Il Gcap è la star di Farnborough 2024, dove è stato svelato un nuovo modello concettuale del caccia: ali più grandi, tecnologie innovative e un radar che fornirà 10.000 dati in più di quelli attuali. Nel mentre, il programma Usa è ricco di interrogativi
Il Global combat air programme (Gcap) è il protagonista assoluto del Farnborough international air show 2024, la principale fiera dell’aerospazio del Regno Unito. Difficilmente poteva essere altrimenti, visto che si tratta del caccia di sesta generazione che costituirà la chiave di volta del sistema di sistemi delle future aviazioni di Londra, Roma e Tokyo. Se già era stato così al Dsei 2023, la principale fiera della Difesa del Regno Unito, quest’anno il Gcap mostra i propri passi avanti, svelando un nuovo modello concettuale. Si tratta di un significativo passo avanti, specie se considerate le difficoltà incontrate dagli altri aerei di sesta generazione in giro per il mondo.
Il velivolo presenta un design evoluto, con un’apertura alare maggiore rispetto ai concetti precedenti; questo senz’altro per migliorare l’aerodinamica del velivolo. È confermato che gli ingegneri di Bae Systems, Leonardo e Mitsubishi heavy industries (Mhi) – nonché quelli dei sub-system integrators, che per l’Italia sono Elt Group, Mbda Italia e Avio Aero – hanno utilizzato tecnologie altamente innovative, tra cui il computer modelling e la realtà virtuale, per partorire questo nuovo modello concettuale.
Arrivano anche nuove conferme circa le ambizioni del Gcap. che, per Leonardo, “sarà uno dei velivoli più avanzati, interoperabili, adattabili e connessi in servizio al mondo, contando su un sistema d’arma intelligente, una cabina di pilotaggio interattiva basata su software, sensori integrati e un radar di nuova generazione, in grado di fornire 10.000 volte più dati rispetto ai sistemi attuali”.
“Il ritmo del programma è straordinario ed è incentrato su basi solide – ha dichiarato Guglielmo Maviglia, chief Gcap officer di Leonardo – un’eredità industriale condivisa con ogni Paese, sotto la guida dei rispettivi governi. Dalla firma del trattato nel dicembre 2023, il programma ha visto un forte impegno da parte di tutti. Ognuno apporta qualità ed esigenze diverse, ma complementari. In questo momento stiamo lavorando per scambiare le reciproche conoscenze e raggiungere obiettivi comuni. Il programma è estremamente importante per l’Italia, per Leonardo, compresa la sede nel Regno Unito, e per l’industria italiana in generale. Il Gcap rappresenta il futuro dell’aereo da combattimento in una prospettiva di Sistema dei Sistemi, a beneficio delle generazioni a venire”.
Gli hanno fatto eco gli omologhi di Bae Systems e Mhi. Herman Claesen ha commentato: “Nei 18 mesi successivi al lancio del Global combat air programme, abbiamo lavorato a stretto contatto con i nostri partner industriali in Giappone e in Italia, e con i tre governi, per comprendere e allineare i requisiti per un caccia di nuova generazione. Il nuovo modello, presentato al Farnborough international air show, mostra notevoli progressi nella progettazione e nella concezione di questo futuro caccia. Continueremo a testare ed evolvere il design, man mano che ci avviciniamo alla fase successiva del programma”. Per Hitoshi Shiraishi, invece: “Mhi considera il progetto una preziosa opportunità per approfondire le conoscenze, poiché Gcap è un programma di sviluppo congiunto tra Giappone, Regno Unito e Italia, ci aspettiamo di ottenere risultati migliori e una conoscenza più approfondita combinando le diverse culture, esperienze e conoscenze delle tre industrie coinvolte. Spero anche che questo programma, con l’ampia partecipazione delle aziende della difesa giapponese, favorirà l’innovazione nel settore industriale del paese come la trasformazione digitale, nonché lo sviluppo delle risorse umane nel campo della scienza e della tecnologia”.
Le novità d’oltreoceano
Mentre il Gcap fa un ulteriore passo avanti, continuano le turbolenze circa il corrispettivo dell’Aviazione a stelle e striscie, il Next generation air dominance (Ngad). Dopo che il capo di Stato maggiore della US Air force, generale David W. Allvin, aveva dichiarato che Ngad non sarebbe più stato una priorità fondamentale, era iniziato un vivo dibattito in merito, nel quale pareva aver avuto l’ultima parola Frank Kendall, segretario (ricordandoci che “secretary” significa “ministro” per gli Usa, si deve qui leggere “l’autorità politica) dell’Aeronautica statunitense: Ngad sarebbe dovuto andare avanti, ma riducendo di un terzo il costo unitario, principalmente agendo sul motore.
A metà luglio, il capo dell’Air combat command, generale Kenneth Wilsbach, ha detto di aspettarsi che l’Aviazione avrebbe scelto a quale compagnia affidare il progetto di qua alla fine dell’anno: considerando che il vaso di Pandora fu scoperchiato proprio dicendo che non si era più sicuri di questo, parrebbe che, alla fine, tutto proceda secondo i piani. Lockheed Martin e Boeing sono in lizza, con la prima che rischia di soffrire del suo stesso successo, avendo già sviluppato F-22 e F-35: se dovesse ricevere anche il contratto Ngad, esiste la possibilità che Boeing uscirebbe per sempre dal mercato dei caccia.
Kendall, poi, ha rilasciato una nuova intervista, stavolta a Breaking Defense. La notizia, questa volta, è relativa alla configurazione dell’aereo: “Sono ragionevolmente sicuro che sarà pilotato da umani” – non una certezza assoluta, quindi. Questo implica che l’US Air force è tutto fuorché sicura dei propri piani, e che, pertanto, sarebbe “ragionevole” aspettarsi un riesame globale di Ngad, causando rallentamenti sulla tabella di marcia: “Ciò che ha detto Wilsbach non è l’ultima parola”.