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Il nostro underwater può arrivare in vetta, ma ha bisogno di 50 milioni

Il Pns ha riunito i vertici dell’underwater al Casd. Tutti concordi sulla strategicità del dominio subacqueo per il nostro Paese, così come delle potenzialità di quest’ultimo e della sua industria. Mancano, però, coperture finanziarie solide, e 50 milioni l’anno sono il minimo

Della grande opportunità che si prospetta per il nostro Paese nell’underwater si è parlato al Centro alti studi per la difesa all’evento “Il concorso del Pns nel perseguimento della sovranità tecnologica e della competitività industriale”, consesso di primo livello: come ha detto il capo di Stato maggiore della Marina Militare, ammiraglio Enrico Credendino, “quando ci riuniamo, diamo un messaggio potente”. Come sottolineato dal suo presidente, ammiraglio Giacinto Ottaviani, il Casd, il Polo nazionale della subacquea, “raccorda perfettamente i mondi di Difesa, industria e accademia”. 

Il significato primo dell’evento sta nelle parole del suo promotore e moderatore, Carlo Festucci, segretario generale Aiad: se è vero che “abbiamo una filiera straordinaria”, la quale “crede fortemente, e ha bisogno, del Pns”, e, ancor più, se è vero che “abbiamo le carte in regola per essere i primi, non in Europa, nel mondo”, la verità alla quale tutte le altre devono chinarsi è che servono soldi, e “devono arrivare subito”. Festucci ha fatto notare che a una priorità strategica, come lo è la subacquea per l’Italia, debba accompagnarsi uno sforzo strategico, perché “se alla fine dell’anno non avremmo trovato l’ossigeno che serve (50 milioni di euro, nda) non staremo vincendo la scommessa”. 

Quasi tutti gli ospiti sono tornati su questo schema: “L’Italia è in pole position grazie alla struttura olistica che ha voluto organizzare – ha detto Credendino – ma gli investimenti che serviranno devono essere pari a quelli dello Spazio”, mentre Nello Musumeci, ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, ha chiuso dicendo che “troveremo i soldi per supportare il programma delineato, per altro non eccessivamente esoso, anche perché in underwater e Spazio ci giochiamo tanto della credibilità dell’Italia”. Ancora, l’ammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto, presidente del comitato di direzione strategica del Pns: “Nello scenario di sviluppo del subacqueo la sovranità tecnologica e la competitività industriale sono strategiche”, ma “affinché questo modello funzioni è importante fare leva sulla sostenibilità finanziaria”. 

Se permangono interrogativi sui fondi, sono arrivate indicazioni positive circa l’altro grande trampolino di lancio della subacquea che dovrà venire: una dimensione normativa all’altezza. Portando l’apprezzamento e l’interesse del governo, il ministro del Mare ha annunciato che “concordiamo tutti sulla necessità di varare una Legge Quadro per la dimensione subacquea”, per la quale “siamo in dirittura d’arrivo, così come per l’Autorità dedicata”, ha aggiunto l’ammiraglio Credendino. Questo potrebbe rendere l’Italia “il primo Paese europeo ad aver dato consistenza normativa alla dimensione subacquea”, ha ricordato ancora Musumeci. 

Per adesso, però, l’underwater nazionale ruota intorno al solo Pns (che sì, lavora alacremente, ma comunque con pochi fondi), le cui attività sono state dettagliatamente presentate dall’ammiraglio Cristiano Nervi, direttore della struttura operativa del Polo. Particolarmente degno di nota è stato il segmento relativo alle due traiettorie tecnologiche fondamentali. Da una parte, creare “un’infrastruttura di rete subacquea”, che sia scalabile e che copra le aree di interesse nazionale in modo capillare; in tal senso, sarà cruciale rendere i cavi sottomarini, adesso “semplici” trasmettitori di dati, in sensori (cosa su cui sta già lavorando la Pmi WSense, sola piccola e media impresa a guidare uno dei primi quattro bandi Pns). Dall’altra parte, sviluppare “veicoli subacquei autonomi e multifunzione”, che siano dual use, in grado di operare a profondità elevate e dotati di manipolatori. Così, l’Italia riuscirà a sviluppare tecnologie cruciali di cui ora non dispone, consentendoci di operare in una dimensione ancora impenetrabile.

