Hiv.
IL RUOLO DELLA RICERCA
Inoltre gli Stati Uniti hanno acquisito un significativo soft power in Cina, dimostrando il loro impegno verso una ricerca scientifica rigorosa, fornendo ingenti finanziamenti scientifici, dedicando risorse umane e introducendo nel Paese nuovi concetti e tecnologie avanzate. Di conseguenza i funzionari governativi cinesi, i professionisti della salute e la società civile hanno avuto un’alta considerazione degli scienziati e degli esperti di salute pubblica statunitensi. Questo rispetto si rifletteva chiaramente nel rapporto speciale condiviso tra il Cdc statunitense e il Cdc cinese, con il primo che godeva del privilegio esclusivo di essere l’unica agenzia governativa straniera autorizzata a stabilire un ufficio all’interno della sede del Cdc cinese a Pechino. Grazie a questo rapporto, l’ufficio Gap ha esercitato un’influenza sulle pratiche cinesi in materia di diritti umani, persuadendo il governo cinese a offrire cure gratuite per l’Hiv a tutti gli individui.
STORIA DI UN’ALLEANZA: DALL’ERA POST-GUERRA FREDDA
La collaborazione tra Stati Uniti e Cina sull’Hiv/Aids tra il 2002 e il 2018 non può essere data per scontata oggi, date le relazioni bilaterali complesse e piene di tensioni tra i due Paesi nella tumultuosa era post-Guerra Fredda. La collaborazione, allora, fu supportata da alcune condizioni di contesto. In primo luogo, nella seconda metà degli anni Novanta si è assistito a un sensibile riscaldamento delle relazioni bilaterali tra Stati Uniti e Cina dopo lo scossone diplomatico causato dal massacro di Tienanmen del giugno 1989, aprendo la strada a investimenti in aree di reciproco interesse. Inoltre, il comune impegno nell’antiterrorismo dopo l’11 settembre e la collaborazione economica durante la crisi finanziaria del 2008 hanno evidenziato interessi strategici congiunti. Questo periodo, infine, è stato caratterizzato da una rivalità militare minima, dovuta alla schiacciante superiorità militare degli Stati Uniti e da una competizione politica amichevole, segnata dalla volontà della Cina di non cercare parità di leadership globale con gli Usa e da legami economici fiorenti, in particolare dopo l’ingresso della Cina nell’Organizzazione mondiale del commercio nel 2001 e la crescita della catena di approvvigionamento del valore globale. In secondo luogo gli Stati Uniti dopo la Guerra fredda hanno assistito al successo del neoliberismo, un sistema politico da cui la Cina era esclusa. Dopo aver vinto la Guerra fredda, gli Usa hanno preso la decisione strategica di includere la Cina nel loro sistema mondiale, con la speranza di espandere la loro influenza in quel Paese. Inoltre la Sars ha rimodellato significativamente l’approccio di Pechino alla salute pubblica: l’epidemia del 2002 ha messo in luce le evidenti lacune del sistema sanitario cinese. Nel 2003, infatti, la Cina si è scusata per il ritardo nelle comunicazioni, atto accolto con favore dalla comunità globale.
AI PRIMI ANNI 2000
All’inizio degli anni 2000, tra l’altro, esisteva una significativa asimmetria di potere nelle capacità biomediche e di salute pubblica tra le due nazioni, con gli Stati Uniti che erano circa due decenni avanti alla Cina nelle capacità di prevenzione e trattamento dell’Hiv. Questo divario ha rappresentato per Pechino un motivo valido per collaborare, in quanto ha visto l’opportunità di imparare e sfruttare le competenze statunitensi così da adoperarle come mezzo efficace per migliorare la propria capacità di affrontare l’epidemia di Hiv. Infine la collaborazione ha prodotto vantaggi economici interni per entrambi i Paesi. All’inizio degli anni 2000, gli Stati Uniti hanno stanziato ulteriori risorse di bilancio per le iniziative sull’Hiv, determinando una crescita sostanziale dei finanziamenti per agenzie come i Nih e i Cdc. Questo ha creato opportunità per nuovi programmi, tra cui borse di studio per la formazione e lo sviluppo di una rete globale per la ricerca all’estero. Per quanto riguarda la Cina, il Paese ha registrato un rapido progresso economico, che ha portato a un aumento degli investimenti nelle infrastrutture sanitarie pubbliche, compresa la creazione di un nuovo Cdc. Pertanto, poiché gli Stati Uniti speravano di espandere la propria influenza sulla Cina e quest’ultima era attratta dalla tecnologia statunitense, i Paesi erano disposti a trascurare temporaneamente molte questioni sulle quali erano in disaccordo, tra cui la disputa sullo stretto di Taiwan del 1995-1996 e l’attentato di Belgrado del 1999. I due governi hanno iniziato a costruire un processo globale a più livelli per facilitare la collaborazione. Gli incontri bilaterali tra i due presidenti hanno dato il via al partenariato strategico e quelli fra alti funzionari hanno portato a protocolli d’intesa fondamentali, semplificando così l’attuazione delle iniziative di collaborazione sanitaria.