Palla quindi all’industria, che, nella dimensione subacquea vuol dire innanzitutto Fincantieri, che guida due dei quattro progetti Pns già avviati. Il suo amministratore delegato, Pierroberto Folgiero, si è concentrato proprio sull’importanza di fare del Polo un consesso olistico per tutta la subacquea nazionale, “che sia l’occasione di abbattere i muri tra le grandi aziende e le Pmi” e che sia d’esempio a tutto l’ecosistema della Difesa per ciò che concerne il co-finanziamento pubblico-privato. Infatti, “i bandi del Pns sono co-finanziati al 50%, ma Fincantieri è contenta di investire da subito questi soldi, perché implicano prodotti migliori e più utili”. Di opinione simile anche Luca Andreaoli, amministratore delegato di Difesa Servizi spa, che ha sottolineato che il subacqueo è un mondo in cui “le risorse pubbliche e private possano trovare un punto di incontro”  Più a monte, Folgiero ha evidenziato la necessità di superare la barriera culturale che frena il mondo della Difesa: “Per non incorrere in problemi, è necessario un esercizio di convincimento, per far realizzare a tutti che la Difesa è Esg”. 

Presente anche il condirettore generale di Leonardo, Lorenzo Mariani. L’ex-Finmeccanica non si concentra sul dominio navale o subacqueo, anzi, ma le sue competenze sono preziose anche in quei settori, senza contare che questa è una sfida che possiamo vincere (e che ha senso giocare) solo facendo davvero squadra. “Leonardo con le sue competenze multi-domino può contribuire a generare, in stretto rapporto con le istituzioni, benefici importanti sia nel campo civile che della difesa e sicurezza. Il tutto coinvolgendo le Pmi e ampliando il bacino di competenze Stem necessarie alla creazione di un ecosistema nazionale sempre più competitivo”. Leonardo, non a caso, è la punta di diamante di uno dei quattro progetti Pns già partiti. 

L’evento si è concluso con l’intervento dell’onorevole Matteo Perego di Cremnago, sottosegretario di Stato per la Difesa, che ha tirato le fila di quanto detto: “Il dominio marittimo, e la dimensione subacquea in particolare, stanno diventando sempre più rilevanti nel contesto geopolitico globale, poiché gran parte delle attività e delle funzioni che utilizziamo giornalmente dipendono ciò che accade sotto la superficie dell’acqua.  Il mare non è solo risorsa essenziale per la civiltà umana, ma i fondali sono preziosi in minerali e terre rare, elementi fondamentali per lo sviluppo e mantenimento di una sovranità tecnologica ormai imprescindibile nell’attuale epoca. Abbiamo di fronte una grande opportunità per proiettarci sul piano internazionale e assumere un ruolo guida nel settore, ma per sfruttarla è necessario comprendere a tutti i livelli l’importanza della dimensione subacquea e fare sistema”. “È fondamentale porre in essere uno sforzo corale per promuovere la cooperazione tra strutture pubbliche e private, con la Difesa quale perno centrale. Solo tramite iniziative che favoriscono sinergia e condivisione, come il Polo Nazionale della dimensione Subacquea con le eccellenze di settore presenti nel nostro tessuto produttivo e nel comparto Difesa, possiamo ambire a mantenere un vantaggio competitivo in un settore che vedrà, nei prossimi anni, una forte crescita e competitività”, ha concluso Perego di Cremnago.

Nel complesso, quindi, l’Italia si è dotata di una struttura all’avanguardia, con una visione strategica non comune per il nostro Paese. Aspettando la prossima Legge Quadro sulla per la subacquea e, soprattutto, almeno 50 milioni all’anno (meglio sarebbe pareggiare i fondi per la Space economy, che sono almeno 300 milioni fino al 2026), possiamo staccare tutti. Si aprirebbero, quindi, enormi possibilità – dall’agricoltura al turismo, dalle terre rare al monitoraggio sismico – anche in campo internazionale. Essere i primi non significa solo, magari, ospitare Centri di eccellenza Nato e/o Ue, ma catturare un “mercato profondissimo” (gioco di parole voluto, ma è dell’ad Folgiero) in termini di export, anche perché molti Paesi stanno ignorando l’opportunità della subacquea in acque litoranee, limitandosi agli abissi oceanici e relativi super-sottomarini. 

Si conclude con qualcosa di meno afferente al Pns, ma che ha strappato un accorato applauso da tutta la sala: Fincantieri finanzierà una borsa di studio al Casd nel nome del compianto generale Claudio Graziano, la cui figura continua ad essere d’ispirazione per tutto il mondo della Difesa. 



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