LE SFIDE DELLA COOPERAZIONE SANITARIA
Negli ultimi due decenni, le agenzie di salute pubblica degli Stati Uniti e della Cina hanno mantenuto un rapporto solido e produttivo, costruendo un’ambiziosa alleanza sull’Hiv/Aids altamente vantaggiosa per entrambi e per tutti gli altri Paesi. Tuttavia, dopo il Covid-19, l’epoca d’oro della collaborazione nel campo della salute sembra essere un lontano ricordo. Il programma Gap, che aveva un ufficio all’interno del complesso dei Cdc cinesi, è stato chiuso nel 2018. Durante l’epidemia di influenza aviaria H7N9 del 2013, i Cdc Usa avevano più di quaranta dipendenti in Cina, ma oggi il numero totale si è ridotto a circa una dozzina, dislocati in un complesso di ambasciate sorvegliato, con direttore e personale locale. Tra l’escalation delle tensioni militari, le rivalità geopolitiche e il riallineamento economico tra le due nazioni, gli scambi culturali e gli sforzi di collaborazione sono stati influenzati negativamente. Durante i tre anni di blocco di Covid-19 e il rapido deterioramento delle relazioni bilaterali, anche i dialoghi ad alto livello sono stati interrotti e gli accordi di collaborazione a lungo termine sono stati lasciati nel limbo. Le crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina, insieme all’intensificarsi della competizione tra le due nazioni, hanno generato un’atmosfera di sospetto che ha portato a ridurre le collaborazioni di ricerca.
ALCUNE RACCOMANDAZIONI POLITICHE
Sebbene Usa e Cina abbiano aree di competizione, è fondamentale trovare un terreno comune e promuovere una collaborazione più profonda nelle aree in cui è in gioco il benessere dell’umanità. Uno di questi è la salute pubblica. Per questo si propongono i seguenti pilastri di cooperazione.
1. Sviluppare una collaborazione preventiva
La prima raccomandazione è quella di adottare un approccio di collaborazione preventiva. È fondamentale riconoscere la rivalità geopolitica tra i due Paesi come sfondo all’impegno nella sanità pubblica. Le relazioni tra Stati Uniti e Cina sono segnate dalla competizione in vari ambiti, ma questo non deve precludere la collaborazione laddove è possibile e preziosa per tutti. Accettare questa rivalità come una realtà permette a entrambe le nazioni di impegnarsi in modo pragmatico nel perseguire obiettivi comuni. Condividere in modo trasparente le informazioni sui rischi per la salute pubblica è la pietra miliare della collaborazione preventiva. Lo scambio di informazioni, di sistemi di allerta precoce e di dati è essenziale per individuare subito e poi contenere le minacce sanitarie. Aumentare gli sforzi in questo ambito può migliorare in modo significativo la capacità di entrambi i Paesi di rispondere efficacemente alle sfide emergenti.
2. Adottare misure operative per una collaborazione più profonda
Il secondo pilastro è costituito da tre livelli di impegno, ovvero discutere la collaborazione in materia di salute pubblica in occasione di incontri bilaterali di alto livello, come i vertici presidenziali; rinnovare i protocolli di collaborazione a lungo termine; rafforzare la presenza bilaterale all’interno delle rispettive istituzioni.
3. Rafforzare il quadro multilaterale globale e sviluppare quadri regionali di salute pubblica
La partecipazione degli Stati Uniti e della Cina alle istituzioni sanitarie globali e ai partenariati regionali amplia la portata della loro cooperazione in materia di salute pubblica, offrendo vantaggi reciproci. Organizzazioni come l’Oms e il Fondo globale, insieme a entità regionali come la Banca per lo sviluppo dell’Asia, la Cooperazione economica Asia-Pacifico e l’Asean health, contribuiscono a questi vantaggi indiretti. Migliorare le connessioni globali sviluppando solidi quadri di salute pubblica regionale rafforza le collaborazioni internazionali in mate- ria di salute pubblica.
4. Costruire il soft power per mantenere la fiducia nelle collaborazioni di sanità pubblica
Alcuni studi hanno dimostrato che il soft power sostenibile e la diplomazia sanitaria possono migliorare le collaborazioni sanitarie globali. Ciò comporta la promozione della buona volontà, della fiducia e della percezione positiva del Paese da parte della popolazione. Come ha dimostrato il rapporto, la collaborazione con l’Hiv ha aiutato gli Stati Uniti a conquistare un immenso soft power in Cina, che permane nonostante gli ultimi anni di rivalità. Il rispetto non deriva dal potere militare o economico, ma dall’apprezzamento del pubblico per il valore e il duro lavoro dell’altro. In questo modo gli Stati Uniti ottengono un accesso anticipato alle informazioni critiche riguardanti i focolai di malattie, poiché Paesi come la Cina sono più inclini a condividere i dati in un ambiente collaborativo favorito dalla fiducia e dal rispetto reciproci. Questa apertura aumenta la disponibilità delle controparti cinesi a impegnarsi con gli Stati Uniti su questioni di grande importanza per gli interessi americani, tra cui la ricerca sul cancro e su altre malattie croniche che si estendono oltre l’ambito immediato della pandemia e della sicurezza.
SALUTE PUBBLICA E STABILITÀ GLOBALE
In un mondo segnato da realtà geopolitiche complesse, le relazioni tra Stati Uniti e Cina dovrebbero rimanere un pilastro della stabilità e della prosperità globale. La collaborazione in materia di salute pubblica può mitigare i rischi comuni e apportare benefici all’umanità. Adottando una mentalità di collaborazione preventiva, stabilendo fasi operative per cooperare meglio, utilizzando piattaforme multilaterali e regionali e costruendo un soft power attraverso iniziative di ricerca e scambi di studenti, gli Stati Uniti e la Cina possono non solo migliorare le loro capacità di affrontare le sfide della salute pubblica, ma anche contribuire a un ordine mondiale più stabile e cooperativo.
L’articolo integrale “U.S.-China Collaboration on HIV/AIDS. Perspectives on Global Health Collaborations amid Geopolitical Changes” è stato pubblicato lo scorso febbraio 2024 ed edito dal Freeman Chair in China Studies dello Csis e dal John L. Thornton China Center della Brookings Institution.